“La dottrina sociale della chiesa… se solo questa venisse, letta, studiata, capita da chi poi si prodiga in tali veementi, infondate critiche”. E’ un passaggio del libro “Benedetta povertà” scritto dal vescovo Erio Castellucci, laddove, a fronte delle critiche ricevute da Papa Francesco in merito alle considerazioni sulla proprietà privata contenute nell’enciclica Fratelli tutti, l’autore ribadisce come il tema “destinazione universale dei beni” sia un “valore cardine” della dottrina sociale (Compendio della dottrina sociale della chiesa, n. 171-184). L’incisiva sottolineatura di Castellucci circa la necessità di leggere, studiare e capire il patrimonio rappresentato dal magistero sociale della chiesa emerge in tutta la sua urgenza ogniqualvolta si è chiamati ad esprimere valutazioni e giudizi sulle vicende socio-politiche o sui pronunciamenti “sociali” del Papa e dei Vescovi. Ne abbiamo avuto un esempio in questi giorni animati dalla crisi politica nazionale, dove ormai anche tra i cattolici, pare che il dibattito si sia inclinato verso il basso, modello talk show, esasperando le personalizzazioni, per non parlare di chi quasi antepone alla sequela di Gesù Cristo quella del leader preferito e con pari veemenza si scaglia contro gli altri non a lui affini e graditi. Un quadro poco edificante, dove anziché affrontare il merito, in questo caso, un giudizio sull’operato dell’esecutivo basato su fatti ed evidenze, ci si sofferma su questioni di metodo e di opportunità come la crisi in tempo di pandemia, la stabilità del governo, ecc…. Quando, se non ora, in un tempo così grave dove ogni decisione pesa sulla vita privata…