Editoriale del n. 1 dell’11 gennaio 2015

Segni di speranza

Storie di gioia vissuta nel quotidiano. Alla ricerca di ciò che rende capaci di superare le difficoltà e di guardare al futuro

Il prato del vicino
Padre Ermanno Caccia

Una storia indiana narra che Shiva, l’artefice dell’universo, creò il mondo in un momento di entusiasmo e poi se ne annoiò, lo calpestò facendolo a pezzi e ne produsse uno nuovo. Con quello nuovo accadde lo stesso, e la creazione e la distruzione proseguirono senza fine. Ed è un po’ quello che succede quando si voglia frettolosamente stilare pagelle, alfabeti riferiti ad un anno trascorso. Quale eloquente immagine dello spirito dell’impazienza! E ci fa rendere conto di quanto differente sia, fortunatamente, la relazione del nostro Dio con il mondo. Ciò non significa, tuttavia, che la pazienza di Dio goda necessariamente, e magari a Carpi in modo particolare, di buona fama. Chi non comprende la pazienza di Dio, e di conseguenza stila classifiche parziali, dovrebbe capacitarsi che “il grano e la zizzania” convivono insieme, e che è frutto di un’illusione o di una ipocrisia affermare che è possibile dividere l’uno dall’altro.
È un errore che, involontariamente, anche chi scrive, come giornalista, prima di diventare sacerdote, ha commesso rivolgendo, dalle pagine di un giornale laico, nei confronti della Chiesa, un giudizio che solo poi ha imparato, giudizio che dovrebbe tenere conto non solo dell’apparenza ma anche studiare la “sostanza”. Nei compiti di un Vescovo ci stanno certamente gli impegni di gestione, specie in una situazione come quella di Carpi, ma si è miopi e riduttivi se non si conoscono gli atti pastorali, la sostanza appunto. Solo chi giudica senza conoscere e vivere la nostra comunità ecclesiale non può capire le riflessioni, gli interventi del nostro Pastore indirizzati alle famiglie, ai nostri giovani, al mondo del volontariato, alle persone sole e ammalate che sanno di poter contare sull’azione, “silenziosa” ma attenta, del Vescovo Francesco. Ed è proprio attraverso quest’azione e la preghiera che dovremmo imparare a guardarci come Dio ci vede. Non si tratta di mera rassegnazione, poiché deve rimanere desta in noi una certa insoddisfazione innanzi a ciò che di insufficiente c’è in noi stessi: se non fosse così si perderebbe quell’autocritica che costituisce il presupposto di ogni maturazione. Però non dobbiamo allontanarci da noi stessi con giudizi sommari e con fantasticherie poiché ogni sana critica deve porsi in gioco a partire da quel che è dato e continuare a operare lì, sapendo che il maturare sarà cosa lenta. Lentezza che costudisce la garanzia che la trasformazione non si realizza nella fantasia, ma nella realtà. Comprendere la pazienza di Dio nel volgersi del tempo, nel nuovo anno che stiamo iniziando e rallegrarsi di essa, sapendo che è il suo modo di salvare il mondo. E non si tratta solamente di comprenderlo, ma anche di apprenderlo: riguardo a noi stessi, agli altri, e al mondo in cui ci tocca la grazia di vivere. È certamente una grazia, come quella che vive quotidianamente il mio “vecchio” amico Sammy alla quale offriamo una pagina speciale di questo primo numero di Notizie, firmato dal nuovo Direttore Responsabile Benedetta Bellocchio. Sammy, un ragazzo che vive la sua vita come buona novella nonostante problemi oggettivi e fisici, e che con la sua storia rimane un testimone e un alfabeto di speranza di fronte a noi tutti. A sperare si impara! Anche per chi fa un giornale, lo confeziona ogni settimana, il pensiero e il cuore non si possono sostituire! Proviamo allora, a percorre questa strada verso Colui che rimane la strada per ciascun uomo di buona volontà… perché “per un cuore felice è sempre festa” (Prov 15,15).