Scuola: linee guida e didattica
A distanza o in presenza che sia di qualità
A settembre si riapriranno le scuole. Ormai è certo. Anzi c’è anche la data: il 14. Nessun problema di trasporti, almeno in Emilia-Romagna, ridotti al minimo i problemi di distanziamento sociale ora che anche il CTS (Comitato tecnico Scientifico) ha ribadito che il distanziamento fisico fra le rime buccali (da bocca a bocca) degli alunni debba essere di un metro. Tutti i vincoli che fino a venti giorni fa parevano insormontabili si sono lentamente affievoliti e questo renderà possibile la ripresa. Certo, ogni scuola dovrà poi fare effettivamente i conti con il numero di aule e di studenti che ha e se sarà necessario potrà ricorrere all’Autonomia per rendere più flessibile l’orario scolastico e immaginare ingressi differenziati. Sempre che l’evoluzione del virus non imponga un dietro-front. Certo questo rimbalzo di notizie non giova alla scuola come pure le anticipazioni politiche bizzarre sui social, smentite pochi giorni dopo, o i proclami sui media, talvolta senza nemmeno l’ammaraggio normativo che possa orientare gli addetti ai lavori. D’altro canto non è piacevole nemmeno vedere la strumentalizzazione di bambini da parte degli adulti, da un lato per pretendere il ritorno a scuola e dall’altro per evitare la DAD (didattica a distanza) come se fosse la vera peste da combattere. Significa dare in pasto all’opinione pubblica l’idea che i professionisti della formazione abbiano perso tempo prezioso in questi mesi di scuola da casa. Non è così, almeno non lo è stato, credo, per la maggior parte delle nostre scuole. Fa male constatare come noi italiani siamo così capaci di soluzioni ingegnose ed efficaci per risolvere problemi complessi nell’immediato ma poi non siamo in grado di riconoscerne il valore e tradurlo in buone pratiche. Nelle scuole in cui c’era già una base di utilizzo di nuove tecnologie e la disponibilità a formarsi dei docenti si è lavorato bene e in taluni casi i risultati sono stati anche sorprendenti. Quindi si ripartirà. Tutto come prima? No, certamente. Tornare a scuola a settembre non potrà mai essere uguale a prima nemmeno se i vincoli di prevenzione si allentassero ulteriormente: ciò che abbiamo vissuto ha avuto e avrà probabilmente conseguenze su tutti noi e dobbiamo ripartire da questa consapevolezza. Dovremo ricominciare dal vissuto di ogni singolo studente: la loro capacità di apprendimento dipende dalla nostra capacità di fare elaborare loro l’esperienza. Abbiamo una grande occasione: trasformare la sfida al cambiamento che la pandemia ci impone in opportunità di cambiare in meglio. Ma occorre uno sforzo corale, un motto d’orgoglio comune. La scuola è il pilastro su cui si costruiscono le società e deve avere uno sguardo di prospettiva. Deve avere il coraggio di innovarsi per essere davvero la risposta giusta a una realtà che sta cambiando velocemente ma per questo occorrono dinamicità organizzativa, slancio innovativo, curiosità e creatività, duttilità al cambiamento e disponibilità a sperimentare nuove modalità.
La scuola deve diventare il luogo della progettazione del futuro. La società nuova non può costruire la scuola da sola: è una costruzione sociale, appunto. E’ la comunità civile tutta che è chiamata nello sforzo comune di immaginare un futuro diverso, imperniato su alcuni valori che a mio avviso potrebbero essere l’equità e il rispetto per l’ambiente. Nella scuola che dirigo il questionario di gradimento di fine anno fa emergere che circa il 40% degli studenti ha giudicato abbastanza efficace la qualità della didattica in presenza ma la maggior parte di essi ha valutato molto efficaci gli strumenti della DAD. I docenti sono riusciti a reinventarsi adattandosi alla situazione e apprendendo nuovi strumenti didattici cercando di “rimanere vicini” agli studenti, agganciandoli emotivamente, instaurando nuove relazioni, coinvolgendoli in nuove forme di apprendimento a partire dalle competenze digitali. Gli studenti hanno appreso divertendosi, realizzando, fra l’altro, interviste Instagram su tematiche, quali legalità e mafie, a personaggi come il giornalista Francesco Giorgino, video-contest culinari su Facebook, incontrando vari esperti e professionisti del mondo dell’economia, dell’agricoltura, dello spettacolo e della ristorazione. La didattica è la cassetta degli attrezzi del docente che deve adattarsi ai bisogni formativi ma alla base c’è sempre la capacità del docente di usare questi strumenti in modo efficace. Per questo ci può essere didattica in presenza “lontana” e didattica a distanza “vicina”: dipende sempre dalla capacità di non perdere il timone del senso profondo dell’essere “maestro”.
A settembre cercheremo di far tornare tutti a scuola adattando l’organizzazione e il curricolo. Grazie all’Autonomia potremo avere unità lezione di 45-50 minuti che permetteranno maggiore flessibilità e una offerta formativa rinnovata; se sarà necessario si utilizzerà la DAD facendo tesoro di quanto appreso in questi mesi. Lo sforzo di costruire un mondo migliore inizia formando prima i cittadini che saranno chiamati a realizzarlo e tutti dobbiamo collaborare avendo chiaro l’orizzonte verso cui stiamo andando.
Maura Zini
dirigente IISL Spallanzani Castelfranco Emilia