Le omelie del Vescovo monsignor Francesco Cavina nella solennità di Pasqua

29-03-2013

Non siamo soli!

 

Non è qui, è risorto . Questa la gioiosa notizia che è al centro delle omelie pronunciate da monsignor Francesco Cavina nella solenne Veglia pasquale di sabato 30 marzo e nella Santa Messa episcopale di domenica 31 marzo.

Un gioioso annuncio che il Vescovo ha voluto spiegare soffermandosi in particolare sulle diverse reazioni dei protagonisti dei brani del Vangelo proclamati nelle due celebrazioni. Si tratta di coloro che, recatisi al sepolcro dove è stato posto il corpo del Signore, lo trovano vuoto: le donne che avevano seguito Gesù fino alla fine; Maria Maddalena; gli apostoli Pietro e Giovanni.

Le donne, ha spiegato monsignor Cavina nell omelia della Veglia pasquale, vanno al sepolcro per prestare a Gesù l ultimo servizio: ungere il suo corpo , ma la tomba è vuota ed il corpo di Gesù è scomparso . Alle donne, perplesse e preoccupate, appaiono due uomini, che sono identificati come due angeli, che pongono loro una domanda: perché cercate tra i morti il Vivente? . Questo interrogativo, lo stesso rivolto da Gesù ai primi discepoli chi cercate? riguarda il bisogno fondamentale dell uomo ha sottolineato il Vescovo -. Potremmo chiamarlo la domanda del senso. Per chi e per che cosa vale la pena vivere? Qual è il senso della vita? Qual è il significato ultimo della realtà? Perché sono al mondo? . Ecco allora la risposta proprio nella Pasqua, nel Crocifisso morto e risorto , esemplare di ogni uomo . La resurrezione di Gesù infatti, ha affermato monsignor Cavina, rivela che l uomo viene alla luce portando dentro di sé il destino di diventare glorioso con Cristo attraverso le prove della vita. L uomo è concepito perché sia glorificato. Questa è la bella notizia che il cristianesimo porta nel mondo: Non siamo soli! Abbiamo la possibilità, se lo vogliamo, di vivere uniti a Cristo per morire e risorgere con Lui .

Una profonda unione con Cristo di cui fa esperienza in particolare il discepolo che Gesù amava , Giovanni, il quale davanti al sepolcro vuoto, come riferisce il Vangelo, vide e credette . Il verbo credere , ha precisato monsignor Cavina nell omelia del giorno di Pasqua, non va inteso nel senso che Giovanni creda alla resurrezione di Cristo. E troppo presto perché ciò sia vero. Giovanni ha capito che il corpo di Gesù non può essere stato rubato perché chiunque avesse rimosso il corpo, non lo avrebbe prima spogliato, né si sarebbe preso il disturbo di rimuovere e di arrotolare il soudarion e di lasciarlo in un luogo a parte (San Giovanni Crisostomo, In Giov. 85.4). Pertanto intuisce che qualcosa di straordinario deve essere accaduto lì dentro. Qualcosa che sfugge ad un indagine puramente umana .

Dunque in Giovanni, ha osservato il Vescovo, è presente un initium fidei. E inquieto, ha intuito qualcosa, ma non ha ancora capito. Comincia a credere . Tutto diventerà chiaro al momento dell incontro con il Risorto, quando i discepoli, ha sottolineato monsignor Cavina, comprenderanno che la resurrezione è la novità che Dio crea nel mondo e della quale saranno partecipi tutti coloro che crederanno nel suo Figlio. Comprenderanno che la morte, il dolore, la miseria e la debolezza sono vinti dall evento inaudito, sconcertante ed impensabile della Resurrezione di Cristo e che ha concluso – la vita dell uomo, per quanto dolorosa, drammatica e terribile è orientata verso la gioia, verso la felicità .