Insieme per una comunità inclusiva
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Sabato 25 gennaio, festa grande a Concordia nel nome del Patrono, San Paolo Apostolo. Una comunità che anche quest’anno si è riunita attorno al vescovo Erio Castellucci, al parroco, don Andrea Kielbasa, e a don Franco Tonini, in questo primo appuntamento dell’anno giubilare della speranza. Proprio su questa virtù monsignor Castellucci ha incentrato la sua omelia: “una virtù di cui c’è tanto bisogno e che tanto manca in questo mondo”. Come cristiani non possiamo non reagire di fronte alle dipendenze che creano tanto disagio nel tessuto del vivere civile, cercando di mantenere la libertà che il Signore ci ha donato. E contro i veleni, le parole d’odio che circolano fra di noi, abbiamo l’antidoto, la Parola del Vangelo, parola di perdono, di pace. Di fronte alle malattie fisiche, esistenziali, alle difficoltà delle relazioni e ai lutti, ha aggiunto il Vescovo, come cristiani abbiamo l’obbligo della speranza, abbiamo il dovere di iniettare speranza anche nelle peggiori difficoltà. San Paolo nella lettera ai Romani ci ricorda che “‘la speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato’. La speranza non è una illusione: se come San Paolo dopo la conversione, crediamo in Gesù morto e risorto non c’è spazio per la disperazione. Il nostro compito bello è trasmettere speranza”.
“Prendere la parola oggi è per me un onore e un privilegio sul quale ho riflettuto molto – ha detto la sindaca di Concordia, Marika Menozzi -. Il privilegio di chi serve la comunità nelle istituzioni sta proprio nella possibilità di fare qualcosa di utile e buono per gli altri. La storia di San Paolo, da persecutore di Gesù a testimone instancabile del Vangelo, ci insegna che ogni vita può essere rinnovata dalla speranza e tutti noi come comunità possiamo essere strumenti di solidarietà e amore verso il prossimo, anche verso chi proviene da altre culture e religioni. Un cammino che richiede pazienza, coraggio e uno sforzo corale da parte di tutti ha sottolineato – perché solo insieme possiamo costruire una comunità inclusiva, dove le diversità non siano motivo di divisione, ma una ricchezza per tutti, nel rispetto reciproco della civile convivenza e delle regole comuni”.
Un sentito grazie va al coro “Cantate Domino”, diretto dalla maestra Francesca Ravani, che ha arricchito la solenne celebrazione e con la musica e il canto ha contribuito alla preghiera e avvicinato le anime dei fedeli alla contemplazione.
Al termine, don Erio si è fermato alla cena comunitaria che ha riunito adulti, giovani e famiglie per continuare la festa. Grazie all’ottimo servizio cucina dei volontari della parrocchia, i quali hanno ricevuto un grande applauso di ringraziamento.
di Ornella Tibasti