Il numero di contatti dei centri di ascolto delle Caritas della regione (4 mila in più dal 2004 al 2005) è impressionante. E ancor più impressionante è il fatto che circa un quarto è rappresentato da italiani. La denuncia di povertà che comportano esclusione, come viene sottolineato nella introduzione, rende necessario un intervento di promozione; questo significa porre attenzione alle cause culturali o sociali che la determinano, saper leggere a fondo i dati che riguardano i minori disagiati, individuare le cause delle dipendenze e della tratta di ‘schiave della prostituzione’. Solo così può nascere un progetto in grado di mettere in discussione il sistema che rende possibili tali situazioni di disagio economico ed esistenziale. I fronti sui quali intervenire sono due: quello della cultura diffusa individualista radicale e quello dell’impianto politico, debole rispetto al prevalere di logiche di mercato per le quali tutto è commerciabile. Questi due aspetti riguardano qualcosa che va oltre l’assistenza ai poveri ed investe tutta l’attività della Chiesa Cattolica. Non ci si potrà accontentare della ritualità del sacro, si dovranno invece affrontare i temi di una formazione capace di mettere in discussione certi assunti della nostra epoca e di preparare persone capaci di assumersi responsabilità di dibattito culturale e politico. In questo senso le Caritas come sentinelle avvertono il disagio di una società che ha bisogno di assistenza, e chiamano l’intera Chiesa ad una missione che compia la scelta preferenziale dei poveri, perché non sia solo una ‘crocerossina della società’ che interviene a curare le ferite senza poter fare nulla sulle cause. Al contempo si raccoglie uno dei suggerimenti fondamentali del convegno di Verona: il superamento della pastorale delle deleghe per una pastorale integrata e centrata sull’unità della persona e sulla sua dignità.
L’impoverimento degli italiani è il chiaro indice del progressivo impoverimento che interessa la nostra società; mette in discussione il sistema produttivo e distributivo. Per questo è urgente una riflessione sul tipo attuale di mercato che domina la politica senza che questa riesca a implementarlo con regole tese a tutelare i più deboli.
I risultati dello studio Istat 2006 dimostrano che la povertà ha colpito il nostro Paese, e che la famiglia è in difficoltà per una serie di problemi dovuti a contingenze economiche diffuse, anche se con accentuazioni più significative in Italia. La famiglia italiana, specie quella con prole numerosa, diventa sempre più povera; nel 2005 ammontavano a 2.585.000 le famiglie con spesa inferiore alla soglia di povertà, pari all’11% delle famiglie residenti, per un totale di oltre 7, 5 milioni di persone. Tematiche come la povertà delle famiglie e la sicurezza sul lavoro hanno quindi riportato in prima pagina la necessità della prevalenza della politica sulla economia.
La riflessione conclusiva non può che essere a partire dalla citazione che nell’introduzione viene fatta del documento del consiglio permanente della Cei ‘Chiesa e prospettive del paese’ (n.6, ottobre ’81), in particolare per quanto concerne la necessità di ripartire dagli ultimi per essere veramente Chiesa. La scelta dei poveri è evangelica ed è un fatto costitutivo della identità cristiana. Certamente i poveri necessitano del nostro amore fattivo, ma noi con loro ritroviamo la nostra identità di cristiani, con loro ‘potremo tutti recuperare un genere diverso di vita’.
* Prof. don Franco Appi, docente di Teologia Morale Sociale presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna a Bologna.