Sia lodato Gesù Cristo!
Cari fratelli e sorelle, carissimi ammalati e carissimi anziani,
con questa Eucaristia celebriamo la grande solennità dell’annunciazione del Signore, concepito per l’opera creatrice dello Spirito Santo nel grembo della Vergine e, non meno, per il sì di Maria, straordinariamente generoso e libero.
1. Tenuti a distanza, ma mai così vicini per il desiderio di comunione
Oggi, anche in questa celebrazione, tenuti a distanza tra noi da un virus insidioso e terribile, siamo vicinissimi per il desiderio di comunione che si esprime in questo essere in tanti davanti al televisore. Anche se chiusi nelle nostre case o isolati nelle camere degli ospedali e nei soggiorni delle case di cura, siamo davvero raccolti insieme perché stiamo mettendo i nostri cuori in cerchio attorno all’altare principale della nostra Cattedrale.
Qui il pane diventerà per noi il Corpo di Cristo. Nel giorno dell’annunciazione lo diciamo volentieri in una maniera più intesa: su questo altare, per la nostra preghiera nel ricordo della cena di Gesù, il pane e il vicino si trasformeranno nella carne e nel sangue che lo Spirito ha fatto maturare nel grembo verginale di Maria. È quanto ci dice il vecchio assioma liturgico: “la carne di Cristo è la carne di Maria” – Caro Christi, caro Mariae.
Con il «sì» di Maria, con il suo «Fiat» obbediente ha inizio quel concepimento che, tra nove mesi, il 25 dicembre 2020 ci porterà alla celebrazione del Santo Natale alla contemplazione adorante del parto della Vergine.
Speriamo che in quella luminosa notte – in fondo, poi, non così lontana – ci sia possibile essere di nuovo riuniti, forse addirittura ammassati, nelle nostre chiese, senza paura di stare vicino agli altri e di porgere loro, con calore e sincerità, la nostra mano e la nostra parola.
2. L’abbassarsi di Dio e il conseguente, necessario spaesamento dell’uomo
L’annunciazione ci ricorda l’abbassarsi di Dio, il suo rivestire la natura umana, il suo venire a mescolarsi con noi e il prendere su di sé tutte le nostre debolezze. Ha voluto venirci vicino ad ogni costo e ha saputo pagare un prezzo altissimo.
Ma l’avvicinarsi di Dio scombussola l’uomo. Quando Dio si fa vicino ci sentiamo un po’ spaesati nel nostro stesso mondo. Noi vorremmo avere Dio vicino, ma spesso corriamo l’errore di volere che Dio ci sia vicino per confermare il nostro mondo così come noi lo sogniamo. Vorremmo che Dio ci aggiusti il mondo, facendolo camminare davvero come pare a noi. Noi vorremmo un “Dio Tappabuchi”, ossia un “Dio rammendatore” delle lacune della nostra società.
3. La logica dell’annunciazione
«L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria» (Lc 1,26s).
L’icona dell’annunciazione vede di fronte un potente angelo del Signore e una ragazza piccina, ricca soltanto della sua spontaneità.
La scena però non è semplicemente una visione, bensì è soprattutto un dialogo. Non è vero che la forza sia soltanto nel virile Gabriele. L’Angelo ha un messaggio per la ragazza: in cielo è ormai decisa la nascita terrena del Figlio di Dio, ma questa opera divina andrà a effetto soltanto in forza della risposta della vergine Maria. Perché Gesù nasca occorre il «sì» della Madre.
Anche Maria fu spiazzata dalla parola dell’angelo Gabriele che cambiava il progetto della sua vita. Capì subito che il Signore le chiedeva qualcosa di inaspettato e tentò un’obiezione: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». La sua prospettiva era stata – come per quasi tutti i giovani, anche oggi – quella di un sereno matrimonio con Giuseppe, lo stimato carpentiere del villaggio. Di sicuro, si sarebbe trattato di un matrimonio “straordinariamente ordinario”. Adesso la ragazza viene a trovarsi davanti al compito immenso di essere la Madre/Vergine del Figlio di Dio. E il suo rapporto con Giuseppe era chiamato a diventare verginale, con una sublimazione davvero impegnativa.
