Omelia nella Azione Liturgica del Venerdì Santo

Cattedrale ' venerdì 14 aprile 2006 ' ore 19
14-04-2006

‘  Abbiamo ascoltato con stupore, nel silenzio, il drammatico racconto della Passione e morte di un uomo, che non è solo tale, ma è anche il Figlio di Dio che ha preso la nostra carne, è stato mandato da Dio Padre per essere la sua Parola definitiva di amore, di pace, di vita per noi, per segnare la mano tesa di Dio verso di noi. E gli uomini allora non l’hanno riconosciuto, non l’hanno accolto, non l’hanno ascoltato, l’hanno ucciso.

‘  L’hanno ucciso i religiosi , i capi dei sacerdoti, gli Scribi, i Farisei, che dicevano di credere nel Dio unico e vero, ma non sono stati capaci di accogliere Colui che il Dio unico e vero mostrava di sé: il suo Figlio.
‘  L’hanno ucciso gli uomini politici di allora, i capi del popolo , Ponzio Pilato, il re Erode che non hanno avuto l’accortezza, l’attenzione di accogliere Gesù per quello che diceva ed era, ma l’hanno sottovalutato, addirittura deriso.
‘  L’hanno ucciso i militari, abituati a eseguire ordini senza capacità di verificare la bontà di quegli ordini e di proporre una obiezione di coscienza.
‘  L’ha ucciso la gente, il popolo , che cinque giorni prima, lo aveva osannato nella domenica delle Palme, urlando a Ponzio Pilato: ‘Crocifiggilo, Crocifiggilo ‘, e scegliendo al posto suo piuttosto un delinquente e un assassino.
‘  L’abbiamo ucciso noi con i nostri peccati, i nostri egoismi, le nostre pigrizie, le nostre omissioni di carità e di amore, la nostra indifferenza, il nostro individualismo.
‘  Lo continuano uccidere tanti uomini oggi estraniandolo dalla vita politica , dalle scuole e dai luoghi pubblici, ritenendolo un incomodo e un estraneo che nulla ha a che fare con l’uomo, per il quale, fra l’altro lui ha donato la sua vita.
‘  Abbiamo immaginato quel Volto santo del Salvatore , annunciato dalle parole di Pilato: ‘Ecco l’uomo’ quando l’ha presentato alla folla, Volto pieno di sputi, di percosse, di sudore, di sangue, con un capo incoronato di spine, con un corpo cosparso di fitte piaghe lasciate dalla flagellazione.
‘  Tutta la passione e la morte del Signore avviene nell’ora stessa in cui i sacerdoti, nel Tempio, uccidevano gli agnelli per la celebrazione della Pasqua: in quell’ora il Figlio di Dio, Agnello innocente e immacolato, viene sgozzato e ucciso per la ultima, definitiva, perenne pasqua di liberazione e di salvezza.
‘  Tutto era stato preannunciato dai Profeti che avevano preparato la venuta di Gesù . Il Profeta Isaia, nella prima lettura, ha descritto come appariva nella sua mente illuminata dallo Spirito del Signore, il Volto e la presenza del Cristo nella Passione, che, settecento anni dopo, avrebbe sofferto: ‘ Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire’. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui ; per le sue piaghe noi siamo stati guariti (Is 53,2-5).
‘  L’autore della lettera agli Ebrei ci ha ricordato nella seconda lettura che ‘ pure essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono’ ((Eb 5,8-9). Se Lui è motivo e causa di salvezza eterna, ‘Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno’ (Eb 4,16).
‘  Qual è il momento opportuno? Quello della testimonianza e del non avere paura di vivere, mostrarci ed essere cristiani, pronti a prendere sulle nostre spalle la croce: ‘ Chi vuole essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’, come ha fatto don Andrea Santoro, sacerdote della diocesi di Roma, missionario da alcuni anni in Turchia, che è stato assassinato il 5 marzo di questo anno. In una lettera scritta ai suoi amici e collaboratori di Roma quattordici giorni prima di essere ucciso, scrive fra l’altro: ‘Quanti cristiani sono non solo trasformati, ma neppure guardano più la croce? Non colgono più la sapienza, la forza, la vittoria della croce. Si sono convertiti alla spada: nella vita pubblica e in quella privata. Se lo fa un mussulmano in fondo non è strano: segue il suo fondatore. Ma se lo fa un cristiano non segue il proprio Fondatore, anche se porta croci da ogni parte, al collo, in casa e su ogni campanile’.
‘  E’ un richiamo molto forte! Cristo sulla croce ha salvato il mondo , iniziando a perdonare: ‘Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno’. Il perdono è risurrezione, è morte alla vendetta, all’odio, al rancore, è vita nuova. Il perdono non è sforzo umano, ma dono di Dio. Portiamo pure il Crocifisso al collo, mettiamolo in casa, nei luoghi pubblici, baciamolo fra pochi istanti con fede e con amore , ma a quella Croce e a quel bacio, chiediamo al Signore, che corrisponda un nostro serio impegno a essere discepoli veri, sinceri, testimoni come don Andrea Santoro.

 

+ Elio Tinti, Vescovo