In ricordo di Massimo Bertolini Diacono

Lo scorso 3 settembre, dopo una lunga e dolorosa malattia, affrontata con una fede incrollabile, il Signore ha chiamato a sé il diacono Massimo Bertolini, 72 anni, di Mirandola. Molto conosciuto per le sue doti umane e per l’impegno in parrocchia, Massimo ha voluto fino all’ultimo spendersi per amore del prossimo, con la donazione delle cornee. Pubblichiamo alcuni passi del ricordo letto dalla figlia Marcella durante le esequie, celebrate il 5 settembre da don Germain Kitcho affiancato da numerosi sacerdoti e diaconi. Presente il Vicario generale don Carlo Malavasi.

(…) Mio papà ha sentito una chiamata dal Signore, una conversione a cambiare, anni fa, quando sono nata io. Mi diceva che aveva capito che c’era “qualcosa di più” dalla vita, che si poteva cambiare, che il Signore poteva cambiarci e cambiare le cose, che le cose si potevano affrontare e vivere in un modo diverso, da quello prettamente “umano”. All’inizio erano solo pensieri e concetti così e da trentenne quale era, che lavorava in banca e aveva appunto una famiglia con me piccola, ha iniziato a comportarsi meglio che poteva, in famiglia, in banca, con i colleghi, con gli altri. Ma quando il Signore chiama, chiama. E vuole tutto e vuole trasformare tutta la tua esistenza. Così all’inizio degli anni novanta mio papà ha sentito una chiamata più forte e ha avuto una conversione profondissima, che, incoraggiata anche da monsignor Giuseppe Tassi, l’ha portato a diventare prima accolito e infine diacono. Una conversione che, nonostante le tantissime prove e difficoltà della vita, non ha mai vacillato nel corso di tutti questi anni. Sempre in quegli anni, grazie al rinnovamento carismatico, ha poi conosciuto un nuovo modo di pregare. Un modo gioioso, la lode costante a Gesù, un Gesù vivo, che ci ascolta, un Gesù che anche oggi, come duemila anni fa in Palestina, può guarire. Ha scoperto che c’è potenza nella preghiera, che c’è potenza nello Spirito Santo. (…) A tutte le persone che ha incontrato nella sua vita, con umiltà, modestia e delicatezza ha parlato di Gesù, testimoniando a tutti il suo grande amore per Lui e soprattutto il grande amore di Gesù per noi e proponendo una logica diversa da quella “umana”. “Confida nel Signore, affidati a Lui, affida tutto a Lui, metti tutto nelle Sue mani, offri tutto al Signore,

invoca la Sua protezione”, queste erano le sue parole più frequenti. Da quei primi anni, e di anni ora ne sono passati quasi trenta, in ogni situazione della sua vita, mio papà ha sempre seguito Gesù con umiltà e fedeltà, anche nelle prove più dure, che sono state tante. C’è stata la prova della sua malattia, che lo ha colpito all’età di 57 anni. Ma anche in questo caso lui non si è scoraggiato e ha affidato tutto a Gesù. Il terremoto, con la perdita di tutto quello che avevamo, è stata un’altra prova durissima. Ma nulla era una tragedia, neanche gli esami medici che andavano male. Nulla, neanche i tanti pesanti effetti collaterali delle cure, che stravolgevano la sua vita. (…) Sono stati 15 anni di cure e 15 anni di preghiera. Nulla gli ha tolto quel sorriso sereno e di pace, quello sguardo azzurro, puro, pacato e buono, quel rassicurarci che andava tutto bene.

A gennaio di quest’anno, dopo 15 anni di qualità di vita accettabile, è arrivata la prova più dura. (…) Nelle ultime settimane ha sofferto quanto è umanamente possibile soffrire, in modo indicibile, ma ha affrontato tutto, diciamo, santamente, con una serenità, una calma, una mitezza, una dolcezza soprannaturali, con una grazia particolare, sentendo vicino Gesù e invocandolo; senza mai far pesare nulla, senza mai chiedere nulla, senza mai lamentarsi ma dicendo continuamente, fino alla fine, “Signore, sia fatta la Tua volontà in noi e fa’ che noi facciamo la Tua volontà”. Proprio pochi giorni prima di morire, forse vedendomi particolarmente triste, mi ha detto: “Non inizierai mica adesso, a dubitare?”. (…) E così, oggi, saluto il mio papà, ma non è neanche un arrivederci, né un ciao, perché ho la certezza che lui è e sarà con me e con noi ogni istante della nostra vita.

Saluto il mio papà, coerente in tutto e quindi credibile, dalla fede pura, cristallina, incrollabile nonostante tutto, dalla fede incondizionata in Gesù vivo che ci ascolta e nello Spirito Santo che opera.

Marcella Bertolini