A causa del terremoto non è ancora possibile accedere agli archivi della Curia diocesana. Queste poche note, proposte con affetto e gratitudine, sono molto lacunose e per di più povere di riferimenti temporali. Don Ivo Silingardi è nato a San Matteo di Modena il 28 agosto del 1920. E’ stato ordinato sacerdote il 18 luglio del 1943 dal Vescovo Monsignor Vigilio Federico Dalla Zuanna, nel pieno della seconda guerra mondiale, nel corso della quale il nostro sacerdote ha trascorso sette mesi di prigionia nel carcere di San Giovanni nel Monte a Bologna. Don Ivo ci raccontava spesso di un particolare di questo periodo: una congregazione di religiose, le suore angeline adoratrici, avevano offerto la loro vita per la sua salvezza e libertà. Diceva di essere stato graziato: “Ho avuto salva la vita non una ma tre volte”. I primi incarichi riguardavano il mondo del lavoro, come assistente delle Acli e dell’Onarmo. Questo compito ha sviluppato in lui una particolare attenzione ad un grave problema dell’immediato dopo guerra: dare ai giovani ed alle ragazze un minimo di preparazione professionale perché potessero essere ammessi ad un lavoro dignitoso. Erano i tempi nei quali iniziava un intenso e veloce inurbamento. Sono nate in successione: una scuola di sartoria per ragazze che hanno poi trovato occupazione nelle camicerie della città; per i ragazzi una scuola di elettronica, tutti successivamente occupati nella Magneti Marelli. La guerra aveva lasciato altre ferite: tanti ragazzi orfani. Don Ivo ha iniziato tre case famiglia, ospitando almeno una quindicina di ragazzi per ciascuna, affidati ad una famiglia o almeno ad una mamma. Era assicurata la scuola, una casa e tanto affetto. Era il massimo che si poteva dare in quegli anni di faticosa ricostruzione Il nostro elenco non è ancora finito: siamo negli anni 80 e don Ivo con un gruppo di genitori ha iniziato ad occuparsi delle persone disabili; grazie anche a questa sua attenzione, la nostra città è riconosciuta come la più attenta a questa fascia di popolazione debole. Intanto le necessità del mondo del lavoro mutavano in fretta, ed ecco che don Ivo fonda la scuola alberghiera per tanti giovani e ragazze che hanno maggiore abilità nel lavoro manuale della cucina e della ospitalità. Nasce il Centro Nazareno di viale Peruzzi.
Dal 1985 don Ivo è assistente della fraternità di Comunione e Liberazione, un movimento con il quale il nostro sacerdote ha intrecciato una intensa attività di – sono sue parole: “dare e ricevere nella formazione cristiana”. Ha cresciuto tanti giovani nell’amore al Signore, nel servizio alla Chiesa ed alla società. Qui altri potrebbero dire molto e molto meglio. Don Julian Carron, il sacerdote responsabile di Cl, informato della sua partenza improvvisa, ha scritto di lui: “il suo volto solare e lieto era il segno più evidente di una lunghissima vita consegnata a Cristo”. Credo proprio che sia così.
Vengo a questi giorni. Ricordo la presenza di don Ivo alla Messa Crismale dello scorso mercoledì. Ritornava a casa lieto, gioioso come sempre e forse un poco di più. In tanti lo abbiamo udito dire: “Io sono pronto, perché il Signore non mi viene a prendere?”. Il Signore lo stava ascoltando attentamente. Il giorno dopo, Giovedì Santo, giorno così importante per noi sacerdoti, è avvenuta la caduta fatale. Credo che la sera del Venerdì Santo, quando anche Gesù aveva da poco conclusa la sua passione terrena, don Ivo sia stato abbracciato dal Dio e Signore. Con il grande stupore che – spero proveremo tutti, per questo felicissimo incontro – si sarà sentito dire: “Bene, servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”. Grazie don Ivo Don Carlo Malavasi