Domenica 2 febbraio molto partecipata a Quartirolo la Messa per l’anniversario di monsignor Cavina. A due anni dal suo ingresso in Diocesi, i temi che gli stanno particolarmente a cuore.
Tra presente e futuro
I giovani monsignor Francesco Cavina li incontra regolarmente in Vescovado, in un clima familiare. Sono ‘una delle esperienze pastorali più arricchenti tra quelle vissute in questi due anni. I ragazzi e le ragazze sono carichi di umanità, di sensibilità e si pongono seri interrogativi sul senso della vita. I giovani che ho incontrato hanno il cuore molto recettivo, sono desiderosi di fare della loro esistenza una cosa grande e bella e sono entusiasti di scoprire la bellezza della fede.
Con le marce penitenziali dei primi sabati del mese continuiamo a pregare affinché qualcuno di loro si interroghi sulla propria vocazione e possa rispondere con entusiasmo alla chiamata del Signore alla vita sacerdotale o religiosa’.
Il lavoro il Vescovo lo segue con attenzione quotidiana, ma l’incontro faccia a faccia con quel mondo avviene soprattutto quando visita le fabbriche per le benedizioni di Pasqua e Natale. ‘Un’esperienza unica! Ringrazio tutti coloro che mi accolgono con tanta amicizia e stima e mi auguro che le aziende e le varie realtà lavorative che richiedono la presenza del Vescovo possano continuare ad aumentare. Il dialogo che ho avuto con le persone incontrate ha fatto emergere ciò che sta loro a cuore: il lavoro giustamente, l’educazione dei figli’.
Un progetto di microcredito ‘ 10 mila euro da restituire secondo modalità personalizzate – pensato e voluto personalmente da monsignor Cavina è Fides et Labor, ‘un modo umile ma concreto per dire che la Chiesa crede nella creatività e nel lavoro di chi, soprattutto i giovani, vuole ‘inventarsene’ uno ma non ha i mezzi per partire. A due mesi dalla presentazione ufficiale, sono già numerose le richieste arrivate, valutate da un apposito comitato tecnico. A giorni verrà erogato il primo finanziamento’.
La famiglia e il progetto educativo dei figli sono temi particolarmente cari a monsignor Cavina. ‘L’educazione non può essere demandata a una sola agenzia, serve l’aiuto di tutti. I giovani vanno sottratti alla diffusa cultura di morte che si maschera anche con forme di evasione e di divertimento ai limiti ‘ spesso oltre i limiti – della ragionevolezza. Credo fortemente all’impegno dei sacerdoti nelle visite alle famiglie, è un modo per conoscerne i problemi, le difficoltà, le speranze. E’ un’opportunità per aiutare le persone a trovare risposte e a farle sentire meno sole.
In novembre e dicembre per la nostra Scuola di Teologia ho tenuto un ciclo di lezioni molto partecipato: era rivolto alle coppie che collaborano all’animazione dei corsi di preparazione al matrimonio. Oggi ci si sposa meno, ma il matrimonio è una fase decisiva per costruire le fondamenta della famiglia e va accompagnata’.
La ricostruzione post sisma interessa al Vescovo soprattutto sotto l’aspetto
della ‘ricostruzione’ delle persone. ‘E’ emerso chiaramente ‘ sostiene ‘ che chi fa la Chiesa sono le persone, non le chiese di pietra, seppure cariche di fede, di storia, d’arte, di affetti. Il desiderio di ricostruire, di rimettere in efficienza le nostre strutture, seppur legittimo e comprensibile, non deve trasformarsi nell’unica preoccupazione pastorale. Guai a smarrire il senso della missione della Chiesa per la quale le strutture sono al servizio delle persone e dell’evangelizzazione. In questo tempo è emerso il fatto che nonostante la maggioranza delle chiese non sia ancora agibile, le persone hanno saputo riorganizzarsi attorno ai centri di comunità o ad altre strutture alternative facendo emergere aspetti che mi hanno colpito e commosso. Penso a una più convinta partecipazione all’Eucaristia e a una maggior cura per il decoro della liturgia seppur in un contesto di provvisorietà’.
Il sociale e la sanità rivestono un aspetto importante: all’ospedale Ramazzini il Vescovo ha sempre creduto molto, tanto che, nel post sisma, ha dichiarato: ‘Assieme alla Cattedrale il nostro ospedale è una priorità assoluta’ intendendo l’aspetto murario e tecnologico, ma soprattutto la qualità professionale. Ha investito anche mettendo a disposizione un’équipe: tre sacerdoti, un diacono che, oltre a una suora, garantiscono conforto spirituale a degenti e famigliari.
Sul sociale l’intervento forte sul piano assistenziale è indubbiamente quello della Caritas, ma va sottolineato anche l’impegno verso i nomadi. ‘Un diacono e alcuni catechisti ‘ osserva monsignor Cavina ‘ sono presenti settimanalmente nel campo occupandosi prevalentemente dei minori senza comunque dimenticare che le persone vanno accettate nella loro diversità e contemporaneamente aiutate a inserirsi nel tessuto sociale, a vivere con dignità in un contesto salubre e a condividere le regole di convivenza’.
La politica deve smettere di essere ‘la politica dello spot’ dove tutto si riduce a slogan per affrontare la realtà e dare risposte ai problemi veri della società. Ritengo fondamentale il contributo dei cattolici alla vita politica, sapendo che occorre essere molto esigenti con chi si impegna direttamente nei partiti e nelle istituzioni’.
La Chiesa ha dimostrato la sua lungimiranza e con la rinuncia di Papa Benedetto XVI un grande coraggio. ‘Davanti alla scelta del Pontefice ho provato sorpresa, incredulità, dolore, tuttavia a distanza di quasi un anno quell’evento storico ha manifestato tutta la sua forza dirompente. Papa Benedetto ha scelto di ‘morire’ per essere sorgente di vita per la Chiesa. Senza la sua scelta dettata da una grande umiltà e fede, non avremmo avuto il dono di Papa Francesco. Grazie al suo pontificato la Chiesa sta vivendo una primavera inaspettata di fronte alla quale in tanti, credenti e non, sono costretti a interrogarsi. Vedo una assoluta continuità sui contenuti della fede tra i due Papi, c’è solo un modo e uno stile diversi nel presentarli.
Nella nostra Diocesi, come in tutta la Chiesa, si avverte l’urgenza dell’evangelizzazione, d’altronde non potrebbe essere altrimenti visto che l’evangelizzazione è la ragione d’essere della Chiesa. E’ l’incontro con il Signore Gesù, vivo, a cambiare la nostra vita. Ognuno deve fare la sua parte là dove il Signore lo chiama a vivere, a soffrire, a lavorare, a divertirsi, a studiare’ La fede non è altro dalla nostra vita, la fede è un dono da vivere e testimoniare quotidianamente’.