Dal Madagascar Michela Marchetto

SEI MESI SONO VOLATI, UN TERREMOTO DENTRO LA MIA VITA
Manao Haoana daholo! Eccomi qui dopo ben sei mesi in Madagascar? Ma come, sono già passati sei mesi? Ma se sono appena arrivata! Non riesco ancora a rendermi ben conto di essere qui, e poi questo tempo mi è volato via tra incertezze e paure ma anche e soprattutto in incontri, desideri, emozioni, preghiere e tanto altro.
Avevo voglia di scrivere qualche pensiero vagante su questo primo periodo, e sto frugando dentro di me per poter dire qualcosa di sensato ma è difficile dire la grandezza e bellezza di questo tempo: è proprio vero che nel primo periodo sono tante e tali le novità da trasmettere, e ogni giorno si ha voglia di raccontare qualche avvenimento, poi si impara man mano a custodire e riflettere e a dare la giusta misura a quanto accade, senza troppi programmi, senza troppe aspettative, “mora mora” (piano piano) dicono i malgasci.
Il lavoro, la vita di comunità, i viaggi, mi hanno coinvolta al punto da creare un “terremoto” dentro la mia vita: ogni giorno scopro la mia debolezza, fatica, inadeguatezza, la mia impotenza, ma anche la possibilità immensa che mi è stata offerta di poter lavorare e vivere accanto “ai piccoli e deboli” di cui parla il Vangelo. E’ proprio un accompagnarsi a vicenda, un camminare insieme a questo popolo, e pur nella diversità cerchiamo di mettere in comune esperienze e conoscenze che ci aiutino a crescere e a “far sorridere i poveri”!
Il mio lavoro è fatto di numeri e di dati, mi permette però di avvicinare questa umanità così lontana per cultura, stili di vita e sensibilità, ma così vicina da sentirti toccata nella carne: non si può lavorare senza pensare ai destinatari, che sono persone che soffrono la fame, la malattia, il disagio.
E’ da costoro che mi lascio toccare, pur senza conoscerne i volti!
Ma ci sono anche i volti delle persone che incrocio tutti giorni per andare al lavoro, e che mi dicono le fatiche e i bisogni del vivere quotidiano. Ci sono gli sguardi dei tanti bambini che mi urlano “vazah” (straniera) per attirare l’attenzione, e che si accontentano di un saluto e magari una carezza.
E poi la messa vissuta in carcere ad Ambositra, qualche domenica fa, tra gli sguardi persi di uomini e donne che trovano certamente bizzarra la nostra presenza in quel giorno e in quel luogo!
Vi saluto con un messaggio tratto da don Tonino Bello:

“Spirito Santo, donaci il gusto di sentirci estroversi. Rivolti, cioè, verso il mondo,  che non è una specie di chiesa mancata, / ma l’oggetto ultimo di quell’incontenibile amore /  per il quale la Chiesa stessa è stata costituita.


Se dobbiamo attraversare i mari che ci distanziano dalle altre culture, / soffia nelle vele perché, / sciolte le gomene che ci legano agli ormeggi del nostro piccolo mondo antico, / un più generoso impegno missionario ci solleciti a partire.”


Un forte abbraccio a tutti e tutte!!
Veloma mandrapihaona!!
Michela