Una firma che fa bene: ogni anno le firme dei contribuenti diventano migliaia di opere.
A sostegno dell’intera comunità
Un gesto di reciprocità nei confronti dei fedeli che scelgono la Chiesa cattolica come destinataria dei fondi 8xmille; un racconto, attraverso il linguaggio dei numeri, dell’impatto di ogni firma sul territorio. È il senso del rendiconto pubblicato ogni anno dalla Diocesi di Carpi sull’utilizzo delle somme erogate dalla Cei. Nel 2023 ammontano a 520.900,00 euro per esigenze di culto e pastorale e a 494.967,17 euro per interventi caritativi. Le voci comprendono l’aiuto a famiglie in condizioni di povertà, anziani, disabili e altre persone fragili; sostegno alle missioni, alle iniziative educative rivolte ai giovani e altre attività. Ne parla l’arcivescovo Erio Castellucci, che racconta l’impatto dell’8xmille nel territorio modenese e ne spiega i criteri secondo i quali avviene la distribuzione delle somme e le priorità, al centro delle quali vi sono “tutte le forme di povertà”, da quella materiale a quella spirituale.
Monsignor Castellucci, in che modo vengono investiti i fondi 8xmille Cei nelle Diocesi di Modena- Nonantola e di Carpi? I fondi 8xmille sono investiti in modo da rispettare le tre finalità generali per le quali vengono raccolti, che sono state stabilite dalla legge 222/1985: esigenze di culto e pastorale, interventi caritativi in Italia e nei Paesi in via di sviluppo e sostentamento dei sacerdoti. Ogni anno gli organismi diocesani competenti orientano la destinazione della somma assegnata – sia quella per culto e pastorale sia quella per attività caritative – a seconda delle priorità individuate. Il sostentamento dei sacerdoti invece è a cura dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero, con l’integrazione da parte della Cei delle somme eventualmente mancanti.
Quali interventi, secondo Lei, hanno riscontrato particolare priorità pastorale? Le priorità vengono individuate anno per anno. Certamente tutte le forme di povertà, da quelle materiali a quelle educative, relazionali e spirituali, sono oggetto di particolare attenzione. In questo senso, la Caritas diocesana ha maggior voce in capitolo nella destinazione delle quote riguardanti le attività di assistenza.
Quali sono i criteri pastorali da Lei delineati per la distribuzione dei fondi? I criteri elaborati in questi anni e rilanciati nelle diverse Lettere pastorali riguardano sia le risposte immediate, che sono in parte imprevedibili e affidate anche alla Carità del vescovo, sia quelle programmabili.
C’è una varietà di interventi che vanno dal sostegno agli oratori per i giovani all’accompagnamento delle famiglie in difficoltà. Che cosa accomuna tutte queste voci al messaggio evangelico? Sempre, quando e dove possibile, gli interventi mirano a mettere le persone (enti, associazioni, parrocchie, famiglie…) in una condizione di partecipazione e non di semplice elargizione: si tratta, cioè, di contribuire a far sì che possano uscire dalla dipendenza economica e costruire con le proprie forze le risposte ai problemi che si manifestano. Insomma, la famosa sentenza: “non darmi solo il pesce, ma insegnami a pescare”. Qualche volta la diocesi deve comprare anche il pesce e distribuirlo, ma quando e dove possibile cerca di acquistare gli attrezzi per pescare e insegnare a farlo. Questa è l’ispirazione comune a tutti i tipi di intervento, sia nei campi della prevenzione ed educazione, sia in quelli dell’accompagnamento e della cura, sia infine in quelli dell’edilizia di culto.
Qual è, secondo Lei, l’impatto dei fondi 8xmille sulla comunità locale? Che benefici ne trae il territorio? Nei numerosissimi incontri con le istituzioni e gli enti della comunità civile ricevo molti riscontri positivi sull’uso dei fondi dell’8xmille. Ormai sarebbe difficile immaginare l’azione della Chiesa nella società italiana, e anche nella nostra realtà locale, a prescindere da questo contributo. Nel panorama generale, e soprattutto nel confronto con le grandi necessità che si presentano, la cifra complessiva dei fondi 8xmille non è forse così “visibile”, anche perché è sparsa su tantissime iniziative.
Cosa succederebbe se non ci fosse l’8xmille? Se non ci fosse questo contributo sarebbero in difficoltà non solo le nostre comunità e associazioni cattoliche, ma anche gli enti e le istituzioni del territorio. Pensiamo solo al vastissimo raggio d’azione della Caritas diocesana e delle Caritas parrocchiali o all’attività degli oratori e doposcuola parrocchiali: assistono migliaia di persone e, anche se in gran parte si avvalgono del volontariato, spesso necessitano di contributi per poter offrire servizi adeguati, strutture adatte e rispondenti alle normative. Se venissero a mancare i contributi economici, molte di queste attività andrebbero a chiudersi, o quasi, e la pubblica amministrazione dovrebbe far fronte ad enormi problemi. La collaborazione, anche in questi settori, è vincente: e infatti è molto buona.
V.P. – E.T.