Lo sappiamo bene. L’onnipotenza di Dio ha bisogno che nella storia si muova e si giochi la libera riposta dell’uomo. Quando vogliano che il mondo cambi, non possiamo contare solo sull’intervento di Dio, pretendendo che faccia tutto lui, realizzando lui quello che noi non sappiamo e non vogliamo fare.
Occorre che anche noi buttiamo, sul tavolo della vicenda umana, tutta la nostra intelligenza e la nostra forza. Se collaboreremo con lui, Dio farà con noi ciò che noi sogniamo che lui faccia per noi.
4. Mari, Giuseppe e noi in tempo di covid 19
Il dialogo con l’Angelo mise Maria – e, di conseguenza il suo sposo Giuseppe – di fronte a un compito, che molto presto li avrebbe portati anche a soffrire. Quaranta giorni dopo, nel tempio, il profeta Simeone annuncerà a Maria: «il bambino sarà segno di contraddizione per molti e anche a te, sua madre, una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,35). Quando poi arrivò a dodici anni, fu il ragazzo stesso a evidenziere la sua distanza dai genitori terreni. Quasi rimproverandoli, egli dirà loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle promesse del Padre mio?» (Lc 2,49).
Sì, incarnandosi nel grembo della Vergine, il Figlio eterno di Dio si è avvicinato a tutte le nostre debolezze umane, anche alle infermità causate, ai nostri gironi, dal covid 19. Lui non è lontano dal silenzio, dal vuoto rattristante delle nostre città e dal faticoso dolore di essere separati, nella difficoltà, dalle persone che amiamo di più. Dio è presente anche in questa pandemia e nelle necessarie restrizioni che ridimensionano la nostra vita pubblica. Questa sua vicinanza silenziosa c’è, anche se ci fa paura. E non poco.
Che cosa chiede il Signore a noi, oggi, mentre sta lasciando l’umanità intera scivolare dentro una pandemia finora inaudita? Molti dicono che non ne usciremo uguali a prima. Alcuni suppongono che poi saremo costretti ad essere migliori. Non so e non sono autorizzato a fare previsioni. Credo, però, sia un mio dovere esprimere con franchezza la nostra fede.
Il Signore non è il Dio delle né delle epidemie, né delle pandemie, né del dolore, dei lutti e della morte. È il Dio Vivente. E il suo Figlio è il nuovo Adamo risorto dai morti «primizia di coloro che risorgono da morti» (1Cor 15,20s). Dio è il Padrone della vita e del futuro. Quello che lascia accadere oggi, noi nella fede lo sappiamo, lo lascia esistere certamente soltanto in vista di un nostro bene maggiore.
Covid 19, di sicuro non è una punizione! Provvidenzialmente, proprio nel vangelo di domenica scorsa, Gesù ci ha spiegato che la malattia del cieco nato non era dovuta a un peccato suo o dei suoi genitori, «ma perché in lui siano manifestate le opere di Dio» (Gv 9,3).
La vita di Maria con l’annunciazione dovette cambiare. Dovette incamminarsi, come ha scritto San Giovanni Paolo II, già da giovane, «nella peregrinazione della fede», che in fondo è sempre un cammino oscuro (cfr. Enciclica Redemptoris Mater, 19).
5. Congedo
Anche a noi è chiesto di cambiare al più presto: di correggere il rapporto con la natura, troppo sfruttata e devastata; di rinnovare i rapporti tra noi, valorizzando davvero a quelle relazioni che oggi vediamo così decisive; di capire con più serietà che nelle relazioni con gli altri, se non siamo sinceramente corretti, possiamo davvero essere un pericolo, anzi addirittura un disastro mortale.
Sono perciò almeno tre le cose da chiedere in questa nostra Eucaristia: la salute per tutti noi, la cessazione della catastrofe covid 19, ma anche il coraggio d cambiare i nostri stili di vita e il modo in cui ci rapportiamo agli altri. Occorre verso le cose più semplicità (meno usa e getta, meno sfrutta e dimentica) e con le persone è necessaria più empatia, più trasparenza e più solidarietà. A cosa ci serve il cosiddetto “cattivismo”? Abbiamo cominciato a ridicolizzare le forme di bene che non ritenevamo serie e abbiamo inventato il temine «buonismo», ma è finita per caratterizzare un certo stile, ruvidamente autoreferenziale, è reso necessario caratterizzare uno stile troppo diffuso come “cattivismo”.
