La trasmissione della messa in diretta TV da Carpi occasione di evangelizzazione e di comunione con la chiesa italiana
Un abbraccio fraterno da Orazio Coclite
“Un cordiale saluto e buona domenica da Orazio Coclite oggi in diretta per la trasmissione della santa messa da Carpi la città Emiliana a due passi da Modena, sede dell’Unione delle Terre d’Argine ci ospita tra le mura medievali e gli edifici sacri…”. Insieme al gruppo dei registi c’è una presenza costante, una voce inconfondibile, ormai divenuta familiare nelle case degli italiani, si tratta di Orazio Coclite al quale sono affidati i commenti prima e durante la trasmissione della messa. Lo abbiamo incontrato nello studio messo a disposizione per lui nella sagrestia della chiesa di San Nicolò: “per quanto riguarda il mio lavoro di commentatore delle sante messe devo dire che per me è una gioia entrare tutte le domeniche nelle vostre case e soprattutto arrivare al cuore delle persone anziane, delle persone sole, nelle carceri. Ecco questo è lo scopo della trasmissione della santa messa e faccio mio il consiglio che mi è stato dato da San Giovanni Paolo II, quando mi disse ‘tu devi entrare nelle case delle persone, devi entrare in punta di piedi aiutando soprattutto le persone a pregare’. Questo invito l’ho messo al centro dei miei commenti, delle mie riflessioni, è come pregare insieme a tutti voi che mi seguite da casa, spero di farlo bene e intanto vi saluto e vi invito a seguire le celebrazioni della santa messa su Rai 1 tutte le domeniche. Come dico sempre alla fine di tutte le celebrazioni un abbraccio fraterno in particolare agli anziani, ai malati, ai carcerati e alle persone sole”.
Ringraziamenti
Al termine della celebrazione il vescovo Erio Castellucci ha incontrato tutto il gruppo della regia e Orazio Coclite per ringraziarli del servizio svolto e per consegnare un piccolo omaggio a ricordo della nostra terra emiliana. Come si diceva all’inizio è stata un’esperienza bella e impegnativa che è stata possibile grazie al contributo di tante persone a cominciare dal parroco di San Nicolò-San Francesco padre Celestin insieme ai suoi confratelli e ai più stretti collaboratori laici per la paziente e sempre attenta accoglienza. Un ruolo fondamentale di raccordo con la regia è stato quello di Marco Bigliardi, cerimoniere del Vescovo, che ha guidato la preparazione e lo svolgimento della liturgia. La direttrice delle Corali Riunite Tiziana Santini insieme all’organista Elena Cattini e ai coristi hanno avuto il compito più arduo e faticoso, adattando in corso d’opera le loro scelte con le esigenze della trasmissione, pur dovendo svolgere le prove in condizioni ambientali non proprio favorevoli ma il pregevole risultato finale ha ripagato di tanti sforzi. Per l’ufficio comunicazioni sociali Daniele Losi ha tenuto fin dall’inizio i rapporti con la regia rispondendo ad ogni richiesta tecnica e logistica anche in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. Un grazie per la disponibilità anche al gruppo della Protezione Civile Agesci di Carpi che ha coadiuvato i volontari della parrocchia nella fase di accoglienza delle persone.
L’omelia Castellucci: E’ l’amore che dà sapore e colore alla nostra vita non l’indifferenza
Il vescovo Erio commentando il vangelo del miracolo delle nozze di Cana secondo Giovanni, ha evidenziato che “i servitori di Cana siamo noi e quel testamento è il mandato che la madre di Gesù ci consegna. Sono parole d’amore, come possono esserlo solo le ultime parole che una madre regala ai figli. Sono parole che esprimono un desiderio di bene per i figli, come se dicesse: ‘seguite quello che vi dirà vostro padre, o il vostro fratello maggiore’. Una madre non può sognare nulla di più grande e di più bello, per i suoi figli, se non che imbocchino sentieri buoni, percorsi di vita. Con questo breve testamento, composto di pochissime parole incise nel Vangelo, Maria ci svela il segreto di un’esistenza bella”. “Spesso la nostra vita personale e sociale – ha ricordato mons. Castellucci – assomiglia all’acqua di Cana, simbolo di tristezza, incapace di sostenere la festa, spia di un fallimento. Solo il Signore è in grado di prendere la nostra acqua e trasformarla in vino, di ridare tono alla vita, di riportare festa e gioia dove regnavano tristezza e malcontento. (…) Chi, con la scusa di tenere i piedi ben piantati per terra, si adagia sulla realtà e la accetta passivamente; chi, con l’alibi di un impossibile superamento dei drammi planetari, tira i remi in barca e si accontenta dell’acqua insipida e talvolta inquinata che ci offrono le cronache; chi pensa che il modo più saggio per vivere sia tirare a campare, senza condividere i problemi degli altri ma concentrandosi sui propri, non darà alcun apporto al sogno di un mondo più bello. Avrà di sicuro meno fastidi sul momento, ma al prezzo di un’esistenza scialba, perché la vita ci è stata donata per ridonarla; quello che Gesù ci ha detto di fare in fondo è amare; è l’amore il vino che dà sapore e colore alla nostra esistenza”.
Da sinistra Andrea Natali, don Simone Chiappetta, mons. Castellucci, don Gianni Epifani e Orazio Coclite