Si cresce sempre insieme
Don Carlo Malavasi e la paternità spirituale nel sacerdozio: “ogni passo nella fede è sussulto di gioia”
di Virginia Panzani
Papa Francesco ebbe a dire qualche anno fa, in un incontro con i sacerdoti: “tutti noi, per essere, per diventare pieni, per essere maturi, dobbiamo sentire la gioia della paternità: anche noi celibi. La paternità è dare vita agli altri, dare vita… Per noi, sarà la paternità pastorale, la paternità spirituale: ma è dare vita, diventare padri”. E ancora: “non avere figli, non diventare padre, è come se la vita non arrivasse alla fine: si ferma a metà cammino. E perciò dobbiamo essere padri. Ma è una grazia che il Signore dà. La gente ci dice così: ‘Padre, padre, padre…’. Ci vuole così, padri, con la grazia della paternità pastorale”. Sono affermazioni che, in occasione della festa del papà, abbiamo chiesto di commentare a don Carlo Malavasi, sacerdote dal 29 giugno 1967, canonico penitenziere della Cattedrale, e oggi coadiutore nelle parrocchie di Limidi e Sozzigalli. “Dedico abbastanza tempo al dialogo: ascolto racconti spesso difficili, richieste di consigli, confessioni a volte cariche di sconfitte – afferma -. Come vivo tutto questo? Mi preparo ad accogliere ogni persona ripetendomi le parole di Gesù: ‘l’hai fatto a me’. Non si tratta di vicende di altri ma di vicende mie, l’attenzione è già viva. Ho preso la decisione di terminare ogni incontro con un ‘grazie per la vita’ di cui sono stato fatto partecipe. E c’è un di più – aggiunge -: mi ritrovo non solo ‘coinvolto’ ma anche ‘stupito’ del lavoro di Dio in ciascuno. E lo metto in evidenza: ‘Forse questa situazione viene da Dio che qui ti sta dicendo…’. Provo a rispondere in questo modo all’invito di Papa Francesco a noi sacerdoti di lasciarci coinvolgere nella grazia della paternità”.
Don Carlo, nel suo lungo ministero di pastore, come ha cercato e cerca tuttora di vivere questa “paternità pastorale”, questo mandato così impegnativo che il Signore le ha affidato?
La vita generata da un uomo ed una donna è sempre un miracolo, qualcosa di più grande delle loro azioni. Anche lo sbocciare della fede in una persona è un miracolo. I miracoli non si fanno, si riconoscono con stupore e si accompagnano nel loro crescere. Per me sacerdote, davanti ad ogni nuovo passo nella fede, c’è un sussulto di gioia, proprio come per due genitori che vedono il loro piccolo figlio scoprire la vita. La paternità di un sacerdote sta solo nell’aggiungere qualche goccia d’acqua alla vita che Dio dona e custodisce.
Le è capitato di essere chiamato a consigliare, accompagnare, custodire, qualcuno proprio come avrebbe fatto un papà con i figli e le figlie? Si sente di ricordare una o più di queste persone?
Il grazie ritorna spesso, è la logica del Vangelo: “date e vi sarà dato, una misura traboccante”. Capita di frequente che le persone vengano a raccontare la gioia di situazioni risolte, di passi compiuti, e di impegno per il futuro. Qualcuno dice la parola “padre” non più come la si usa di solito: adesso è una parola d’affetto, di gratitudine. La paternità, comunque, è solo di Dio. Un episodio? Una ragazza abbandonata ancora adolescente dal papà, e poi accompagnata per anni nella gioiosa scoperta di Dio Amore, si è presentata un giorno in parrocchia con il fidanzato e, guardandomi, gli ha detto: ti presento mio padre!
Anche un padre cresce insieme ai propri figli e può imparare da loro. C’è qualcosa che nel suo ministero di “paternità pastorale”, a contatto con le persone che ha incontrato, l’ha aiutata a crescere dal punto di vista spirituale e umano? Qualcosa che ha imparato dai suoi “figli”?
Aiuti ricevuti? Tanti. A superare la stanchezza, a vincere lo scoraggiamento, a ricominciare davanti alle mie tante fragilità. Questo stare in mezzo alla gente, semplicemente e alla pari, è un aiuto quotidiano. Quando ascolto storie dolorose vissute con coraggio, o accuse sincere a sé stessi so di ricevere un dono: quanta santità incontro, che mi incoraggia a continuare con più impegno. Sì, in ogni relazione sincera si cresce insieme. Nel cuore di ogni padre, di ogni sacerdote non può mancare la riconoscenza, la benedizione per i propri figli.

Don Carlo Malavasi