Sarà presentato a San Possidonio lunedì 25 aprile alle 10.30 – dopo la Messa in suffragio dei caduti alle 10 – il volume su don Enrico Bussetti, pubblicato nel 2020 ma rimasto “nel cassetto” per due anni a causa della pandemia. Ora finalmente questo importante sacerdote della Diocesi, che per 35 anni ha retto la parrocchia di San Possidonio, potrà essere degnamente ricordato.
L’iniziativa del 25 aprile, organizzata dall’Anpi e dall’Amministrazione comunale di San Possidonio, si svolgerà presso la sala di comunità parrocchiale e vedrà l’intervento dell’autore, Fabio Montella, e delle autorità civili e religiose.
Il libro, fortemente voluto da Alfredo Roversi, responsabile dell’Anpi, in collaborazione con il Comune, si intitola “Un parroco e la sua comunità nel secolo degli estremi” ed è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto Storico di Modena e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola. Don Bussetti, nato a San Martino in Rio nel 1884, ha guidato la parrocchia di San Possidonio dal 1924 al 1959.
Il volume contiene, tra l’altro, un’interessante presentazione scritta dal Vescovo di Carpi, Erio Castellucci. “Poco, fino d’ora, si conosceva di don Bussetti – scrive monsignor Castellucci – se non qualche accenno all’autentico senso di appartenenza alla sua parrocchia in quegli anni particolari (dall’agenda di monsignor dalla Zuanna, dalle cronache e da testimonianze orali). Il sacerdote rappresentava, al tempo, il punto di riferimento, soprattutto nelle piccole comunità, non solo per i vicini alla chiesa; nel nostro caso don Enrico ha saputo incarnare questa fiducia agendo con coerenza e fermezza di principi per il bene di tutta la sua gente. Nel volume emerge molto bene l’attività sociale e civica di don Enrico, impegnato nei rapporti con le autorità locali, ma pure la fondamentale opera pastorale del sacerdote, attento alla cura delle anime che gli sono state affidate, così come l’attenzione agli aspetti materiali della casa del Signore, che il Bussetti desidera ordinata ed accogliente. (…) La ricerca di Fabio Montella, corredata da un solido apparato di fonti documentarie – prosegue il Vescovo – restituisce la fi gura di un sacerdote attento alla realtà del proprio paese, preoccupato dei suoi parrocchiani, desideroso di lodare il Signore nel suo Tempio santo. Emerge un tratto del sacerdote Bussetti che prima non era stato definito (…) ne esce un presbitero che vive il suo tempo, di cambiamenti e di conquiste, che sa sfruttare per il bene della comunità parrocchiale e del paese di san Possidonio”. “Nonostante siano passati più di 60 anni dalla sua morte – spiega Fabio Montella – il ricordo di questo parroco bonario che amava intonare canzoni in chiesa è molto vivo in paese; come spesso accade, però, la memoria era frammentata, non univoca e fissata su singoli particolari, che poco ci dicevano del personaggio e che non coglievano in alcun modo il quadro d’insieme di un sacerdote e della sua comunità in anni difficili, divisivi, ma anche colmi di speranza.
È questo il quadro che ho cercato di ricostruire nella sua interezza e complessità”. Il volume, dunque, intende colmare una lacuna nella storia della Diocesi di Carpi nel corso del Novecento; una storia che è già stata affrontata da alcune opere di sintesi generale – anche pregevoli – ma che avrebbe ancora molte pagine da scrivere, soprattutto per mettere meglio a fuoco l’insieme, attraverso lo studio dei dettagli delle singole comunità e dei loro protagonisti negli anni del fascismo e della Resistenza. “La vicenda di questo parroco – conclude Montella – appare paradigmatica di quella fi gura di ‘prete sociale’ affermatasi all’inizio del Novecento in molti centri della pianura padana; una fi gura che interpretava il suo ruolo non tanto (o non solo) come ‘funzionario di Dio’ e amministratore di sacramenti, quanto piuttosto come protagonista del cambiamento e stimolo per la comunità cristiana a lui affidata sul fronte dei rapporti di lavoro, dell’organizzazione economica e della rappresentanza politica, oltre che dell’assistenza ai bisognosi; una fi gura, se pensiamo all’insegnamento di Papa Francesco, quanto mai attuale”.