In lui si saldano amore cristiano e virtù civiche
Il 25 aprile 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nella ricorrenza del 61° Anniversario della Liberazione, ha assegnato la Medaglia d’Oro al Merito Civile alla memoria di don Francesco Venturelli, parroco di Fossoli. Questa la motivazione: “Sacerdote di elevate qualità umane e civili, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, si prodigò con eroico coraggio e preclara virtù civica in favore dei cittadini ebrei, dei prigionieri politici e degli internati civili nel Campo di Fossoli, procurando loro medicine, cibo e capi di vestiario. Dopo la Liberazione continuava la sua opera di assistenza in aiuto di appartenenti alla Repubblica di Salò e all’esercito tedesco sbandati, fino alla barbara uccisione da parte di uno sconosciuto. Fulgido esempio di coerenza, di senso di abnegazione e di rigore morale fondato sui più alti valori cristiani e di solidarietà umana. — 1943 – 1946 Fossoli (MO)”. A ritirare la medaglia fu il vescovo Elio Tinti accompagnato al Quirinale da don Gian Pio Caleffi, allora parroco di Fossoli e da don Claudio Pontiroli.
“Un grande momento e un importante riconoscimento per il nostro amatissimo don Francesco e per la nostra diocesi – commentò monsignor Tinti – mi auguro che questa medaglia sia un importante passo per riscrivere la storia di quegli anni in maniera nuova, serena, oggettiva. Spero veramente offra lo spunto per una profonda riflessione e che diventi, almeno per chi vive in questa nostra terra, un’espressione di vera e autentica riconciliazione, di piena e sincera liberazione da pregiudizi, preconcetti, opinioni di parte”. Sempre nell’occasione il ministro degli interni Pisanu ebbe a dire: “Questo fu sicuramente il caso di don Francesco Venturelli, che dopo essersi prodigato per assistere gli ebrei, i prigionieri politici e gli internati civili del Campo di Fossoli, proseguì la sua opera aiutando con uguale generosità gli sbandati della Repubblica di Salò e dell’esercito tedesco. Non conosciamo il nome di chi poi lo uccise barbaramente. Ma sentiamo viva e attuale l’eredità che egli ci ha lasciato, un’eredità nella quale amore cristiano e virtù civiche si saldano tra loro per riaffermare, allo stesso tempo, incrollabile fiducia nel destino dell’uomo e radicale rifiuto dell’odio razziale, della violenza politica, e del disprezzo della vita. I ‘ribelli per amore’ furono tanti in quegli anni. Molti resteranno sconosciuti, perché il loro valore silenzioso si nasconde facilmente nelle pieghe della storia”.
“Il mio dovere di sacerdote e cittadino”
Quindici anni fa, l’8 gennaio 2006, in occasione del 60° dell’assassinio di don Francesco Venturelli, le sue spoglie mortali, che riposavano nella chiesa madre di Fossoli, furono traslate nella chiesa nuova e collocate in un’urna sotto all’altare. Come volle il parroco, don Gian Pio Caleffi, il feretro fu trasportato su di un’auto dell’epoca di don Venturelli, mentre la processione dei fedeli, accompagnati dalla banda, si avviava lungo il percorso. La solenne concelebrazione fu presieduta dal Vescovo Elio Tinti che, nell’omelia, pregò perché il cuore degli assassini e mandanti fosse toccato da Dio: “Doni loro di battersi il petto ritrovando quel rimorso di coscienza, che, unico, rende loro possibile chiedere perdono e ritornare al Signore che largamente perdona”. Nella festa del battesimo di Gesù, monsignor Tinti invitava, inoltre, al dovere, “come cristiani e come uomini”, di “ricordare questo battesimo di sangue per riaffermare i valori fondamentali necessari per ogni pacifica convivenza, a iniziare dal rispetto della vita e della dignità della persona umana fino alla stabilità e fecondità della famiglia”.
E aggiungeva, “magari si arrivasse a scrivere la storia di quegli anni
in maniera nuova, serena, oggettiva, espressione di vera e autentica riconciliazione, di piena e sincera odierna liberazione da pregiudizi, preconcetti, opinioni di parte”. A seguire, sulla parete sinistra della navata, fu scoperta la lapide commemorativa, con la riproduzione del ritratto realizzato da Romano Pelloni in una sua medaglia.
Ripercorrendo gli annali della Diocesi, si risale, poi, al 50° dell’uccisione del sacerdote, che ebbe, come primo appuntamento il 5 gennaio 1996, la visita del cardinale Ersilio Tonini nella parrocchia di Fossoli, retta allora da don Wilmo Forghieri. Alla presenza di numerosi fossolesi e delle autorità locali, il cardinale sottolineò come don Venturelli volle “essere di tutti”, non di una parte, e per questo andò incontro al martirio. Che avvenne proprio a Fossoli, vicino al campo dove l’umanità era stata umiliata e ferita, non per una pura coincidenza, osservò Tonini, ma per lo stesso misterioso disegno che porta, ieri come oggi, anime stupende a donarsi totalmente a Dio per i fratelli. Al fianco del cardinale c’era anche monsignor Luigi Benetti, autore di una importante pubblicazione, presentata nel dicembre 2005, che gettò nuova luce sulla vicenda del parroco di Fossoli. Domenica 14 gennaio 2006, infine,
fu il Vescovo Bassano Staffieri a scoprire la targa in memoria del sacerdote martire nella chiesa madre, con una benedizione al loculo che ne accoglieva i resti mortali, e a riportare il passo finale del resoconto dell’attività al campo di Fossoli scritto da don Venturelli al Vescovo di Carpi, con data 18 maggio 1945: “Il sottoscritto ha l’impressione di aver compiuto il suo dovere come sacerdote e come cittadino. E se un sacerdote compie il suo dovere per imperativo della coscienza e per amore di Dio e dei fratelli… è doveroso riconoscerlo”. Parole che mantengono tutta la loro attualità a 75 anni dal sacrificio di don Francesco e che, scavalcando i decenni, arrivano dritte ad interpellare noi oggi.
L’iniziativa di don Wilmo Forghieri Una “casa per la gioventù” nel nome di don Venturelli
A don Francesco Venturelli era intitolata la “casa per la gioventù” presso la parrocchia di Fossoli, fatta edificare per iniziativa di don Wilmo Forghieri (l’edificio è stato purtroppo demolito a seguito del sisma del 2012). Per promuovere le donazioni a sostegno del progetto fu stampato dalla parrocchia un “depliant” con il prospetto del nuovo oratorio, l’immagine di don Venturelli, un messaggio del Vescovo Artemio Prati ed un invito ai benefattori da parte di don Forghieri, che scriveva: “Il Comitato stende la mano a tutti coloro che per sensibilità e comprensione possono validamente contribuire alla realizzazione della importante e necessaria opera di educazione e contribuire a mettere nella giusta luce, tra le ricordanze storiche dell’ultimo risorgimento nazionale, l’apporto del Clero Italiano, che per la causa del bene, ha visto in ogni uomo, di qualsiasi razza e colore un fratello da soccorrere”.