Commento al Vangelo di Domenica 30 giugno 2019

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
26-06-2019

Sei tu, Signore, l’unico mio bene

Letture: 1Re 19,16b.19-21; Sal 15 (16); Gal 5,1.13-18; Lc9,51-62 – Anno C – I Sett. Salterio

 

Dal Vangelo secondo Luca

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».   

Gesù sa cosa lo attende a Gerusalemme: la passione e la morte. Eppure rompe i ponti con la Galilea e si dirige decisamente verso Gerusalemme, affronta con coraggio il suo destino. Un destino di incomprensione e di rifiuto da parte di coloro che Egli è venuto a beneficare, a salvare. Non si tratta solo di un’esperienza che ha vissuto Cristo, ma che continua ancora oggi nella vita della Chiesa e di tantissimi cristiani sparsi nel mondo.

Il Signore risponde al rifiuto non con la violenza o la vendetta, ma con l’amore perché Egli non vuole limitare la libertà di nessuno anche se dalla scelta fatta – per Lui o contro di Lui – dipende il bene o la rovina della persona.

Mentre Gesù va incontro decisamente al suo destino in Gerusalemme, ricorda quali sono le condizioni per seguirlo. Due uomini gli si avvicinano spontaneamente e gli dicono che vorrebbero seguirlo, mentre un terzo viene chiamato da Gesù stesso.

Il primo uomo esprime a Gesù la sua incondizionata disponibilità: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Gesù è l’uomo libero per eccellenza, è l’uomo distaccato, è l’uomo che ha un solo scopo: fare la volontà del Padre. Lo stesso distacco, la stessa libertà e lo stesso legame Gesù li richiede a chi vuole seguirlo.

Gli altri due uomini pongono alla loro disponibilità a seguire Cristo delle condizioni nelle quali entrano in gioco i legami familiari. Le parole di Gesù alla loro richiesta suonano molto dure. Esse mostrano con chiarezza che Gesù esige una sequela incondizionata. Chi vuole seguirlo, deve decidersi totalmente per Lui e legarsi a Lui. Lo sguardo non deve essere rivolto all’indietro (a ciò che si lascia), ma in avanti (a ciò che si trova), cioè la persona di Gesù.

Egli è la vita, tutto il resto senza di lui è morte. La realtà decisiva per la vita è seguire Gesù, l’unione con Lui, il servizio per Lui. In vista di questo può essere necessario fare delle rinunce e sciogliere dei legami. Però non si deve mai giungere alla rinuncia per la rinuncia. Di fronte a richieste così radicali da parte del Signore possono sorgere degli interrogativi: “E’ possibile una risposta come quella che Gesù chiede? E’ praticabile la via da Lui tracciata?”. La soluzione ci viene offerta dalla seconda lettura: è lo Spirito di Gesù che ci rende capaci di dare una risposta vera alla chiamata di Cristo.

Inoltre, dovremmo aggiungere che le richieste di Gesù sono praticabili nella misura in cui c’è una vera comunità. Là dove il singolo è isolato, non circondato da una comunità di fratelli che insieme con lui seguono Cristo, la vita cristiana diventa molto dura e difficile, per non dire impossibile. Infatti l’azione dello Spirito di Cristo forma la Chiesa, la comunità di Gesù. Soltanto entro la famiglia di Gesù è possibile praticare il radicalismo evangelico.

+ Francesco Cavina