Carissimi Fratelli e Sorelle,
anche quest’anno desidero scrivere queste righe per augurare a tutti Buone Vacanze.
Mi piace questa parola che implica un concetto chiaro: essere sgombro, libero, senza preoccupazioni. Non è forse questo che ci auguriamo tutti quando finalmente possiamo godere di un periodo di ferie? Vacanza dal lavoro, dalla quotidianità, da una routine che, ogni tanto, è bene spezzare.
Un breve messaggio l’ho fatto ogni anno in questo periodo, ma per me questo è un momento speciale: a breve, il giorno del mio 75° compleanno, darò le dimissioni. E’ normale, al rag-giungimento di quest’età ogni vescovo presenta la rinuncia d’ufficio al Papa. E’ dunque con uno spirito diverso, se possibile ancora più prossimo a ciascuno di voi, che scrivo queste parole.
Carissimi, anche se il mio messaggio vuole essere di auguri affinché ciascuno di voi possa trascorrere un periodo di ferie rigeneranti, in un contesto sociale come l’attuale non posso prescindere da qualche riflessione. La necessità di una manovra correttiva sui conti dello Stato era evidente già da tempo, ma siamo proprio sicuri che non ci siano alternative? Mi rattrista profondamente vedere colpite così le famiglie lasciando la politica immune dai sacrifici. Pare che il concetto di moralità pubblica abbia perso valore, andandosene anch’esso in vacanza. Un fossato sempre più largo divide governanti e governati e questo non può che nuocere alla democrazia.
Se lo scenario italiano incute preoccupazione e, permettetemelo, genera un po’ di vergogna ‘ tasse, superbolli, ticket sanitari, scandali politici – anche quello internazionale non è dei migliori. E non mi riferisco alla crisi economica e di valori che scuote praticamente tutto l’Occidente, mi riferisco a quei Paesi dimenticati con la loro umanità periferica. Prendiamo il Corno d’Africa: a causa della siccità, in un silenzio assordante si sta consumando uno dei peggiori disastri umanitari dell’ultimo mezzo secolo: circa 12 milioni di persone rischiano di morire, tra loro oltre due milioni di bambini.
È l’Africa, ma quell’Africa distante mille miglia da quella dei resort a cinque stelle delle vacanze.
Che c’entra tutto questo con le vacanze, vi starete chiedendo. Niente se ciascuno di noi si riferisce alla propria vita e a quella della sua ristretta cerchia di affetti; tanto, tantissimo se allunghiamo lo sguardo e ci sentiamo fratelli e sorelle, cittadini di un mondo che cambia. A inizio 2011 il segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata, ha parlato di ‘disastro antropologico’ riferendosi a questo ‘andazzo generale che chiama in causa la responsabilità di ciascuno senza la pretesa di giudicare dall’alto o chiamandosi fuori’. Le sue parole, visto come sono andate le cose, non sono state ascoltate quanto avrebbero dovuto. Se la politica vive in un costante stato di fibrillazione, la gente non vuole farlo e richiede lucidità e chiarezza, obiettività e soluzioni eque.
Purtroppo anche in questa occasione la politica ha perso un’occasione preziosa, allora cerchiamo di non perderla noi, cittadini di questa amata Italia che proprio nel suo 150° anno di vita assiste a questa crisi che sta facendo da spartiacque tra un prima e un poi.
Questa premessa per dire che, quest’anno in modo particolare, non mi è facile parlare di vacanze, ma cercherò di farlo ugualmente, con l’augurio accompagnato dalla preghiera che ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, possa permettersi una vacanza. Spero per voi che la vostra sia sull’orma dell’anacoreta Arsenio che, alla ricerca di una vita autentica, pregava così: ‘Mostrami, Signore, il cammino della salvezza’. Ed è così che gli giunse una voce che diceva: ‘Arsenio, fuge, tace, quiesce. Arsenio, fuggi, taci, rappacificati’. Ecco, questo dovrebbe essere l’essenza della vacanza.
Fuge: allontanarsi, se possibile, dal luogo in cui si vive abitualmente. E se non lo si può fare, non perdersi d’animo, basta intraprendere un cammino personale e spirituale, ed ecco che il viaggio, il più bello tra l’altro, ha il suo inizio. Fuggire non significa scappare, ma prendere le distanze ed è solo così che si riescono a vedere cose e persone con la giusta prospettiva. E pregustare la gioia del ritorno.
Tace: sintonizzarsi sul silenzio, che incanto! Il silenzio è lo spazio autentico del Verbo, è nel silenzio che Dio ci parla ed è sempre nel silenzio che la nostra voce più profonda si fa sentire. Il silenzio è ricco, non temetelo mai ma andate a cercarlo. Vi garantisco, i suoi frutti sono copiosi. Il silenzio va abitato: se siete al mare o in montagna, assaporate in silenzio la natura, se rimanete a casa guardate in silenzio le cose abituali, sarà come vederle per la prima volta. Il silenzio insegna l’ascolto e la parola misurata, l’unica degna di essere pronunciata.
Quiesce: rappacificati, trova la quiete, riposa. Riposa fisicamente e psicologicamente; riconciliarsi con sé e con gli altri è molto più facile dopo il meritato riposo. Riappropriati della tua vita interiore, sarà un dono bellissimo per te stesso e per gli altri.
Fuge, tace, quiesce, se seguirete questa mia indicazione sarà più facile amarsi e amare, in una parola, sbocciare.
Allora, carissimi, per queste vacanze 2011 auguro a ciascuno di voi di sbocciare. Nella propria umanità, nella propria spiritualità. Prendetevi il tempo necessario, ricordate che la fretta è degli uomini, non di Dio. Lui è paziente, sa aspettare. Sa che i risultati migliori si ottengono così, con semplicità, e la natura ce lo insegna costantemente.
Allora, carissimi fratelli e sorelle, Buone Vacanze a tutti. Dovunque siate, non dimenticatevi di voi stessi, ma prendetevi cura di voi. Tornerete più forti, sereni e gentili alla quotidianità, ed è proprio di forza, tranquillità e garbo che c’è bisogno in questo mondo che chiede, che urla, di diventare un mondo a misura d’uomo. Meglio, di bambino.
In vacanza, liberi dai troppi vincoli, tutti torniamo un po’ bambini. Un buon modo per lasciare il passato alle spalle, godere del presente e riappropriarci di un’idea di futuro.
Vi saluto fraternamente, nel Signore
+ Elio Tinti, Vescovo