“Fare e tacere”, al servizio degli altri
Come le piacerebbe essere ricordato?”. Questa la domanda che un giornalista di Telepace ha rivolto a don Ivo Silingardi, a conclusione di un’intervista del 2014. Don Ivo, sguardo sveglio, piglio determinato, non ha fatto attendere la risposta: “A Modena frequentavo la congregazione dei Giuseppini, fondata da San Leonardo Murialdo; il suo motto era ‘fare e tacere’. Ecco, così voglio essere ricordato”.
Guardare oggi, dopo la sua scomparsa, un video in cui don Ivo racconta la sua vita suscita emozioni contrastanti: la tristezza per la sua perdita, la nostalgia delle lunghe chiacchierate insieme, e al tempo stesso la gioia di averlo conosciuto e stimato. Il suo inconfondibile modo di parlare, quel porre l’accento sulle sillabe finali delle parole, quasi a volerne sottolineare l’importanza o l’assicurarsi che l’interlocutore fosse attento e vigile. “A 14 anni mi entusiasmai del sacerdozio – racconta nell’intervista -: non ho mai avuto dubbi sulla mia vocazione. Ho costruito con Cristo un rapporto vero, non solo affettivo ma anche intellettuale: dare la vita per Lui. Ero ragazzino, ho guardato il mondo: ho capito che il mio desiderio era operare per la Fede, aiutare i bisognosi e diffondere il Vangelo. L’opera del Nazareno, che poi negli anni ho realizzato, era già nata in quei momenti, dentro al mio cuore”.
Lui che amava i segni
“Don Ivo amava i segni, le coincidenze”, ricorda monsignor Rino Bottecchi, parrocco della Cattedrale. E alla sua morte sono legate delle coincidenze: è morto il 25 marzo, di Venerdì Santo, il giorno in cui la Chiesa commemora la passione terrena e la crocifissione di Gesù Cristo. Ma il 25 marzo è anche il giorno dell’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele alla Madonna. Non accadeva dal 2005 che le due date coincidessero e perché questa sovrapposizione avvenga di nuovo dovranno passare 141 anni: Annunciazione e Venerdì Santo cadranno nello stesso giorno solo nel 2157.
Il don e i suoi “ragazzi”
Infinite sono le testimonianze che si possono raccogliere su don Ivo: ricordi, aneddoti, modi di dire. Chi lo ha conosciuto concorda su un punto: don Ivo era amico di tutti. Tanti sono i ragazzi cresciuti sotto la sua guida: Marco Viola e Sergio Zini, rispettivamente direttore e presidente della Cooperativa Nazareno, una delle tante “creature” di don Ivo. “Il ricordo che ho di lui – commenta Sergio Zini – è quello di un padre, che mi ha voluto bene, stimato e aiutato a compiere quella che era la mia missione: tutto ciò che facciamo ogni giorno, da oltre venticinque anni, è nato dall’incontro e dal rapporto con lui”. Ora, ai ragazzi della cooperativa, manca quella figura paterna, di un “nonno” che ben avevano imparato a conoscere, amare, e rispettare. “Mi ripeteva sempre: ‘Mai parlare male degli assenti; sui presenti bisogna essere discreti e non si deve parlare di se stessi’”. Zini ricorda la sconfinata curiosità del don: “Appena arrivava in Villa una persona nuova la ‘rapiva’ perché voleva sapere tutto della sua storia”. Un uomo che non si è mai risparmiato per il bene comune: tutto ciò che faceva era per rendere gloria al Signore. Questa la grande forza che lo ha sempre sostenuto. “Cosa mi ha insegnato? La ‘baldanza’ del Cristianesimo, vissuto con la gioia, capace di non fermarsi davanti ad alcun ostacolo. Inoltre mi ha insegnato a rispondere sempre ‘sì’”. Ora il compito degli operatori e dei ragazzi della Cooperativa Nazareno sarà quello di portare avanti tutti insieme il lavoro compiuto negli anni, “per non perdere mai il rapporto con lui, che ha dato vita a tutto questo. Come don Ivo diceva: ‘Solo le cose vere rimangono’”.