Ci aiutino la Vergine Maria e il suo sposo Giuseppe, che obbedirono agli angeli inviati da Dio, ad ascoltare il messaggio severo che anche adesso il Signore ci ha rivolto e ci rivolge nella prova. Attenti bene. Non nella prova da lui voluta, ma attraverso la prova che si è creata negli intrecci della natura e della nostra vita.
Molti di noi volevano, in questi giorni, “fare Quaresima” con alcuni buoni propositi. Il Signore ci ha presi sul serio: ci sta insegnado il senso della vera Quaresima attraverso l’imprevisto della quarantena che ci viene imposta.
Ai malati un augurio di rapida ripresa. Per tutti l’auspicio di saper maturare alla scuola di Maria e di Giuseppe una umanità evangelica.
Sia lodato Gesù Cristo.
Prima di lasciare l’altare, al termine dell’Eucaristia, il Vicario dice:
Carissimi fedeli ed amici, volentieri annuncio un’iniziativa, che il Comune di Carpi desidera collegare a questa nostra celebrazione di preghiera per i malati e al “Padre nostro” che, tra pochi minuti, reciteremo uniti al Santo Padre e ai cristiani di tutte le confessioni nel mondo intero e per tutti gli uomini.
Per esprimere la partecipazione alla sofferenza di tante famiglie, che in questa pandemia hanno subito un lutto, il Sindaco di Carpi, Alberto Bellelli, proclamerà alcuni giorni di lutto cittadino con la bandiera del Comune carpigiano issata a mezz’asta.
Questo non è da capire come un segnale lugubre, ma, al contrario, come l’espressione pubblica di una comunione tra le persone di tutte le appartenenze. Noi credenti accogliamo questo segno e lo inseriamo nella nostra preghiera, convinti che essere sinceramente uniti è il sollievo più grande alla malattia, al dolore e anche ai lutti più drammatici. Quando si portano a più braccia, tutti i pesi, pur se gravissimi, diventano più leggeri. La molteplicità di braccia poi permette a ciascuno di esprimere al meglio la propria forza e di renderla efficace allo scopo.
Adesso, sorelle e fratelli carissimi, rivolti verso il suo Altare, supplichiamo insieme la Madonna Assunta, patrona della Città e della Diocesi di Carpi. La preghiera la leggiamo dal santino, che abbiamo distribuito nelle case per anziani e negli ospedali sia a Carpi, sia a Mirandola, cercando di consegnarla anche ai malati in isolamento. Leggerla insieme sentiremo che non siamo soli, la Madre di Cristo ci ascolta e per un attimo le nostre parole potranno superare i limiti che il necessario isolamento di alcuni impone a tutti. Cari malati, vi vogliamo davvero bene; siamo con voi e vi sentiamo vicini. Le barriere che speriamo blocchino il virus, non riescono a separare i nostri cuori.
PREGHIERA DI AFFIDAMENTO ALLA MADONNA ASSUNTA
Maria, Madre di Cristo e Madre nostra,
Vergine gloriosa assunta in cielo,
segno di salvezza e di sicura speranza
per la nostra città e per le parrocchie della diocesi,
risplendi anche oggi sul nostro cammino!
In questo tempo di prova mondiale, noi ci affidiamo a te,
che sempre abbiamo invocata come «Salute degli infermi»,
e ti chiediamo per tutti salvezza anche fisica, serenità e pace.
Tu sai di che cosa abbiamo bisogno e siamo certi che,
anche in questo momento di privazione e di fatica,
provvederai perché, come a Cana di Galilea,
dopo il rischio della tristezza, possa tornare la gioia e la festa.
Aiutaci, Madre nostra,
a conformarci al volere del Padre
e a fare con coraggio ciò che Gesù ci dirà.
Lui, che ha preso su di sé le nostre sofferenze
e si è caricato dei nostri dolori,
per Tua intercessione ci conduca alla gioia della libertà ritornata,
dell’amicizia senza ostacoli e della prossimità senza blocchi.
Amen.