Nell’attesa del progetto promosso dalla Pastorale giovanile di Carpi e Modena, il punto sugli oratori al tempo della pandemia
E’ contenuto nella recente lettera inviata dal Vescovo Erio Castellucci ai sacerdoti delle Diocesi di Modena e di Carpi il riferimento ad un progetto per implementare le attività di doposcuola e di oratorio nelle parrocchie. Una proposta che prende spunto dalla nota diffusa poco più di un mese fa dalla Conferenza Episcopale dell’Emilia- Romagna e che rilancia la necessità di ampliare i servizi a sostegno dello studio per ragazzi e adolescenti alle prese con la complessa gestione della didattica a distanza (Dad). Il coordinamento è affidato alle Pastorali giovanili di Modena e di Carpi che, come fa sapere Simone Ghelfi, responsabile del Servizio carpigiano, stanno valutando proprio in questi giorni come procedere in modo da venire incontro a progetti e necessità delle parrocchie. Per aprire la strada al lancio dell’iniziativa, su questo numero di Notizie Enrico Malagoli, presidente dell’Anspi Comitato Zonale di Carpi, illustra qual è la realtà attuale, in tempo di pandemia, all’interno degli oratori.
Enrico, facciamo un po’ di chiarezza: si sente dire, infatti, che gli oratori sono aperti ma, nello stesso tempo, non aperti tanto quanto lo erano nel periodo pre-covid. Cosa dicono, in sintesi, i protocolli vigenti? Come si svolgono le attività?
Bisognerebbe essere un esperto di giurisprudenza più che un volontario del “mondo oratorio”, ma provo a rispondere senza entrare troppo nei tecnicismi. Gli oratori sono aperti, ed è molto importante che lo siano, le attività educative per i minori sono garantite, ma ci sono tante discriminanti che rendono il potenziale di questi spazi sicuramente ridotto rispetto al periodo pre-covid. Le attività informali sono praticamente annullate, perché tutto deve essere riportato in una gestione controllabile e verificabile da un punto di vista igienico-sanitario. Le attività strutturate tradizionali sono sicuramente svantaggiate: la musica, lo sport e i corsi di formazione hanno limitazioni fortissime e che cambiano anche a seconda del colore della zona in cui si opera. I bar hanno temporaneamente chiuso, potrebbero restare aperti solo se fossero attività principale. Le attività per bambini e ragazzi in oratorio sono assimilabili nella gestione a quelle della scuola: gruppi sempre uguali nella composizione e possibilmente piccoli, svolgimento gestito in continuità sempre dagli stessi educatori.
Lei ha accennato al fatto che negli oratori si possono tenere solo attività strutturate, tipo doposcuola o corsi di varie materie e discipline, ma non momenti, per così dire, di ritrovo informale. Cosa può dirci di più al riguardo?
Le attività devono essere gestibili e verificabili anche da un punto di vista igienico- sanitario, bisogna accogliere chi arriva in oratorio, verificare la temperatura, disinfettare le mani, segnare le presenze: è una attività gravosa ed impegnativa già per una attività strutturata, per quelle informali diventa impraticabile… Questo è, certamente, un aspetto negativo perché l’oratorio è, per tanti ragazzi che non sono inseriti nelle associazioni ospitate in parrocchia, la porta aperta verso luoghi e situazioni “protette”, verso un rapporto “accompagnato” con il mondo adulto, che ora non trovano più. Tutto questo può generare disorientamento.
Agli oratori va riconosciuto un ruolo sociale molto importante: accogliere non è semplice, e lo sappiamo, prendersi le responsabilità…