Alla celebrazione di beatificazione di Odoardo Focherini erano presenti diverse autorità civili, rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali a sottolineare, come ha ricordato il Vescovo monsignor Francesco Cavina, il proficuo rapporto di collaborazione che ha caratterizzato il percorso di preparazione di questo evento straordinario per la Chiesa e per il territorio. La testimonianza di Odoardo Focherini, per il suo profondo senso civico e di visione solidale della società e delle relazioni tra le persone, si rivolge anche a tutti coloro che svolgono un servizio pubblico nelle istituzioni e in modo particolari ai credenti impegnati in politica. Questo l’intervento di Edoardo Patriarca, parlamentare e già segretario delle Settimane Sociali.
Abbiamo vissuto un momento di grazia e di gioia interiore partecipando alla celebrazione di Beatificazione di Odoardo Focherini. Un dono per la Chiesa di Carpi, un dono per tutta la comunità e per tutti gli uomini di buona volontà. E’ come se , per un attimo, la comunità tutta, presa dai suoi problemi non certo leggeri e dalle preoccupazioni che attraversano la vita di molti (la ricostruzione, il lavoro, i bilanci familiari troppo striminziti tanto da minacciare il futuro dei propri figli), si trovasse per ridirsi che il cammino non è stato vano, che quella semina di valori, di perseveranza e di dedizione per il bene comune ha portato i suoi frutti, alcuni preziosi per l’appunto, come la testimonianza del beato Odoardo Focherini. Una comunità generativa da sempre e che oggi rischia di perdersi come non mai, se non si fa capace di memoria. Non la memoria triste o nostalgica di un tempo dell’oro mai esistito, ma quella attitudine interiore che fa scattare il desiderio di “prendersi il futuro” perché saldamente radicati in una storia.
Odoardo Focherini offre anche una testimonianza esemplare e attuale a coloro che hanno deciso di impegnarsi nelle istituzioni politiche. Vorrei indicare i tratti che più mi hanno colpito. Il primo è la spiritualità profonda che pervade la sua azione quotidiana, una fede con la quale nutriva il suo impegno professionale, e un’inquietudine che lo portava ad una vita continuamente interrogata dal Signore. Penso sia oggi una condizione imprescindibile per i credenti impegnati in politica e per i non credenti comunque appassionati dell’uomo e del suo futuro. La politica senza questa tensione interiore si fa cinica, tanto realista da immaginarsi solo una buona contabile, e persino presuntuosa, quasi l’unica depositaria di decisioni utili al bene comune. Si diventa sordi, incapaci di ascoltare e di indagare nuove vie, si confondono o si fanno coincidere i propri destini personali con la ricerca del bene comune.
Un secondo tratto che si ricava leggendo le lettere di Odoardo inviate alla sua famiglia è questa vita quotidiana segnata dalle piccole cose eppure mai dimentica di una visione lungimirante e appassionata. Non è questo quello che manca spesso a coloro che da anni svolgono un servizio alla politica? Tanto dentro il meccanismo, da dimenticare la vita di tutti i giorni che è la vita di tutti. Non è forse questa la causa che fa percepire i politici una casta vera e propria, isolata e sospesa in un’altra dimensione? Se parlo di vita quotidiana non intendo ridurla alle domande alla “ Striscia la notizia” –anche- ma a quella attitudine a stare sui problemi veri, a vivere di sano realismo, all’utilizzo di una parlata che niente a che vedere con il solito politichese che si ripete a se stesso. Soprattutto, stare sulla vita quotidiana, allena alla virtù dell’ascolto vero che sa mettersi in relazione e comprendere prima di dare una risposta.
Il terzo tratto, quello che lo ha reso uomo giusto e impegnato nella salvezza di tanti, è il metterci la sua faccia, in prima persona, consapevole di rischiare la vita. Non ha delegato ad altri il compito, lui era lì. Odoardo ci ricorda una dimensione dimenticata da parte di tanti politici. L’impegno per il bene comune è attraversato sempre da un rischio, dal dover rinunciare se necessario alle proprie e giuste aspettative. nsomma la croce è sempre dietro l’angolo e la sconfitta sempre incombente. C’è lo ricordano, accanto a Odoardo, i grandi uomini che hanno vissuto con passione e talvolta con dolore l’impegno per la città: don Luigi Sturzo, Aldo Moro, De Gasperi per ricordarne alcuni. Odoardo ci rammenta che il gattopardismo, la declamazione vuota e retorica dei valori, la furbizia della sopravvivenza a tutti i costi, il carrierismo cinico, nulla hanno a che fare con la politica così come ci viene raccontata dal Concilio Vaticano II e dalla nostra carta Costituzionale.