Omelia nella Santa Messa del giorno di Natale

25-12-2013

 

Ognuno dei 4 evangelisti inizia il Vangelo in modo diverso. S. Giovanni nel prologo del suo Vangelo vuole aiutarci a scoprire l identità del bambino che abbiamo contemplato nascere questa notte e la sua importanza per gli uomini. Chi è? Da dove viene? Quali sono le sue caratteristiche? In quale rapporto sta con la creazione e con gli uomini?

Tutte queste domande trovano la loro risposta nel brano che abbiamo appena ascoltato: Gesù di Nazareth è il Verbo di Dio che è in stretta relazione con Dio.

Il libro della Genesi inizia con le parole: In principio Dio creò il cielo e la terra.  Il Vangelo di Gv non inizia con l affermazione: In principio Dio creò il Verbo, bensì con l affermazione: In principio era il Verbo. Il Verbo non è creato esiste da sempre e questo significa che è senza principio e senza fine. E da sempre presso Dio ed è Dio, così come Dio è Dio.

Dopo avere parlato del Verbo e del suo rapporto con Dio, l evangelista Giovanni presenta il rapporto del Verbo con la creazione, che viene così definito: Tutto è stato fatto per mezzo di lui. Un affermazione che viene ulteriormente rafforzata dalle parole: E senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. Tutta la creazione, dunque, sin dalla sua origine è legata e dipende nel suo esistere dal Verbo divino.

Pertanto, quando il Verbo viene nel mondo non entra in un paese straniero, in un mondo a Lui estraneo, bensì viene nella sua proprietà, viene a casa sua, tra i suoi. In particolare, il rapporto del Verbo con gli uomini è caratterizzato da vita e luce . Infatti, il Verbo, essendo Dio, possiede la pienezza della vita. E questo significa che in Lui è assente ogni ombra di morte e di limite e pertanto diventa per gli uomini luce che illumina, orientamento e meta.

Il v. 14 Et Verbum caro factum est , è il versetto centrale, la vetta luminosa del Prologo, la sintesi di tutto il mistero cristiano, la pietra angolare, preziosa, su cui riposa la salvezza del mondo e la possibilità data agli uomini di conoscere Dio, di amarlo, di essergli uniti per sempre. Si tratta di una frase semplice e disadorna, lasciata cadere con la forza inaudita di un macigno.

Il Verbo, Persona divina, tutt uno con il Padre, che dall eternità è presso Dio ed è Lui stesso Dio, nel quale c è la pienezza della vita e nel quale non c è ombra di oscurità, ebbene questo Verbo in un momento preciso nasce nel tempo, abita tra noi, fatta uomo di carne come noi. Si fa piccolo, entra nella precarietà e si mette alla pari con noi per incontrare la sua creatura, nella debolezza della sua condizione umana ferita dal peccato.

 

Il testo prosegue raccontando un dramma inatteso e sconvolgente. Per due volte viene detto che il Verbo di Dio incarnato è stato respinto. Egli viene nel mondo, ma gli uomini, che devono a Lui la propria esistenza e il loro essere in vita non lo hanno accolto, lo hanno lasciato fuori dalla porta, non hanno voluto averlo tra loro.  In sostanza l opera del Verbo incarnato si scontra contro una forza ostile: le tenebre, il diavolo, satana. Ma la luce risplende e prevale. Infatti: le tenebre non hanno vinto la luce.

Tuttavia, il Verbo di Dio trova anche accoglienza. A coloro che lo accolgono mediante la fede, cioè si fidano di Lui e a Lui si affidano, è dato il diritto di diventare figli di Dio. I genitori sono tali perché trasmettono ai figli la vita e vivono con essi un legame familiare e personale. Figli di Dio, allora, sono coloro che ricevono la vita da Dio con il Battesimo, che vivono in familiarità con Lui mediante il sacramento dell Eucarestia e qualora questa vita, a causa del nostro peccato, sia in pericolo di spegnersi, viene sanata con il sacramento della confessione.

Il mistero-evento dell Incarnazione del Figlio di Dio diventa per tutti i battezzati uno stimolo ed un incitamento ad aiutare i fratelli a scoprire la meravigliosa ed inaudita dignità a cui tutti sono chiamati: divenire figli di Dio ed eredi del Padre nostro celeste.