09-02-2018
Celebriamo oggi la festa della Presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme. La Santa Messa è stata preceduta dalla processione con le candele accese. Esse sono il segno della luce che il vecchio Simeone vide entrare nel tempio nella persona di Gesù e per la quale ringraziò il Signore perché in quel Bambino vide finalmente il compimento delle promesse di Dio. Il testo evangelico afferma che Simeone “aspettava la consolazione di Israele” (v.25). La bellezza e la grandezza di questo uomo vecchio risiede proprio nella sua speranza. Che cosa gli ha permesso di continuare a credere in Dio, a sperare in Lui, ad amare Lui nonostante le tante soff erenze che il popolo ebraico aveva subito nel corso della sua storia e la schiavitù che stava vivendo? Il testo evangelico ci dice che Simeone era un uomo giusto e pio e che “lo Spirito Santo era su di Lui” (v. 25). E’ lo Spirito che ha mantenuto viva in Simeone l’attesa del Signore e gli ha permesso di vedere nel bambino Gesù, portato dai genitori al tempio, il “fuoco” e la “lisciva” mandati dal cielo per purificare il popolo di Israele e ristabilire la possibilità di una nuova e giusta relazione tra Dio e l’umanità.
Il Bambino, che Giuseppe e Maria portano al tempio, infatti non è solo pegno dell’amore e della fedeltà di Dio a Israele, ma è dono per tutti i popoli perché solo in Cristo è possibile costruire quella che il Papa Paolo VI chiamava “la civiltà dell’amore”. Tuttavia, il Mistero di questo Bambino non si risolve nel suo essere “luce” che illumina le tenebre nelle quali vive l’umanità a causa del peccato e della morte. Simeone intravvede in Cristo anche un altro aspetto, e lo esprime nelle parole rivolte alla Madre. Il bimbo sarà “segno di contraddizione” (v.34). Cristo è dunque la luce del mondo, ma una luce contraddetta. Si tratta di parole profetiche. Ieri come oggi il Figlio di Dio fatto carne è nello stesso tempo cercato e rifi utato, amato e crocifi sso, sconfi tto e vittorioso. Una simile contraddizione coinvolgerà anche la Madre, la cui soff erenza per il rifi uto del Figlio viene paragonata al dolore provocato da una spada che trafi gge il cuore. Dopo l’incontro con Simeone avviene l’incontro con Anna, una donna molto anziana, vedova, che ha riempito la solitudine della vedovanza dedicandosi al servizio del Signore, consacrandosi a Lui. Nel tempio ha trovato una nuova casa.
La sua vita non è priva di senso perché è al servizio di Dio; la sua vita non è senza amore, perché ella ama Dio e lo serve giorno e notte. Grazie a questo suo amore e servizio ha acquisito una capacità nuova di vedere. Ella vede ciò che altri non riescono a vedere, perché sa andare in profondità. Anna, dunque, guarda e riconosce nel Bambino il Messia, il Salvatore. E’ tanta la gioia che le riempie il cuore da sentire la necessità di parlare del bambino a quanti aspettavano la redenzione. Anticipa la missione della Chiesa e di ogni battezzato: annunciare a tutti Cristo sal- vatore dell’uomo. Abbiamo aperto la nostra celebrazione, come dicevo all’inizio dell’omelia, avanzando verso l’altare con un cero acceso in mano. Si tratta di un rito che anticipa, in qualche modo, il triplice annuncio della veglia del Sabato santo, Lumen Christi.
La luce è Cristo. “Mentre io sono nel mondo – dice Cristo stesso – sono la luce del mondo” (Gv 9,5). E la luce siamo noi, noi stessi se la riceviamo da Lui: “Voi siete la luce del mondo” (Matteo 5, 14) ci dice il Maestro. Ma come riceviamo la luce che è Cristo, come la facciamo risplendere? La risposta a questi interrogativi ci viene ancora dal cero. Il cero fa luce perché arde e mentre arde si consuma. Il cero che arde ci ricorda che la nostra vita, in forza del battesimo che tutti abbiamo ricevuto, appartiene al Signore, che solo in Lui trova la sua consistenza e quindi deve ardere solo per Lui. Questa appartenenza al Signore si trasforma in luce quando viviamo nella fede, nella speranza e nella carità, la nostra vocazione, qualunque essa sia, quando viviamo nell’obbedienza alla volontà del Signore, quando con coraggio e fedeltà annunciamo Cristo unico Salvatore del mondo.
Cari fratelli e sorelle, in questa festa della Presentazione del Signore la Chiesa celebra la Giornata della vita consacrata. Oggi vogliamo ringraziare e lodare il Signore per questo dono inestimabile, che arricchisce la comunità cristiana ed il mondo. Infatti, come la vita di Gesù è la manifestazione di “Dio con noi”, così la concreta dedizione delle persone consacrate a Dio e ai fratelli diventa segno eloquente della presenza del Regno di Dio per il mondo di oggi. Carissime religiose e religiosi, la vostra piena donazione a Cristo e alla Chiesa è un annuncio forte e chiaro della presenza di Dio in un linguaggio comprensibile a tutti. E’ questo il primo servizio che la vita consacrata rende alla Chiesa e al mondo. All’interno del Popolo di Dio voi siete come sentinelle che annunciano la vita nuova già presente nella nostra storia. Come ceri accesi, irradiate, dunque, in ogni luogo l’amore di Cristo, luce del mondo. In questa giornata a voi in special modo dedicata, il Vescovo, a nome di tutta la Chiesa diocesana, vi esprime gratitudine, riconoscenza e aff etto, prima ancora che per il servizio che svolgete, per il vostro essere tra noi, che ci rivela le tracce della presenza e dell’azione di Cristo. Insieme preghiamo Maria Santissima, la Vergine tutta consacrata a Dio, perché vi aiuti a vivere in pienezza la vostra speciale vocazione e missione per il bene della Chiesa e per la salvezza del mondo.
+ Francesco Cavina