Diritto alla vita e accesso alle cure
La salute per tutti è un destino comune
“Davanti alla condizione di bisogno del fratello e della sorella, Gesù off re un modello di comportamento del tutto opposto alla ipocrisia. Propone di fermarsi, ascoltare, stabilire una relazione diretta e personale con l’altro, sentire empatia e commozione per lui o per lei, lasciarsi coinvolgere dalla sua sofferenza f no a farsene carico nel servizio (cfr Lc 10,30-35).” Papa Francesco nel suo messaggio nella giornata per il malato parla di commozione; partendo dal significato della parola (commoveo, muoversi-con) e riflettendo su cosa l’invito del Papa sollecita, dovremmo cogliere l’invito a “muoverci con”. Cosa ci spinge a muoverci e verso cosa? Siamo portati a muoverci verso qualcuno? Verso qualcosa? Insieme a chi? Muoversi: non rimanere a guardare, magari anche con immediata partecipazione ma senza poi passare al fare, all’azione concreta di aiuto. Oppure chiuderci nelle nostre sicurezze, che poi si rivelano fragili e temporanee. Muoversi significa anche andare oltre l’immediato, l’oggi; la condizione di salute della società che ereditiamo implica il nostro impegno per trasmetterla migliore al nostro futuro, ai fi gli e ai nipoti. Allora il concetto di salute si amplia, non è solo assenza di malattia, ma diventa impegno a tutela dell’ambiente, delle risorse, dei diritti per le generazioni future. E tra i diritti fondamentali, la salute è certamente uno dei fondamentali, per tutti e per il cui rispetto è un dovere battersi. La salute come possibilità di sviluppo umano e sociale integrale, i cui determinanti non sono solo sanitari, ma sociali, economici, psicologici, politici. O pensiamo ad una idea di salute globale o il nostro destino è segnato. Muoversi sollecita l’impegno di tutti noi a scelte coraggiose, ma anche a rinunce, perché il bene mio dipende dal bene del mio vicino. Con: la pandemia attuale, se qualcosa ci rivela, è che siamo tutti indistintamente accomunati e fragili di fronte ad una malattia sconosciuta che ci impegna in una battaglia comune, solidale, insieme. Allora “essere con” è indispensabile per fare fronte al tema della malattia e soprattutto ci sollecita a vivere, lavorare ed impegnarci perché, in positivo di fronte alla malattia, la salute diventi un diritto di tutti. Con: per fare fronte comune, non più da soli perché la salute del mio fratello, amico, nemico, vicino di casa ma anche lontano riguarda anche me, la sua salute diventa anche la mia salute e ci si salva solo insieme, lavorando per un bene che deve essere di tutti e per tutti. Chi: chi è malato, affaticato, sofferente, in difficoltà, con la necessità e il desiderio di non essere solo, col bisogno di sentire la vicinanza, la stretta di una mano amica, il sostegno di una parola di speranza. Chi non è ancora nato ma già vive nel grembo materno in uno stato di preziosa originalità ma non con meno dignità. Ma anche chi non ha accesso alle cure perché irregolare, senza fissa dimora, senza mezzi per pagarle qui da noi come nei Paesi poveri dove l’accesso alle cure è negato a miliardi di donne e bambini. Il “muoversi-con” non è faci- le, c’è bisogno di un lungo, lento cammino spirituale personale che ci educhi alla sensibilità verso il malato, il debole, l’escluso. La preghiera incessante, personale e comunitaria, l’Eucarestia, il sostegno della Comunità Cristiana sono gli strumenti necessari in questo cammino. Facciamo nostra la sollecitazione di Papa Francesco affinché la Giornata del Malato ci stimoli a far sì che nessuna persona perda il diritto alla Salute, intesa nel suo senso più ampio, e che ciascuno di noi si impegni a muoversi e a lavorare con il prossimo.
Paolo Lanzoni
Medico, pediatra già direttore della Struttura Complessa di Pediatria