Editoriale n. 12 del 29 marzo 2020

#iorestoacasa

Noi ti siamo vicini

La diffusione del virus Covid-19 ci ha portati a fare i conti con la nostra fragilità. La paura del contagio e delle conseguenze è una paura profonda, legata alla nostra vulnerabilità. L’emergenza che stiamo vivendo ci costringe ad uno sforzo di adattamento significativo. Ciò che ci accomuna in questo periodo è un senso di disorientamento; abbiamo tante domande e ancora poche risposte e tutto ciò, unito all’inattività forzata risveglia in noi sentimenti e risposte emotive che, non sempre riusciamo a gestire o che abbiamo tentato di rinchiudere in qualche cassetto. In primis, l’emozione della paura. La paura di ammalarci, di soffrire, della perdita o della solitudine, perfino della noia. Possiamo rifiutare questa emozione, nasconderla e tentare di rimuoverla, come spesso accade, oppure possiamo accettarla, conoscerla (e ancor prima riconoscerla) per poi integrarla come una parte di noi. In situazioni critiche, fortemente stressanti, che mettono a repentaglio le routine quotidiane, la paura è la risposta più naturale e spontanea ad un reale pericolo. Questa risposta fisiologica, che da migliaia di anni fa parte del corredo biologico degli esseri umani è una risposta adattiva e automatica che si attiva di fronte ad un pericolo o ad un’emergenza al fine di preparare il corpo a difendersi dalla fonte di paura. Se da una parte tale emozione può diventare una risorsa in quanto ci permette di prestare attenzione ai rischi e alle procedure di prevenzione, mantenendoci concentrati sul compito che ci viene richiesto, dall’altra può diventare controproducente se l’ansia che l’accompagna arriva a superare la soglia di gestione delle situazioni. Il panico, non solo non ci è d’aiuto, ma riduce le possibilità di risolvere i problemi. Il rischio è quello di entrare in un circolo vizioso in cui sensazioni fisiche, pensieri (per lo più di tipo catastrofico) ed emozioni interagiscono tra loro incrementandosi a vicenda e lasciando che paura e ansia abbiano la meglio. Quello che possiamo fare è imparare a riconoscere le nostre emozioni, le nostre sensazioni e i pensieri ad esse associate per poi affrontare al meglio le situazioni temute. Non si tratta perciò di negare le emozioni, impedirci di sperimentarle; al contrario, si tratta di entrare in contatto con esse, ascoltarle e conoscerle. Le emozioni ci parlano di ciò che è importante e ricopre significato per noi. Perciò, in questo momento dobbiamo cercare di non aver paura della paura, al fine di adattare al meglio il nostro comportamento alla realtà. Rimanere in contatto con il nostro mondo interno ci aiuterà a scoprire e riscoprire le nostre risorse personali e a maturare fiducia nelle nostre capacità di reagire, ricordandoci che è comunque possibile chiedere aiuto. Se riusciremo a vedere le nostre risorse e quelle della comunità, potremo trarre insegnamenti anche da questa situazione di emergenza; potremo imparare il senso di responsabilità, la solidarietà, la condivisione del bene, ma anche imparare e poi trasmettere il tempo dell’attesa e della speranza.

Paola Pietri
Psicologa psicoterapeuta

Consultorio Diocesano di Carpi
Un “telefono amico” dell’Associazione Camilla Pio a cui rivolgersi per problematiche personali e relazionali
Telefonare al numero 3477049112 dalle 9 alle 19