Editoriale del n. 4 del 3 febbraio 2013

A 50 anni dal Concilio

LA GRANDE GRAZIA
di Roberto Cigarini

Nella lettera apostolica con la quale è stato indetto l’anno della fede, Benedetto XVI ha ribadito l’affermazione del Beato Giovanni Paolo II che il Concilio è ‘la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX’.
Un’affermazione impegnativa si trova anche nelle proposizioni conclusive dell’ultimo Sinodo: ‘l’insegnamento del Vaticano II  è uno strumento vitale per la trasmissione della fede nel contesto della Nuova Evangelizzazione’.


Queste autorevoli prese di posizione sembrano sottendere anche un’esigenza difensiva. Vi è un’indubbia tendenza a prendere le distanze dal Concilio, additato da alcuni come una delle cause, se non il principale colpevole, della crisi del clero, della scarsità di vocazioni, della diminuzione del numero dei fedeli. Si tratta evidentemente di analisi infondate. Gli osservatori più attenti hanno dimostrato che le cause più profonde e determinanti della crisi del cristianesimo in Europa ‘ annidate nei cambiamenti epocali emersi l’indomani della fine del secondo conflitto mondiale – erano già in atto prima del Concilio, anche se la crisi si è manifestata in modo conclamato dopo.

 
Come tutti gli eventi autenticamente spirituali il Vaticano II ha dato, e continuerà a dare, ottimi frutti. Lo sguardo non va limitato al nostro continente. Se in Europa i cristiani diminuiscono, in Africa e in Asia aumentano considerevolmente. In occidente è in atto da tempo una situazione che Benedetto XVI non ha esitato a definire di ‘desertificazione spirituale’, da intendersi, credo, non limitata ai ‘deserti del mondo contemporaneo’, ma comprensiva di ‘deserti’ talora presenti anche all’interno della stessa comunità ecclesiale.
Il percorso da seguire è stato indicato nell’omelia della Messa per l’apertura dell’Anno della fede. Si tratta di ‘ravvivare in tutta la Chiesa quella positiva tensione, quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo. Ma affinché questa spinta interiore alla nuova evangelizzazione non rimanga soltanto ideale occorre che essa si appoggi ad una base concreta e precisa, e questa base sono i documenti del Concilio Vaticano II, nei quali essa ha trovato espressione. Per questo ho più volte insistito sulla necessità di ritornare, per così dire, alla «lettera» del Concilio ‘ cioè ai suoi testi ‘ per trovarne l’autentico spirito, e ho ripetuto che la vera eredità del Vaticano II si trova in essi’.

L’iniziativa ‘A 50 anni dal Concilio’ promossa da Acli, Pastorale del Lavoro, Cisl, merita quindi un plauso, soprattutto se non resterà isolata e se da essa trarranno ispirazione altri percorsi formativi sui testi conciliari.


La nostra Chiesa locale, pure assediata dalla terribile prova del terremoto, dovrebbe accogliere decisamente l’invito del Vescovo a non ripiegarsi su se stessa. Nel recente incontro con i membri degli uffici e delle commissioni diocesane, Monsignor Cavina ha chiesto a tutti di mettersi in ginocchio, superando le tensioni, affinché il volto luminoso di Cristo, luce delle genti, risplenda anche attraverso la nostra Chiesa.


Credo che questa esortazione, che riecheggia l’inizio della costituzione conciliare Lumen Gentium, sia la premessa migliore per una promettente continuazione, piena di speranza, del cammino diocesano di Chiesa, a cinquant’anni dal Concilio.