di Virginia Panzani
La XXXII Giornata mondiale del malato si è celebrata a livello interdiocesano domenica 11 febbraio, nella sala della comunità in via Posta a Mirandola, con la Santa Messa presieduta dal vescovo Erio Castellucci. L’iniziativa è stata organizzata dal Centro di Pastorale della salute delle Diocesi di Modena-Nonatola e di Carpi con i rispettivi direttori, Dante Zini e don Gianni Zini, e dall’Unitalsi. Presenti i volontari delle associazioni di volontariato sociosanitario, in particolare l’Avo. Hanno concelebrato, oltre a don Gianni Zini, don Jean-Marie Vianney Munyaruyenzi, assistente dell’Unitalsi di Carpi e cappellano dell’ospedale di Mirandola, e il parroco don Fabio Barbieri. Nella festa della Beata Vergine Maria di Lourdes, la sua statua è stata portata in processione all’inizio della Messa dai volontari unitalsiani, secondo lo spirito di Lourdes. Ad animare i canti la comunità Masci San Francesco di Mirandola. Particolarmente intenso il momento in cui il Vescovo ha amministrato ai presenti, ai malati e ai disabili, il sacramento dell’Unzione degli infermi.
Commentando il brano evangelico della guarigione del lebbroso, monsignor Castellucci ha sottolineato che “Gesù non tocca soltanto la pelle del malato, ma ne tocca e ne guarisce anche il cuore. Diverse volte egli si lamenta quando la gente lo cerca solamente per avere dei benefici e non capisce il senso di quello che lui fa. Gesù è venuto per guarire il cuore”. “Se una persona ha il corpo sano ma il cuore malato – ha proseguito
-, è una persona che soffre, che sta male, che non riesce a gustare la bellezza della vita. L’essenziale avviene dunque nel cuore e le guarigioni che Gesù opera sono il segno di questo tocco più profondo. Egli è venuto a portarci la speranza, a dirci che la nostra vita non è un caso, che siamo amati da un Padre, che siamo attesi da lui a braccia aperte. E’ venuto a dirci che, anche quando noi vedessimo la nostra lebbra, le nostre deformazioni, anche quando facessimo fatica ad accettare i nostri difetti, a vivere la nostra situazione, lui ci tiene in braccio, ci ama molto di più di quanto ci amiamo noi stessi”. E, ha concluso il Vescovo, “un Signore che non si accontenta di toccare la pelle ma tocca il cuore così profondamente da risanarlo e dona la sua vita per noi, vale davvero la pena di essere amato”.
Dopo la Messa la Giornata del malato è proseguita con un momento di festa condiviso dalla grande famiglia dell’Unitalsi con i parrocchiani di Mirandola e i convenuti alla celebrazione.