Com. St.58 del 8 maggio 2013 – Alle radici della vera pace

Per monsignor Cavina la festa del Patrono della città di Carpi San Bernardino da Siena è un invito a superare le divisioni e all’impegno per il bene comune 

Alle radici della vera pace


Ci prepariamo a festeggiare San Bernardino da Siena, il Santo Patrono della nostra città. Giusto chiedersi chi è stato, che testimonianza ha dato ma soprattutto  quale insegnamento può portare a noi cittadini di Carpi, oggi, nel 2013, un Santo vissuto tra il 1380 e il 1444.

Entrato nella famiglia dei Francescani Minori Osservanti, respirando e vivendo lo spirito e il carisma di San Francesco, egli si impose nel suo tempo come il grande predicatore del Nome di Gesù, e nella forza di questo nome, come promotore della giustizia, della dignità di ogni persona e della pace. Predicò  per le contrade delle città italiane (a Carpi nel 1427) portando il suo stendardo con il monogramma del nome di Gesù (IHS), seminando luce e amore, pace e concordia. Operò attivamente per il bene pubblico e il bene privato dei cittadini, suscitando in tutti un vivo coinvolgimento per il progresso dell’umanità. Si fece promotore di una urgente riforma sociale e di nuove regole nell’economia di mercato.

Nella grave situazione economica e socio-politica che sta vivendo l’Italia, aggravata nella nostra Città e territorio dalle conseguenze del sisma del maggio scorso il messaggio di San Bernardino risuona con una attualità straordinaria che vorrei sintetizzare in alcuni punti meritevoli di approfondimenti.
a) Solo nel nome di Gesù è possibile la vera pace
Occorre rifuggire la presunzione che una società si possa regolare e sviluppare senza una visione trascendente della vita, senza un costante riferimento a quella legge naturale che costituisce la base di ogni diritto, della convivenza sociale e della costruzione del bene comune.
b) La questione morale
San Bernardino fu un severo giudice del malcostume delle istituzioni politiche e dell’amministrazione della giustizia, condannò l’usura e propose idee innovative per le relazioni economiche. Al centro della sua predicazione c’erano i diritti dei più deboli e la lotta ad ogni forma di ingiustizia. Questo richiama ad un sussulto di responsabilità da parte di chi ricopre incarichi pubblici attraverso i quali esercitare non un potere fine a se stesso ma un vero e proprio servizio alla persona e alla collettività.
c) Promuovere la concordia e la pacificazione
Da più parti si invoca l’avvento di una stagione di pacificazione a livello politico, uno stile nuovo nell’esercitare l’azione di governo e di opposizione che non sia basata solo sulla delegittimazione dell’avversario. In tempi di crisi drammatica per tante famiglie come quelli che stiamo vivendo è richiesta la capacità di andare oltre il proprio particolare per assumere insieme la responsabilità della ripresa economica e sociale. A tal proposito vorrei ricordare quanto si narra circa la morte di San Bernardino che avvenne a L’Aquila il 20 maggio del 1444. Egli venne chiamato in quella città particolarmente divisa ma non fece in tempo a predicare. Dopo la morte il suo corpo rimase esposto alla venerazione degli aquilani e grondò di sangue prodigiosamente fintanto che i rissosi abitanti in lotta fra loro non ritrovarono la via della pace.

Ecco l’attualità del messaggio di San Bernardino da Siena che oggi accogliamo come una benedizione e una provocazione per vincere ogni tentazione di scoraggiamento, di chiusura, di ricerca del proprio esclusivo interesse, di sfiducia pregiudiziale nei confronti di chi esercita un servizio alla comunità.
Accogliere e seguire l’insegnamento di San Bernardino da Siena, affidare ogni carpigiano e la città intera alla sua protezione non può che aprici ad un futuro di unità, di pace e di prosperità. Nel Nome di Gesù.