Editoriale del n. 35 del 12 ottobre 2014

Gli istituti cattolici senza fondi ma con grandi ideali
Miracolo educativo
di Luigi Lamma

Di fronte alla notizia del taglio del nastro di una scuola cattolica non si può che rimanere stupiti come davanti ad un miracolo. Non è un’esagerazione perché, ci ricorda la nota La scuola cattolica risorsa educativa della Chiesa locale per la società (luglio 2014), “alle scuole paritarie non vengono accordate in generale ‘le sovvenzioni pubbliche necessarie allo svolgimento dei loro compiti e all’adempimento dei loro obblighi in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti pubblici  corrispondenti’. È questa la ragione principale per cui il numero delle scuole cattoliche, che nonostante tutto si sforzano per quanto possibile di mantenere fede all’impegno di non escludere gli alunni più poveri, va progressivamente riducendosi”. Questa è la realtà: il numero delle scuole cattoliche va riducendosi non solo per l’inverno demografico che intristisce il nostro paese ma anche per l’impossibilità a far fronte ad oneri economici e vincoli amministrativi sempre più penalizzanti. C’è da rallegrarsi perché nel territorio della diocesi di Carpi la situazione è in controtendenza, da almeno vent’anni non si registrano chiusure di scuole materne, si è andati incontro ovunque ad un rinnovamento dei locali e alla realizzazione di nuovi edifici. Nemmeno il terremoto del 2012 ha messo in crisi il “miracolo educativo” che continua a manifestarsi nella nostra Chiesa grazie all’impegno di sacerdoti, religiose, genitori e insegnanti uniti nell’impresa di tenere in vita le scuole. La libertà di educazione oltre ad essere un principio della dottrina sociale cristiana, è recepito nella costituzione italiana anche se in termini pratici la tanto attesa parità sul piano economico è ben lungi da realizzarsi. I miracoli però bisogna meritarseli e ogni grande impresa non può che realizzarsi grazie all’apporto di diversi soggetti. Occorre riconoscere la visione aperta e non ideologica delle amministrazioni comunali che hanno riconosciuto il valore dell’integrazione tra pubblico e privato per assicurare l’offerta formativa sul territorio attraverso la stipula delle convenzioni. Si diceva delle famiglie che oltre ad accollarsi l’onere delle rette in diversi casi sono protagoniste nella gestione delle scuole attraverso le associazioni, le parrocchie. Tutto questo però non sarebbe stato sufficiente senza l’apporto determinante sul piano economico delle due Fondazioni di origine bancaria di Carpi e di Mirandola. In particolare quella di Carpi si è distinta per due motivi. Il primo per aver considerato l’istruzione un settore rilevante nella destinazione delle erogazioni, il secondo per aver realizzato in modo efficace il principio di sussidiarietà sostenendo enti intermedi che solo in minima parte hanno accesso a risorse pubbliche: la nuova scuola Matilde Cappello, il complesso innovativo delle Figlie della Provvidenza per i sordomuti a Santa Croce, i vari interventi per il Sacro Cuore, pre e post terremoto, la rinata materna di Budrione. Contributi importanti ma non a copertura totale delle spese, ciò vuol dire che la sussidiarietà se ben intesa e attuata genera altre risorse, mette in moto la creatività, l’ingegno e, perché no, anche la gratuità. Una rete di collaborazioni e di sostegni per dimostrare che “la validità della missione educativa delle scuole cattoliche vale non solo per la Chiesa ma anche per la società civile”.
PS: La nota della Cei La scuola cattolica risorsa educativa della Chiesa locale per la società (luglio 2014) merita di essere letta e approfondita soprattutto in quelle realtà, parrocchiali e non, che hanno la responsabilità della gestione di una scuola.