Omelia del Vescovo di Carpi Monsignor Francesco Cavina nel Giorno di Natale

Carpi, Auditorium San Rocco
25-12-2014
La nascita di Cristo a Betlemme, datata e ben localizzata, è stata preceduta da un’altra nascita, prima del tempo.
Questo ci rivela il Prologo del vangelo di San Giovanni, che abbiamo appena ascoltato, il cui insegnamento è stato riassunto nel Credo della Messa dove professiamo che Cristo è  “Nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero”. Prima di nascere nella storia e di abitare fra noi Cristo, dunque, esiste da sempre presso Dio.
Per parlare della nascita eterna del Figlio di Dio San Giovanni utilizza l’espressione: “Verbo” o “Parola”. Con questa definizione l’evangelista vuole esprimere la più intima realtà di Cristo, – vive in eterna unione con Dio ed è Dio, così come Dio è Dio – e la sua importanza per noi uomini – è legato alla creazione sin dall’origine di essa. Tutto il creato ha ricevuto l’essere e la vita dal Verbo divino e dipende da Lui nel suo esistere. Pertanto, l’uomo e la donna e le meraviglie della natura ci parlano di Lui. Guardando ad essi noi possiamo avere un’idea di chi è Dio.
Con il versetto: “E il Verbo si fece carne” l’evangelista Giovanni ci riporta a contemplare il bambino che è nato a Betlemme e nel quale possiamo vedere la “carne” che Dio ha assunto per salvarci. Quella carne, infatti, è il nuovo tempio della presenza di Dio, è la dimora del Padre e della sua gloria.
Il Verbo fatto carne è l’avvenimento definitivo della rivelazione e della storia.
Secondo la dottrina comune di tutta la Bibbia, Dio è invisibile. Anche San Giovanni ripete: Dio nessuno l’ha visto (Gv 1.18). Tuttavia, viene fatta un’esplicita eccezione per Gesù. Egli può dire: Chi vede me vede il Padre (Gv 14.9). Con queste parole viene indicata la necessità della mediazione di Gesù per vedere il Padre. Noi possiamo conoscere il Figlio di Dio e attraverso di Lui il volto di Dio diventa accessibile all’uomo. Noi siamo liberati dall’invisibilità di Dio nel Figlio fatto carne.
Alla domanda antichissima e sempre attuale: Dov’è Dio? È possibile rispondere: il luogo di Dio è Gesù Cristo che ha accettato di abitare in mezzo a noi come uomo. In Gesù Cristo Dio entra così intensamente nella comunità degli uomini che colui che Lo ascolta, ascolta il Padre, colui che Lo vede, vede il Padre; le sue azioni sono direttamente azioni di Dio.
Con l’Incarnazione l’umanità è ormai piena di Dio. La nostra salvezza è avvenuta, ma io non sono salvo fintanto che non accetto, non do il consenso a quella salvezza che già in Cristo è presente. Il Prologo, infatti, evidenzia che le creature non vogliono saperne del loro Creatore, che non solo le ha create, ma è anche sceso a cercarle nel loro mondo.
A chi lo accoglie il Verbo di Dio dona il diritto di diventare figli di Dio. La sua accoglienza avviene per mezzo della fede. Credere in qualcuno significa dare a lui piena adesione e fiducia, basare tutto su di Lui, affidarsi completamente a Lui per il presente ed il futuro. Questo deciso affidarsi ad una persona è guidato dal riconoscimento e dalla chiara coscienza di chi è colui al quale ci si affida. Noi possiamo affidarci e confidare pienamente in Cristo perché lo riconosciamo e accogliamo come Figlio unigenito di Dio.
Chi rimane in Lui, rimane in Dio e l’uomo può divenire, a ragione, figlio di Dio. In tal modo viene soddisfatto l’antico desiderio dell’uomo di essere come Dio.
Il Papa San Leone Magno – al mondo disilluso e smarrito a causa delle invasioni barbariche e attraversato da una profonda crisi di valori, di civiltà e di spiritualità – la Notte di Natale, grida: “Riconosci o cristiano la tua dignità, e reso partecipe della natura divina, non volere tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna”.
Lasciamo che questo bambino ci tiri per mano come fa un bambino quando vuole portare i genitori dove sa Lui, e allora Egli ci sorprenderà.