Alla povertà non si risponde con le unioni civili
Le vere priorità per la famiglia
di Luigi Lamma
Non si accetta l’idea che la famiglia prima di essere soggetto di consumo, è oggetto di produzione. Soprattutto di quei beni di consumo immateriali – quali la fiducia, il senso di responsabilità, la comprensione, l’aiuto, la collaborazione, la fedeltà, il perdono e la condivisone ‘ senza i quali una società è incapace di futuro’. Questo è solo uno dei passaggi dell’omelia di monsignor Cavina pronunciata in occasione della festa della Sacra Famiglia. Il testo è stato ampiamente ripreso dai quotidiani locali, dai quotidiani e dalle agenzie nazionali, in quanto esprime da una lato una forte sensibilità sociale e politica rispetto al tema della famiglia e dall’altro una provocazione educativa alla quale è difficile sottrarsi. ‘Se si privilegiassero i diritti dei bambini ‘ afferma il Vescovo di Carpi – cambierebbe la percezione del divorzio, della procreazione artificiale, della pretesa all’adozione da parte di singles e coppie omosessuali, della corsa alla carriera professionale.
Si scoprirebbe che la famiglia fondata sul matrimonio è davvero una risorsa per la società, un soggetto di interesse pubblico non equiparabile ad altre forme di convivenza di carattere privato’. Qui si va al cuore del ‘problema famiglia’ oggi, senza giri di parole e senza concessioni alla mentalità corrente e senza rinchiudersi in una dimensione puramente spirituale. Il dibattito politico di questi ultimi giorni con la riproposizione delle unioni civili da parte del segretario del Pd, ha reso ancora più urgente la riflessione sulle reali priorità, educative e sociali, che stanno davanti alla maggioranza delle famiglie oggi. L’ultimo rapporto Istat sulla coesione sociale uscito ai primi di gennaio afferma che nel 2012 si trova in condizione di povertà relativa il 12,7% delle famiglie residenti in Italia e il 15,8% degli individui. Si tratta dei valori più alti dal 1997, anno di inizio della serie storica. I poveri in senso assoluto sono raddoppiati dal 2005 e triplicati nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%). L’introduzione delle unioni civili per quante di queste famiglie, divenute povere perché hanno reddito insufficiente potrà costituire la risposta risolutrice dei loro problemi? O piuttosto ogni parola spesa su questo argomento non suona come una presa in giro per quelle che si trovano, e sono sempre di più, senza le risorse necessarie per far fronte alle spese quotidiane e per accompagnare la crescita dei figli? L’efficacia della politica si misura non solo con la data di nascita dei nuovi protagonisti ma con la serietà con cui si risolvono i problemi dei cittadini. Ecco il primo compito che si pone alla Chiesa in questo anno di preparazione verso il Sinodo che si celebrerà in ottobre, non tanto quello di rispondere ad un questionario ad uso planetario, quanto piuttosto di saper declinare le priorità affinché il ‘bene famiglia’ non venga dilapidato da scelte politiche sciagurate e da derive culturali autolesioniste. Ci sono ‘sfide pastorali’ sulle quali la comunità ecclesiale deve aggiornarsi rispetto alla sua missione di evangelizzazione ma accanto e conseguenti a queste sono presenti e urgenti ‘sfide civili’ di cui farsi carico per il bene del popolo che la Chiesa è chiamata a servire.