Comunicato stampa
Commemorazione del 75° anniversario della Liberazione a Carpi: grati ai martiri che hanno dato la vita per noi. Preghiera al Beato Odoardo Focherini per la pace e per la salute.
E’ stato il vicario generale monsignor Ermenegildo Manicardi a rappresentare la chiesa di Carpi alla commemorazione del 75° anniversario della Liberazione sabato 25 aprile nella città dei Pio, in una Piazza dei Martiri deserta in quanto la cerimonia è avvenuta senza pubblico, con la sola presenza delle Autorità. Il primo atto è stato la deposizione di una corona d’alloro alla lapide che ricorda il beato Odoardo Focherini. Qui monsignor Manicardi ha rivolto al Beato carpigiano una preghiera di intercessione per il dono della pace e ha invocato protezione e salute per tutta la città di Carpi. A seguire in piazza Martiri le orazioni ufficiali di monsignor Manicardi, del Presidente dell’Anpi di Carpi Stefano Barbieri e del Sindaco Alberto Bellelli davanti alla lapide che ricorda gli antifascisti trucidati nell’agosto 1944. Nel suo intervento monsignor Manicardi ha preso spunto dal nome del luogo simbolo della città, Piazza dei Martiri, chiusa da un lato dalla Cattedrale dell’Assunta. I martiri sono quelli destinati ad assurgere in cielo, martiri ed Assunta sono un binomio interessante. “Mi ha colpito un aspetto della nostra piazza: è denominata dalle persone. Non si chiama piazza della Repubblica, o piazza Vittorio Emanuele II con la statua e queste di Manfredo Fanti, non piazza della liberazione o del 25 aprile 1945, ma questa città ha scelto per la sua grande e meravigliosa piazza il nome molto indicativo di Piazza dei Martiri. Un nome concreto che onora i suoi cittadini. Chi sono i martiri? Sono uomini concreti che fanno la comunità. Martire vuol dire testimone, uno che testimonia un valore che ha scoperto, si chiama Martire con la maiuscola se per questo valore spende la sua vita, per i valori in cui crede sa soffrire”. Per monsignor Manicardi un secondo motivo di riflessione va ritrovato nel collegamento tra i tre momenti vissuti nel corso della cerimonia: “Sono tre passaggi legati alla morte: quella di Odoardo Focherini a Hersbruk, quella di tre nostri concittadini in un incidente il 25 aprile 2011 e poi c’è la morte per una crudele rappresaglia dei martiri che vogliamo onorare e che hanno dato il nome a questa piazza. La giornata di oggi ci confronta necessariamente con la morte, in tutti i tempi gli uomini hanno voluto dimenticare la morte, la nostra società è stata particolarmente brava nel nascondere l’idea della morte ma non la morte. Il coronavirus ha reso palpabile l’orizzonte della morte, centinaia di milioni di uomini hanno paura della morte. Si può morire in tanti modi… La morte può svelare spietatamente il senso pieno di una vita. La chiesa cattolica non fa santi uomini e donne solo perché molto bravi in vita ma attende questo test finale, che è la morte, perché solo lì si vede veramente chi sono”.