Omelia del Vescovo monsignor Francesco Cavina nella Santa Messa di Apertura dell’Anno della vita consacrata

Sabato 22 novembre 2014
22-11-2014
Cari fratelli e sorelle,
siamo riuniti questa sera per dire il nostro grazie al Signore per il dono che ha fatto alla Chiesa e al mondo della vita consacrata e per iniziare un cammino che, in comunione con la Chiesa universale, ci porterà a riflettere per un anno intero sulla presenza, l’importanza la necessità della vita religiosa per la missione della Chiesa.
Vorrei partire da una constatazione che è sotto gli occhi di tutti e che è motivo di sofferenza: Dio è scomparso nella coscienza di molti, vittima dell indifferentismo e dall agnosticismo.
Se confrontiamo il modo di “porsi” di Dio, oggi, con quello della rivelazione che egli fa di sé nell’Antico Testamento, dobbiamo constatare che Dio “non compare più”, sembra essere diventato silenzioso. La sua presenza si è fatta così discreta, così poco invadente che quasi non ci si accorge più di Lui. Infatti, la maggior parte della gente, nel nostro mondo occidentale, vive, ormai, come se Dio non ci fosse.
 
Perché questa presenza così discreta e silenziosa di Dio?
La risposta la troviamo in CRISTO.
Il Deus semper maior, il Dio sempre più grande, diventa, attraverso il dono del Figlio, il Deus semper minor, il Dio sempre più piccolo, fragile, debole, umiliato, fino ad accettare una morte terribile. E accetta tutto questo per farsi vicino a ciascun uomo e condividere in tutta la nostra condizione umana, fino al suo limite estremo, la morte.
 
In Cristo, Dio si presenta ormai come l’amore indifeso
– che può essere negato da qualsiasi adolescente presuntuoso;
– che può essere bestemmiato, insultato, strumentalizzato, abusato… impunemente
– che sembra essere diventato inutile.
 
Nel mondo e nella storia sembra, dunque, che l’amore indifeso di Dio non solo sia destinato al fallimento, ma che sia anche travolto e sepolto dalla violenza e dalla indifferenza umana. In una predica il Cardinale  Newman mette in bocca a Cristo questo rimprovero: “Pochi saranno pronti ad aprirmi subito quando busserò alla porta. Avranno sempre ancora qualche cosa da fare prima di aprimi; non saranno già pronti, si dovranno ancora preparare… Sono felici di essere sulla terra e non desiderano andare altrove, non desiderano cambiare”.
Tuttavia, riconoscere e accettare che Dio sia diventato “amore indifeso” non significa che sia assente, “inattivo”. Anzi Egli è si è fatto ancora più prossimo in quanto il suo “essere indifeso” gli consente di affiancarsi ad ogni uomo come amico, come fratello, come compagno di strada, come innamorato. Non a caso nel Cantico dei Cantici si legge: “Mi alzerò, dunque, percorrerò la città, per le strade e per le piazze cercherò colui che il mio cuore ama”. Queste parole possono essere applicate a Dio, che desidera incontrare l’uomo, lo ama come solo un innamorato può amare e proprio per questa tenta di fare breccia nel nostro cuore. Tuttavia, poiché Dio è rispettoso della nostra dignità, non si impone, non violenta la nostra libertà, non compie atti di violenza, ma domanda, aspetta, pazienta, propone.
Dio, ci dice Gesù, è come un Padre che sta sulla soglia di casa e scruta con trepido desiderio il nostro ritorno a casa. Ma il desiderio che ha di noi è così forte, così viscerale, così traboccante che quando ci vede non si limita ad attenderci sulla porta, ci corre incontro e prepara una grande festa. Ci libera, in altre parole, dall’insignificanza, dal non senso, dal nulla esistenziale.
E’ in questo contesto dell’instancabile ricerca dell’uomo da parte di Dio che possiamo porre la questione dell’importanza della vita religiosa. “Che cosa è la vita religiosa?”.
La vita religiosa è l’umanità diventata la sposa fedele di Dio, che finalmente corrisponde all’amore infinito del suo divino Sposo. Nella sua ricerca Dio ha posato il suo sguardo su di me, mi ha guardato, si è sentito attratto da me, mi ha attirato a sé con la sua tenerezza e la sua bellezza e mi ha dichiarato il suo amore.
Questa attrazione ha portato con sé la grazia della vocazione.
All’origine della consacrazione religiosa c’è, allora, una chiamata di Dio che si spiega solo con l’amore che egli nutre per la persona chiamata. Si tratta di un amore assolutamente gratuito, personale e unico che coinvolge la persona al punto che essa non appartiene più a se stessa ma a Cristo. Quelle e quelli che Dio chiama donano a loro volta a Cristo Redentore una risposta d’amore: un amore che si abbandona interamente e senza riserve e che si perde nell’offerta di tutta la propria persona (cfr PI,8-9).
La vita religiosa, quindi, si definisce come risposta d amore all’Amore.
Se è risposta d’amore non può che avere un carattere di assolutezza. E’ questo il senso liberatore dei voti di povertà, castità e obbedienza, che rimuovono ogni impedimento, anche naturale, anche legittimo, all’unico e al sommo bene che è Dio.
Ma ha senso oggi parlare di vita religiosa? Ha ancora, la vita religiosa, una missione nella Chiesa e nel mondo?
San Paolino da Nola, Sant’Agostino e San Benedetto, di fronte al crollo della civiltà romana, – non è la nostra situazione? – percepito come un evento drammatico e luttuoso si domandano: “Qual è ora l’unica cosa necessaria? Cosa dobbiamo fare per consegnare il tesoro della verità ai posteri?”. Essi intuiscono che la risposta alla crisi non si trova in una nuova organizzazione o in nuove strutture o in nuovi programmi pastorali, ma in persone pronte a rispondere con generosità alla chiamata di Dio. Scrive San Paolino: Perché a edificazione dell’intera comunità basta l’esempio di pochi, che agisce su due fronti: come punto di riferimento per i credenti e come testimonianza per gli scettici.
“Il consacrato, allora, è vivente profezia di Dio tra gli uomini smarriti di oggi”. Egli, infatti, annuncia con la sua vita il primato di Dio, rende presente la novità che è Cristo, proclama il valore inestimabile del Regno di Dio, umanizza con la sua presenza ed il suo servizio la società degli uomini.
Care sorelle e fratelli, il Vescovo e con lui la comunità diocesana, pubblicamente vi ringraziano per la vostra presenza, per la vostra generosità e il vostro servizio. Voi rappresentate una parte essenziale della Chiesa di Carpi e senza di voi tutti saremmo più poveri, più soli e privi di profezia. Vi raggiunga, dunque, tutta la nostra gratitudine ed il nostro affetto.
In questa celebrazione eucaristica preghiamo perché il Signore ci conceda la grazia di essere un cuor solo ed un’anima sola e di operare insieme per la gloria di Dio e la costruzione del Suo Regno.
La Vergine Maria, maestra del silenzio, madre dell’umiltà e del “sì” incondizionato  illumini il nostro cammino con il suo esempio e ci accompagni con la sua materna e affettuosa protezione.  
 
+ Francesco Cavina, Vescovo