Carissimi Presbiteri concelebranti,
cari amici delle aggregazioni laicali della Chiesa di Carpi,
impegnati membri del Consiglio Pastorale Diocesano,
amati fedeli!
La solennità della Pentecoste lega insieme i due più grandi doni, che provengono dalla Pasqua del Signore Gesù, ossia l’effusione dello Spirito Santo e la nascita della Chiesa.
Il racconto di Atti propone una sintesi potente dell’intreccio di questi doni. Lo Spirito Santo, infatti, viene sugli Apostoli come terremoto e vento impetuoso, ma anche come fuoco diviso in lingue. L’effetto dello Spirito Santo sulla comunità dei discepoli è perciò duplice. C’è un elemento assolutamente comune, che fonde in unità tutti i credenti: tutta la casa dove si trovano i discepoli è investita dallo Spirito, tutti sobbalzano insieme e si muovono ad un unico ritmo. Poi, però, si aggiunge un tratto complementare: le lingue di fuoco, ossia un unico fuoco le cui lingue divise si posano su ciascuno dei presenti in quella casa comune. Ogni singolo ha la sua lingua.
Lo Spirito Santo effuso nella Chiesa svela così per sempre la sua doppia natura. Da una parte è il mistero di unità e di comunione. Dall’altra, è il mistero complementare di un’assoluta personalizzazione e differenziazione tra le persone: ciascuna ha i suoi carismi esclusivi. Un terremoto per tutti e una luminosa fiamma per ciascuno: l’unione di questi due aspetti è quello che fa la bellezza e anche la forza della Chiesa. Essere però fedeli a tutti e due gli aspetti è cosa difficile.
La torre di Babele
Il racconto di Babele ci consiglia di lavorare per l’unità, ma di lavorarvi bene, senza forzature e costrizione degli altri. Il cammino diocesano di questi ultimi mesi, per non dire di questi anni recenti ci richiede uno sforzo impegnativo e intelligente. La Chiesa di Carpi è in una fase complessa di riorganizzazioni dopo una serie di elementi non certo privi di drammaticità: il terremoto, le dimissioni di un vescovo ancora molto giovane, la decisione di Papa Francesco di far lavorare due diocesi in unione personale conferita all’Arcivescovo Castellucci, uno sfiancante lungo tempo di pandemia – un buon anno e mezzo.
È chiaro che oggi ci viene chiesto un modo più articolato, paziente, ricco, moderno e stimolate di capire l’unità e la sinodalità della nostra comunità diocesana. Ci viene chiesta pazienza per continuare bene l’articolatissimo e lento di piano ricostruzione. Anche la ricchezza di tanti sacerdoti nati in altre nazioni – che stanno dando un apporto indispensabile alla vita delle nostre parrocchie e della diocesi come insieme – ha bisogno di ulteriori approfondimenti, anche se siamo indubbiamente in uno stadio già molto avanzato., a riorganizzazione delle strutture diocesane.
L’arrivo poi ei Mons. Castellucci, come XIX vescovo di Carpi sta chiedendo a noi – e anche all’Arcidiocesi di Modena-Nonantola – uno sforzo impegnativo per avere strutture diocesane all’altezza dei tempi e della nuova situazione. Il tutto ci chiede disponibilità al cambiamento, ancor più a una conversione e a quella sperata «uscita missionaria» di cui da sempre parla Papa Francesco.
Nella veglia di quest’anno a una sola voce dobbiamo chiedere il dono dello Spirito per cui siano condotti con umiltà e disponibilità ad accogliere quanto ci è donato dal cielo. Abbiamo fatto tanto, ma è necessario che diventiamo ancora più accoglienti gli uni gli altri. La vera sinodalità più che proposta mia agli altri, è lo spazio dell’accoglienza dell’altro, anzi di tanti altri con la loro diversità non raramente imbarazzante. Solo l’accoglienza produce unità, comunione spirituale e salita delle opere verso il cielo. Quando la Chiesa sbaglia direzione e i cristiani si riempiono di pretese mondane, per niente spirituali, allora il Signore li disperde ed essi cessano di costruire la vera città (cf. Gen 11,8). Senza lo Spirito di Dio il costruire è pura illusione transitoria e passeggera.
La profezia di Gioele
La lettura di Gioele esprime il dinamismo dell’anti-babele: non uguali che diventano diversi come a Babele, ma diversi che diventano comunione nell’unica Chiesa. Lo Spirito viene dal cielo su gente molto varia: «diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave in quei giorni effonderò il mio spirito» (Gl 3,1s).
L’unità, la fanno solo gli uomini e le donne che accolgono il dono di Dio. La Chiesa plasmata dallo Spirito è fatta dunque di diversi: figli e figlie, anziani e giovani, schiavi e schiave. È molto probabile che la Chiesa cattolica del futuro debba avere una varietà molto più grande di figure, di colori, di volti e di meticciati di quanto non sia accaduto nel passato. Ed è possibile che questo accada anche alla Chiesa di Carpi. Intorno a noi la società è diventata davvero multietnica e multiculturale. La nostra Chiesa ha bisogno che i suoi membri accolgano queste diversità e ritornino ad essere capaci di evangelizzarle a 360 gradi.
Per questo è necessario accogliere dal cielo quello Spirito che invochiamo in questa veglia. È lo Spirito che dobbiamo rendano attivo con le nostre scelte concrete. Tutte le riprese e le ristrutturazioni in corso – edilizie, curiali, pastorali –debbono avere questa altezza e questo scopo.
La promessa di Gesù
La promessa di Gesù ci spinge proprio in questa direzione: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Non solo riceviamo per noi l’acqua ristoratrice dello Spirito Santo, ma possiamo diventare sorgente di Spirito Santo per gli altri facendo «sgorgare dal nostro grembo fiumi di acqua viva». Il cristiano, che vive la vera unità della Chiesa, non è solo un dissetato, ma diventa questo grembo felice da cui sgorga l’acqua viva che disseta anche gli altri.
Ci uniamo dunque volentieri alla preghiera di tutta la Chiesa che, nel mondo intero, attende lo Spirito Santo per esser davvero se stessa. Ci uniamo – come ha chiesto il Papa – alla preghiera degli Ordinari cattolici che a Gerusalemme pregano per la pace in Terra Santa.
Per la nostra chiesa di Carpi chiediamo il dono di immergerci con saggezza nello Spirito per non essere la Babele dei prepotenti e dei furbi, che vogliono contare, dire e decidere anche per gli altri, ma di sapere essere una parte della comunità che a spende tutta la sua intelligenza, il proprio originale apporto, il proprio coraggio e la sana umiltà di sapere accogliere anche il pensiero degli altri.
Per il mondo abbiamo ancora una preghiera importante e sentita: che la pandemia lasci al più presto l’umanità intera, che i popoli soprattutto i più poveri siano soccorsi dall’aiuto del vaccino e che dal dolore emerga una società più consapevole e circolarmente solidale.
Vieni Spirito Santo, riempi intimamente il cuore dei tuoi fedeli,
accendi in essi il fuoco del tuo amore e della tua missione. Amen