Un’opera senza dubbio di notevole interesse conservata nella Cattedrale di Carpi, che fin dalla fondazione accompagna le liturgie e le azioni sacre nel sacro tempio, è l’organo, pregevole opera del “ferrarese” Giovanni Cipri, in realtà originario di Finale Emilia.
Nel 1540, infatti, a spese e su commissione dell’arciprete Tommaso Grillenzoni, viene commissionato al Cipri un organo per la nuova Collegiata di Carpi. Nel corso dei secoli l’organo è stato interessato da vari interventi di restauro e di ampliamento. Il più significativo fu senza dubbio quello del 1812 (che fa seguito ad un precedente del 1806) ad opera del veronese Giovan Battista Sona e del figlio Antonio, che rifecero ed ampliarono l’organo, conservando, oltre alla facciata originale, numerose canne del vecchio strumento.
Alla fine del secolo XIX (1896) a seguito di importanti lavori di restauro della cappella maggiore fu chiamato il bolognese Adriano Verati (attivo anche in alcune parrocchie foranee quali Budrione) perché arretrasse di circa quindici centimetri lo strumento sotto l’arco.
Il nuovo secolo vede ancora lo strumento al centro di importanti manutenzioni, soprattutto nel 1925, anno in cui si ritiene sia avvenuta la sostituzione della tastiera antica con una di tipo moderno.
Progetti di restauro e di rinnovamento furono proposti al Capitolo fin dal lontano 1954, ma solo nel 1971 alcuni lavori vennero affidati a Bartolomeo Formentelli, che completò l’opera di rinnovamento nel 1987.
Attualmente l’organo è oggetto di pulitura e sistemazione, prima della riapertura della Cattedrale, ad opera della ditta Bigi di Castellazzo di Reggio Emilia, che già negli anni passati ha effettuato interventi sullo strumento.