L’omelia di monsignor Francesco Cavina nella messa di azione di grazie
La vita di Odoardo è stata un canto d’amore
Carpi, 16 giugno 2013
VERSIONE INTEGRALE
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
siamo ancora imbevuti della luce e della gioia per la celebrazione di ieri, il cui dono apprezzeremo ogni giorno di più se ci porremo alla scuola di vita cristiana del beato Odoardo.
Ringraziamo ancora il Papa emerito Benedetto XVI per l’elevazione a Beato di Odoardo come pure il Papa Francesco che ci ha inviato la bolla di beatificazione. Seguendo l’esempio del Beato vogliamo porci in ascolto amoroso del Signore che parla alla Sua chiesa attraverso la Sua parola.
Il brano di Vangelo che ci racconta l’incontro della peccatrice con Cristo, trova il suo fulcro nelle parole che Gesù rivolge alla donna: ‘ha molto amato’. Con i suoi gesti, le sue lacrime, le sue azioni dimostra per Gesù un amore sconfinato, privilegiato. Così commenta S. Ambrogio: ‘Il Signore gradì non l’olio profumato, bensì l’affetto; si compiacque della fede, lodò l’umiltà. Anche tu, se desideri la grazia, accresci il tuo amore; versa sul corpo di Gesù la tua fede nella resurrezione, il profumo della Chiesa santa e il balsamo della carità verso gli altri’ (Esposizione del Vangelo secondo Luca).
La vita di Odoardo è stata un canto d’amore ed è stata tale perché egli, come la donna peccatrice, ha fatto esperienza della santità e della misericordia di Dio nel volto umano di Cristo. Il suo faticoso e paziente percorso di vita può infatti essere letto sotto la categoria dell’amore per Dio e per i fratelli. Il Vangelo di oggi ci ricorda che nessuno può essere servo di due padroni. La vita di Odoardo è testimonianza di come egli si sia posto in maniera definitiva al servizio dell’unico vero Maestro, Cristo: il solo che ha diritto al nostro incondizionato amore.
Odoardo ci aiuta a comprendere che il Signore ha affidato a ciascuno di noi un compito specifico; che non esito per niente, che ho una missione da vivere, del bene da compiere. Lo specifico del servizio al quale Odoardo fu chiamato dal Signore è consistito nel mettere la sua intelligenza, la sua penna di giornalista, la sua professione, le sue scelte familiari e sociali al servizio della fede per assicurarle uno spazio vitale in una società alla quale si voleva imporre un nuovo paganesimo.
La grazia di Dio in Odoardo lo ha portato a farsi discepolo della Verità, a mettere al di sopra di tutti i suoi interessi e i suoi impegni, anche quelli più sacri, l’amore per la Verità, la quale rende liberi. Si è posto al servizio della Verità non con l’ arroganza, non con la presunzione, non con la sufficienza dell’orgoglioso, ma con l’umiltà, la semplicità e la carità che gli derivavano dal suo essere vero discepolo di Cristo. Mi sembra che a lui si possano applicare le parole di un un altro beato, il Card Newmann, circa il ruolo dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo: ‘Voglio un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere’.
Chiediamo al Signore, per l’intercessione del beato Odoardo, la grazia di essere cristiani, che senza scandalizzarsi della propria fragilità, si lasciano attrarre da Cristo per essere irradiazione della sua immagine nel mondo.
+ Francesco Cavina,
Vescovo