Editoriale del n. 32 del 22 settembre 2013


Settimana Sociale: i cattolici per il bene dell’Italia


La famiglia c’è e attende la politica
di Don Carlo Bellini – Delegato della Diocesi di Carpi alla 47ª Settimana Sociale dei Cattolici


SI è svolta a Torino la 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che aveva il tema ‘Famiglia, speranza e futuro per la società italiana’. La prospettiva della famiglia, da sempre centrale nella riflessione della dottrina sociale, si è rivelato ricco di impensate ricadute per la comprensione del mondo attuale e per pensare il futuro. Basta dare uno scorcio ai titoli delle assemblee tematiche per rendersi conto della vastità delle questioni coinvolte. Vale la pena riprenderli: la missione educativa della famiglia, le alleanze educative (in particolare la scuola), accompagnare i giovani nel mondo del lavoro, la pressione fiscale sulle famiglie, famiglie e sistema del welfare, il cammino comune con le famiglie immigrate, abitare la città (una città progettata pensando alle famiglie), la custodia del creato per una solidarietà intergenerazionale. Approfondendo questi ambiti ci si accorge di quanti aspetti della nostra vita coinvolgano in maniera vitale il nucleo familiare. Risulta riduttivo vedere la famiglia come il luogo degli affetti in cui ogni uomo trova rifugio e sostegno; in realtà non è un luogo privato ma pubblico e facente parte a pieno titolo dell’architettura della società. Addirittura Stefano Zamagni ha introdotto il concetto di famiglia come impresa, anzi ‘la prima impresa, in quanto produttore di esternalità sociali positive per l’intera società’. A conferma di questo fatto molti politici passati per il convegno hanno messo in evidenza che la presenza di un forte tessuto famigliare ha attutito in Italia gli effetti della crisi economica. Dunque è molto opportuno il titolo di queste giornate di studio che fa riferimento alla speranza e al futuro della società italiana.

La famiglia, essendo una realtà sociale viva, si evolve nel tempo e non ha senso mitizzare modelli famigliari della memoria. La demografia ci parla di un futuro con nuclei di piccole dimensioni con pochi bambini e tanti adulti e anziani. Tuttavia il destino della famiglia non è la dissoluzione a favore dell’emergere di nuove forme di legami. La sua persistenza è nell’ordine delle cose perché è per natura confacente alla vita umana, ma la sua prosperità rimane in gran parte affidata alle scelte che la società in tutte le sue componenti metterà in campo per valorizzarla.
Dagli incontri di Torino sono emerse molte proposte concrete che ora devono essere sostenute e realizzate. La comunità ecclesiale al suo interno può fare tanto a cominciare dalla riflessione, molte attività della nostra diocesi possono essere se non ripensate osservate in maniera unitaria a partire dalla prospettiva della famiglia.

Ma le scelte decisive riguardano la società nel suo complesso e le istituzioni: è indubbio che la maggior parte degli interventi di architettura a sostegno della famiglia hanno una rilevanza politica. Ne deriva dunque un impegno, per tutti gli uomini che hanno a cuore il bene comune ma soprattutto per i cattolici, a portare avanti azioni efficaci in tutte le sedi adeguate. Luca Diotallevi ha auspicato nelle conclusioni al convegno che emerga sempre di più un laicato spiritualmente formato e culturalmente competente pronto a spendersi per il bene comune.

Concludo con una riflessione sul nostro territorio, pesantemente colpito dal terremoto e impegnato nella ricostruzione. Perché non provare a pensare e progettare il futuro a partire dalla famiglia? Non è certo l’unica prospettiva da cui guardare le cose ma può aiutare a fare sintesi di molti aspetti importanti nella vita degli uomini.