E’ sempre emergenza idrica nel mondo: nei paesi sottosviluppati la stragrande maggioranza della popolazione non ha accesso all’acqua per i costi troppo elevati. In Italia si fanno i conti con fiumi in secca e sprechi da evitare. Il nostro territorio non sta meglio: nella provincia di Modena al via piani straordinari per migliorare la qualità delle falde acquifere e ridurre i cattivi consumi, tra spese milionarie e polemiche infinite.
‘Il Signore vostro Dio vi dà la pioggia in giusta misura, per voi fa scendere l’acqua’ (Gl 2,23). Questo passo dell’Antico Testamento, tratto dal libro del profeta Gioele, è stato scelto come messaggio di apertura della seconda Giornata per la Salvaguardia del Creato, attesa per sabato 1 settembre. Il tema dell’acqua è in primo piano: crisi idrica in tutto il mondo e un miliardo e mezzo di persone soffrono la sete.
Da un recente rapporto dell’Onu è scaturito il problema dell’accessibilità al bene, che sarebbe connaturata non alla scarsità della risorsa, bensì alla povertà e all’ingiustizia. Basti fare qualche esempio: nei sobborghi di Nairobi (ma non solo) l’acqua comprata dalle autobotti costa cinque volte tanto rispetto a quella che esce dai rubinetti dei quartieri benestanti. Un circolo vizioso che si ripercuote sulle casse delle nazioni africane, che ogni anno perdono il 5% del Pil per problemi legate alle risorse idriche. E i poveri sono i primi a farne le spese. Per questo il già citato rapporto delle Nazioni Unite ha concluso rivendicando 20 litri di acqua pulita al giorno per tutti come diritto umano fondamentale.
I rappresentanti dei Paesi industrializzati si stanno impegnando affinché gli approvvigionamenti di acqua donati alle nazioni sottosviluppate non finiscano in mano ai ricchi, come accade oggi, escludendo i veri bisognosi. Inoltre una contraddizione di fondo continua ad esistere nelle scelte delle priorità da parte di alcuni stati, se è vero che in Pakistan il budget del governo per l’acquisto di armi è 47 volte superiore a quello per l’acqua.
In Italia le problematiche riguardano gli sprechi, eccessivi ed egoistici, che regioni e province hanno iniziato a combattere. Un’ordinanza del sindaco di Modena Giorgio Pighi vieta l’utilizzo di acqua potabile per uso extra domestico fino al 30 settembre. Ciò si è reso ormai strettamente necessario e molti altri comuni adotteranno sistemi simili. A questo si vanno ad aggiungere i lavori del ‘piano tutela acque’, mirato a migliorare la qualità dei fiumi (dopo che si è scoperto il pessimo stato di salute del Po e dei suoi affluenti, nello specifico, del Secchia) e ridurre i nitrati nelle falde acquifere. Per raggiungere tali obiettivi è stato calcolato che sarebbero necessari investimenti per oltre 80 milioni di euro, per sistemare i depuratori e potenziare i sistemi fognari.
Il Consiglio provinciale si è diviso in merito: tradizionale contrapposizione sinistra-destra e commenti al vetriolo. Giorgio Barbieri (Lega Nord): ‘Non vorrei che il piano si limitasse a contemperare a un obbligo europeo e poi non venisse utilizzato’, Cesare Falzoni (An): ‘Il piano acque è una semplice operazione d’immagine. E’ un progetto lacunoso, come provano gli emendamenti presentati’. Mentre secondo Mauro Cavazzuti (Margherita – l’Ulivo) ‘per la prima volta si mette un po’ d’ordine nelle esigenze di protezione delle acque’. Dello stesso parere anche Demos Malavasi (Ds – l’Ulivo) che ha sottolineato come ‘la Provincia non sia però all’anno zero in materia di tutela dell’acqua anche se c’era bisogno dell’ulteriore salto di qualità di questo piano’.
Se questo piano verrà realizzato oppure no si scoprirà tra circa un mese, quando scadranno i 60 giorni previsti dalla legge entro i quali enti, associazioni e cittadini possono presentare osservazioni utili al miglioramento della proposta.