Ancora una volta la potenza delle immagini ci riporta alla drammatica realtà di una guerra combattuta dentro le città che ha come bersaglio le case dove dai tetti piovono missili e proiettili. E’ quanto accade in Ucraina, non da oggi, ma ormai da un anno e i tetti sfondati sono il simbolo di questa violenza insensata che miete vittime civili prendendo a bersaglio, oltre alle abitazioni, strutture sanitarie e punti nevralgici per la produzione di energia. DAH, in ucraino TETTO, è il nome del progetto che ha portato a Carpi la mostra “Un tetto per Chernihiv”, organizzata con il sostegno della Diocesi e dell’Associazione Mriya inaugurata sabato 18 febbraio in Sala Duomo a Carpi. E’ Anna Alperina, cittadina ucraina, che racconta come è nato questo progetto di solidarietà che ruota at-torno alla mostra fotografi ca: “Fin dai primi giorni della guerra nella mia città Chernihiv sono state colpite molte abitazioni e le famiglie si sono trovate in grande difficoltà, specialmente le persone anziane che per impossibilità o per scelta non hanno lasciato le loro case. Poi vedevo all’opera dei fotografi professionisti che erano anche impegnati come volontari e allora insieme abbiamo pensato che si poteva realizzare questo progetto abbinando la fotografi a e la solidarietà”. Sono state individuate 24 famiglie particolarmente bisognose che ora sono sostenute dal progetto che prevede l’aiuto per la ricostruzione delle case. “Questo tempo -ha affermato Anna – ci ha fatto scoprire la crudeltà della guerra e che questa situazione continua ma non ci vogliamo abituare, i volti delle persone che sono ritratte nelle immagini esprimono la richiesta di speranza e di un futuro migliore per loro e per il paese in cui vivere in pace e serenità”. A rappresentare la diocesi di Carpi sono intervenuti don Carlo Bellini e don Mauro Pancera, per l’amministrazione comunale gli assessori Tamara Calzolari e Davide Dalle Ave. Don Bellini ha espresso un plauso per l’iniziativa che ad un anno dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina conferma l’impegno della comunità cittadina per la solidarietà alla popolazione e per una richiesta di pace. “E’ bella la scelta – ha detto don Carlo – di far esprimere i volti delle persone davanti alle loro case perché comunicano da un lato il dolore per quanto stanno vivendo, la precarietà della vita quotidiana ma anche una dignità e il desiderio di ricostruire”. Tamara Calzolari ha ricordato
quanto la città di Carpi si sia mobilitata fin da subito, grazie alle associazioni e ai singoli cittadini, nella raccolta di materiali ma soprattutto per l’accoglienza di circa 400 profughi ucraini poi un’anticipazione: “Verrà presentato nel prossimo consiglio comunale un ordine del giorno – ha annunciato Calzolari – nel quale si propone l’adozione di un comune dell’Ucraina che è stato individuato insieme all’associazione Mriya e alle altre associazioni di volontariato in una città nei dintorni di Kiev con la quale verranno concordate le azioni di sostegno necessarie”.