Quel giovane prete che incantava
“Tutta Carpi e un altro po’: questi sono i suoi amici”. Così un suo stretto collaboratore al Centro professionale Nazareno ricorda i tanti rapporti di amicizia e stima che don Ivo ha intessuto negli anni con tanti carpigiani e non solo: imprenditori, operai, credenti e non credenti. “Ricordo la prima volta che l’ho visto: era il 1950, lui era arrivato a Carpi e gli era stato assegnato un alloggio presso i frati di San Nicolò. Noi ‘ragazzi di San Nicolò’ (al tempo non ancora parrocchia, ndr), abbiamo visto arrivare questo giovane prete che subito ci ha incantati con il racconto della sua vita. Avevo 11 anni al tempo – prosegue – e da allora le nostre vite si sono sempre intrecciate”. L’incontro con don Zeno, che lo ha letteralmente “fulminato”, facendogli capire che il suo compito era aiutare i bisognosi, a partire dai ragazzi. “Ciò che mi lega a lui è il rapporto costante di grande e sincera amicizia: mi mancheranno le nostre chiacchierate quasi quotidiane. ‘Dimmò su’, mi diceva appena entravo nel suo studio, seguito da ‘oggi pranzi con me, vero?’. E non accettava rifiuti…”.
La sua prima insegnante
Era il 1958 quando la signora Enrica, originaria di Cortile, ha iniziato ad insegnare ai giovani che frequentavano i corsi di apprendistato organizzati dal don: è stata la prima insegnante “reclutata” dal sacerdote per i suoi ragazzi. “Facevamo quattro ore alla settimana: maglieria, camiceria, pelletteria”. A questi corsi il don ha aggiunto quelli di preparazione la lavoro: radio riparatori e meccanica. “Insegnavamo ‘cultura generale’ e ‘merceologia del materiale’. Lui seguiva con attenzione i suoi ragazzi; restava nel suo studio, ma sempre con la porta aperta: chiunque avesse dei problemi poteva andare da lui. Da don Ivo ho imparato che non si deve mai dire ‘no’: bisogna essere disponibili e aiutare chiunque”.
L’amico di tutti
“Quando gli amici che venivano a Carpi mi chiedevano quali erano le cose più importanti da conoscere rispondevo sempre: la piazza, il portico, il castello, il Duomo e don Ivo Silingardi”. Luigi Boschini, geometra storico di Carpi, ha conosciuto il sacerdote nel 1954: “Ero da poco diplomato; ho subito cominciato a collaborare con lui affascinato dalla sua personalità e dai suoi progetti. È stato un fratello per me”. Dal 1955 Boschini ha iniziato a dare lezione serali ai muratori, poi fino al 2002 alla scuola alberghiera ha insegnato matematica e cultura civica. “Insieme abbiamo portato avanti quella fantastica ed encomiabile attività a favore del prossimo, che si è tramutata nell’Istituto Nazareno, frequentato da migliaia di ragazzi, e nella Cooperativa Nazareno per i ragazzi con disabilità”. Boschini, con il geometra Turchi e l’ingegnere Saetti, ha realizzato l’edificio di viale Peruzzi, sede della scuola alberghiera. Il geometra ricorda la generosità del sacerdote: “Se gli regalavi un orologio o anche un telefono, lui lo regalava ad altri: diceva di non aver bisogno di nulla. Ogni giorno, con gli ‘amici del mattino’, ci trovavamo a prendere il caffè al bar Martini: si discuteva della cronaca, nazionale e locale, e lui aveva sempre aneddoti e insegnamenti da trasmetterci. Il 27 gennaio abbiamo fatto la nostra ultima cena insieme, al Nazareno. Con don Ivo si litigava anche: a volte veniva in cantiere e buttava giù una parete perché la reputava ‘inutile’. Ma poi bastava un sorriso tra noi”.