La riapertura del Duomo di Mirandola
Costruita in forme tardo gotiche e orientata liturgicamente, la quattrocentesca chiesa di Santa Maria Maggiore sorge per volontà della famiglia Pico che ottiene l’assenso di Papa Eugenio IV per la costruzione del nuovo edificio con fonte battesimale, il cimitero e la residenza per l’arciprete.
La chiesa è impostata su tre ampie navate inizialmente con volte a sesto acuto, ma già all’inizio del 1500 trasformate in volte a tutto sesto, conservando a sesto acuto solo la zona absidale. Nel corso del XVI secolo il Duomo dovette subire pesanti interventi di consolidamento a causa delle fondamenta non appropriate alle sue notevoli dimensioni che indussero a rafforzare le colonne interne alcune delle quali non sufficienti a reggere il peso sovrastante. Si rese inoltre necessario il restauro dei contrafforti per contenere il cedimento delle murature esterne. Il campanile originario quattrocentesco raggiungeva l’altezza della chiesa, tanto che già nella visita pastorale del 1574 se ne ordinò l’innalzamento, realizzato negli anni 1676-1677, sino all’altezza attuale di 48 metri. Altri importanti restauri furono eseguiti, anche a causa degli eventi bellici, fra il XVII e il XX secolo.
Il sisma del 20 e del 29 Maggio 2012 ha pesantemente colpito la chiesa arrecando ingenti danni strutturali tra i quali il collasso delle volte della navata centrale e laterale sinistra, il crollo di parte del cleristorio e del timpano della facciata.
Il complesso progetto che conduce oggi alla riapertura del Duomo ha dovuto coniugare numerosi aspetti: le scarse caratteristiche costruttive e strutturali intrinseche alla fabbrica originale che hanno orientato la ricostruzione delle zone crollate verso un alleggerimento strutturale delle volte e del coperto; gli indirizzi della “Direttiva emanata con D.P.C.M. 09.02.2011 – Valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al D.M. 14.01.2008”; l’esigenza di conservare le proporzioni volumetriche e le caratteristiche geometriche della fabbrica in un’ottica di conservazione e valorizzazione del bene culturale evocative della situazione originale; la conservazione e il restauro delle parti originali, il tutto coniugato con le esigenze liturgiche e delle funzioni religiose.
Questo progetto, dal 2014 ad oggi, ha visto intensamente impegnati nella ricostruzione, ognuno con le proprie competenze, la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, l’Agenzia Regionale per la Ricostruzione, il Servizio Geologico e Sismico della Regione Emilia Romagna e la Diocesi di Carpi che insieme ai progettisti, alla direzione lavori e alla ditta esecutrice hanno potuto raggiungere l’ambizioso traguardo della riapertura del Duomo.
LA SOPRINTENDENTE
Cristina Ambrosini