Ricordando il Beato Odoardo Focherini
“Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia”. Questo il titolo del messaggio di Papa Francesco per la 54ª giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. Ha preso spunto proprio da questo titolo il Vescovo Erio Castellucci, amministratore apostolico della Diocesi di Carpi, nell’incontro con i giornalisti che si è svolto lo scorso 8 febbraio nella sede della Fondazione Fossoli a Carpi.
Un momento di riflessione e confronto con gli operatori della comunicazione, promosso dagli Uffici comunicazioni sociali delle Diocesi di Carpi e di Modena, su proposta del Vescovo Erio, in occasione di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
Nell’anno del 75° del martirio del carpigiano Odoardo Focherini, primo giornalista beato, sono stati scelti per questa giornata due luoghi dal forte valore simbolico: dopo la celebrazione della Santa Messa nella chiesa dell’Adorazione (vedi pagina 3), l’incontro è infatti proseguito nell’ex sinagoga.
Il ruolo della memoria
Ad introdurre l’incontro è stata la vice presidente della Fondazione Fossoli, Cleofe Filippi, che ha invitato i giornalisti a “fare ricorso ad una memoria operosa nel trattare le notizie, sull’esempio di Odoardo Focherini, in quanto ciò che voi scrivete non è solo informazione ma anche formazione di una coscienza”. Anche monsignor Castellucci si è rivolto ai giornalisti partendo dal ruolo della memoria: “La memoria non deve servire semplicemente per collocare noi nel passato e magari rievocare nostalgie o paure. La memoria deve aiutarci a collocarci nel futuro. Giovanni Paolo II durante il suo primo viaggio in Giappone, in merito alle vicende di Hiroshima e Nagasaki, ha affermato che ‘una civiltà che non ha memoria non ha futuro’”. “A volte si tagliano le radici della comunicazione con il passato, oppure si fanno emergere solo alcuni aspetti: la memoria integrale invece è molto importante, anche quando è scomoda, proprio perché ci richiama il senso del presente e ci prepara al futuro”.
“Un ‘rimprovero’ che le nuove generazioni ci fanno è quello di non avere avuto una memoria pronta a pensare al futuro, di avere dimenticato la lezione della guerra, della povertà, di avere impostato economia ed ecologia in modo da non prevedere la realtà dei giovani stessi. Papa Francesco parla del ‘grido della Terra e del grido dei poveri’: forse l’aver dimenticato che noi siamo parte di questo intreccio di creature, per cui o ci salviamo insieme o non ci salviamo, ha prodotto questa situazione di disagio che i giovani ci ricordano in modo molto chiaro. Sono loro, le nuove generazioni, che ci ravvivano la memoria e ci chiedono di proiettarla nel futuro. Ed è in questo contesto che si colloca il tema della memoria di Odoardo Focherini e di come la nostra Diocesi la vuole proporre a fare conoscere, soprattutto ai giovani”.
Gli “odiatori” digitali
Il dato è allarmante: il 15,6% degli italiani nega la Shoah. Ossia crede che lo sterminio degli ebrei ad opera dei nazisti non sia mai avvenuto. “A fronte di questa affermazione, sono due i temi che emergono: quello della memoria della Shoah e quello inerente la consistenza delle fake news. Quando sento che un 5/10% di italiani sono ‘terrapiattisti’ capisco molte cose… C’è una fetta di persone che non approfondisce, che guarda la realtà secondo i propri schemi, e ciò avviene in ogni campo: scientifico, religioso, politico”. “Purtroppo i nuovi mezzi di comunicazione facilitano la diffusione di questa conoscenza ‘fai da te’, per cui ciascuno va semplicemente alla ricerca delle conferme di ciò che crede essere già la verità. Un secolo fa abbiamo avuto un grande filosofo della scienza, Karl Popper, che ha introdotto il principio di falsificabilità nel procedimento scientifico, secondo il quale una teoria, per essere controllabile, perciò scientifica, deve essere ‘confutabile’, anche falsificabile. Così si dimostra la sua consistenza. Pare però che questo principio non funzioni nel mondo digitale: esistono ‘bolle’ con cui ciascuno si costruisce il proprio mondo ed espelle coloro che non la pensano come lui o addirittura li insulta”. “Quando questo atteggiamento tocca il tema della Shoah, si aprono ulteriori scenari che esistevano già prima dell’invenzione del digitale. Da una parte si manifesta il tema di una cattiva coscienza dell’Occidente, di un atteggiamento che ha portato a sottovalutare, chiudere gli occhi, non denunciare subito. Dall’altra parte c’è il mondo attuale dei cosiddetti haters (coloro che deridono e insultano gli altri utenti sui social, si nascondono dietro allo schermo del computer per fomentare l’odio, ndr), termine che può essere usato non solo per il digitale ma in un senso sociale più ampio”. “C’è chi utilizza il mondo digitale per veicolare un fortissimo risentimento che ha verso gli altri che sono diversi e su cui caricano tutte le colpe sociali. Si pensi a quanto accaduto alla senatrice Liliana Segre. Dobbiamo essere attenti, come ci ha detto anche don Luigi Ciotti durante la sua recente visita a Carpi: non sottovalutiamo i segnali di odio sociale”.
Andare al cuore
“Grazie per il vostro lavoro e per l’attenzione che avete per la nostra chiesa locale. Continuiamo a tenerci in contatto e a non restare in superficie ma ad andare al cuore delle questioni, con quell’intenzione profonda che Odoardo Focherini giornalista aveva, nel rispetto della verità e della dignità delle persone”.
Maria Silvia Cabri