“Cristo è la nostra pace”
L’arcivescovo Castellucci ha pubblicato la lettera che sarà presentata all’apertura dell’Anno pastorale 2025-2026
“Cristo è la nostra pace, disarmata e disarmante” è il titolo della lettera pubblicata dall’arcivescovo Erio Castellucci in vista dell’avvio dell’Anno pastorale 2025-2026, che riprende l’auspicio di papa Leone XIV a inizio pontificato con la finalità di «tracciare alcuni sentieri di pace per noi cristiani delle Chiese di Modena-Nonantola e Carpi, a partire dalla Pace in persona, Cristo morto e risorto».
Nella lettera, che sarà presentata sabato 20 settembre, alle 9, nei locali della parrocchia di Gesù Redentore in occasione dell’assemblea di apertura dell’Anno pastorale 2025-2026, l’arcivescovo ripercorre le guerre che lacerano la Terra Santa, l’Ucraina e altre regioni del mondo e sottolinea che «ogni guerra, soprattutto “la guerra” per antonomasia, che è quella armata, corrode tutte le dimensioni dell’essere umano e tende semplicemente alla distruzione».
Monsignor Castellucci osserva che «chiunque sia a favore della vita, in ogni sua fase, deve essere contro la guerra, senza trovare alcun motivo di giustificazione per essa» e rivolge un appello al «disarmo delle parole», invitando a essere «incisivi ma non aggressivi, forti ma non violenti: così Gesù vuole i discepoli, e questo è il tono linguistico che consegna a loro».
La lettera riprende anche il grido dei giovani, «Vogliamo la pace nel mondo”», il 29 luglio, in occasione dell’apertura del Giubileo a loro dedicato, al quale erano presenti ragazzi provenienti da diversi territori. Parla anche delle «cinque azioni alla portata di tutti» già indicate da papa Leone XIV: «1) sdegnarci e alzare la voce; 2) favorire il dialogo; 3) pregare e intercedere; 4) rimboccarci le maniche e aiutare; 5) testimoniare e rimanere fedeli a Gesù. Cinque azioni: un pentagono che, a differenza di quello statunitense, ormai sinonimo di strategia bellica». «È un pentagono di pace», prosegue l’arcivescovo: «Nessuno dei suoi cinque lati per un cristiano è trascurabile. È un pentagono che costituisce, del resto, il tessuto quotidiano dell’azione ecclesiale, quella che chiamiamo “pastorale” delle nostre comunità».
Castellucci sottolinea anche l’importanza dell’impegno di ogni credente per la pace, che trova «ispirazione ed energia» nella vita di Cristo e si fonda sul «realismo cristiano» che, messo a confronto con le prospettive antropologiche di Thomas Hobbes e Jean-Jacques Rousseau, si rivela «l’unica posizione davvero realista, perché fondata su una visione antropologica integrale, che comporta la presa d’atto della compresenza, nella natura umana, di due spinte: al bene e al male».
La lettera denuncia anche il «riarmo massiccio» a cui il mondo assiste in questi tempi, che «serve solo ad aumentare la tensione e preparare nuovi conflitti» e «risponde a logiche di profitto che finiscono per calpestare, di nuovo, i deboli», come già denunciato da papa Francesco e da papa Leone XIV. Tuttavia la speranza resta in piedi e viene riposta non solo sulle «istituzioni mondiali per la pace» ma anche sull’impegno che nasce dal basso, citando testimoni virtuosi come il beato Odoardo Focherini e don Elio Monari, che hanno in comune «una fede solida nel Signore, un amore totale verso il prossimo, una passione incrollabile per la giustizia e la libertà».
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