Omelia nella notte di Natale
Carpi, Cattedrale 24 dicembre 2005
1. ‘Rallegriamoci tutti nel Signore, perché è nato nel mondo il Salvatore. Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo’ canta l’Antifona d’ingresso di questa solenne Messa della Notte di Natale. E il profeta Isaia nella prima lettura ci ha annunciato 700 anni prima che Gesù Signore nascesse: ‘Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia’ (Is. 9,1-2). ‘Pace, luce, gioia’ sono i doni e i frutti della nascita del Figlio di Dio che si fa uno di noi, prende la nostra carne, assimila la nostra natura umana, entra in piena comunione con ciascun uomo, chiunque sia e comunque pensi e ragioni e scelga.
2. Doni e frutto che nel Vangelo sono partecipati e comunicati dall’angelo ad alcuni pastori che erano nei dintorni di Betlemme e che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. ‘Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di LUCE. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: ‘Non temete, ecco vi annunzio una grande GIOIA, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore’ (Lc 2,8-11). Il segno della nascita del Figlio di Dio è dato non da una reggia né da una casa di principi o di ricchi borghesi, ma da una mangiatoia, ‘perché non c’era posto per loro nell’albergo’ (Lc. 2,7).
3. E alla Luce e alla Gioia recate e annunciate dall’angelo si accompagna una moltitudine dell’esercito celeste di angeli che lodava Dio e diceva: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e PACE in terra agli uomini che egli ama’ (Lc. 2,13-14). Luce, Gioia e Pace: doni e frutti necessari e indispensabili ad ogni uomo, a tutta l’umanità, oggi come in ogni tempo. Luce, Gioia, Pace, che erano scomparsi con il peccato originale di Adamo ed Eva e che ci vengono ridonati da Dio nel suo Figlio, nato come uomo per noi.
4. E’ lui il Festeggiato che siamo invitati a guardare, a contemplare, ad ammirare, a seguire questa notte e ogni giorno, innamorandocene, per godere e possedere Lui che è la vera luce, che dà senso e valore e significato al nostro pellegrinare sulla terra, la vera luce che ci fa cogliere da dove veniamo e dove siamo diretti, che ci convince che non siamo in balia di un destino cieco o di un fato crudele, ma siamo posati nelle mani di un Dio, Padre, ricco di tenerezza e di amore.
5. Innamorarci di Cristo che è la vera gioia, che ci assicura la felicità trasformandoci da persone spesso egoiste, indifferenti, qualunquiste in figli di Dio Padre e fratelli gli uni degli altri, capaci di amore, di perdono, di solidarietà, di condivisione, ricordando che c’è più gioia nel donare che nel ricevere.
6. Innamorarci di Cristo che è la vera Pace, che porta la pace fra cielo e terra, fra Dio e l’umanità, morendo sulla croce e condividendo la morte di tante persone uccise dalla forma di violenza, dall’odio, dalla persecuzione e risorgendo per una vita di Pace. Quel bambino che nasce, nasce per essere ucciso, per morire, per risorgere, per vincere la morte e per annunciare nel giorno di Pasqua agli Apostoli e a noi ‘Pace a voi’. Pace che si realizza in noi trasformando e purificando il nostro cuore, la nostra mente, la nostra vita, anche mediante una buona ed efficace confessione. Altrimenti la pace rischia di rimanere una parola vuota e illusoria e il Natale una piccola ed emotiva parentesi della nostra vita.
7. Abbiamo tutti bisogno di un cambiamento del cuore, della mente, della vita. Tutti, in qualche misura, afferma il S.Padre Benedetto XVI, ‘subiamo una sorta di inquinamento commerciale, in questa nostra odierna società di consumi, che rischia di alterare l’autentico spirito del Natale, caratterizzato dal silenzio, dal raccoglimento, dalla sobrietà, da una gioia non esteriore ma intima’ (Discorso dell’Angelus del 10/12/05).
E’ un invito molto energico a non ascoltare le sirene del consumismo, a non lasciarci smarrire davanti al dilagare della disonestà, dell’avidità del denaro, dell’imbroglio, dell’ingiustizia, dell’indifferenza di fronte ad ogni legge, ma ad aprire la casa del nostro cuore e lasciare che il Signore ci doni il coraggio di essere persone oneste, capaci di perdono, pronti a resistere alla tentazione del possesso, persone che sanno accogliere e persone che sono pronte a donarsi per il bene comune e specie per il bene dei più poveri.
8. E’ interessante notare come l’Angelo non sia apparso ai grandi e ai potenti del mondo, ai capi e ai principi della religione giudaica o all’imperatore romano, o al re Erode, come la nostra mentalità mondana supporrebbe, ma è apparso a persone semplici, umili, povere, ad alcuni pastori, gente schietta, gente sincera e onesta, persone capaci di trasparenza e di umanità. Sono queste le condizioni per vivere un Natale vero e autentico, ricco di luce, di gioia, di pace, di verità e di pulizia del cuore. Diversamente è illusione e tradimento del Natale.
Il Natale vissuto soltanto nei suoi aspetti esteriori e nelle molte parole, auguri, auspici, esortazioni che circondano questo giorno non risolverà nessuno dei problemi che assillano l’umanità, e che in parte conosciamo, ed i tanti problemi che assillano singole persone e che nessuno, spesso, se non i diretti interessati, conoscono.
9. Cosa si attende il mondo dalla festa di Natale? Che capacità di incidere nelle vicende del mondo attribuiamo noi a questo giorno? Secondo i mezzi di informazione, l’effetto tangibile di questo giorno sembra limitarsi al mondo dell’economia; problema certamente serio, ma non direttamente inerente al significato profondo del Natale. I mass media ci informano a quanto ammonta la spesa per regali, per pranzi, per vacanze. Nulla si dice di quello che dalla voce dell’Angelo fu annunciato come il programma della nascita del Signore: ‘Gloria a Dio’ pace in terra agli uomini che egli ama”.
10. Come cristiani, per non svuotare questo giorno, dobbiamo chiederci quanto il Natale cambia dentro di noi, nella nostra vita. Le feste sono autentiche e non svuotate nel loro significato se ci rendono partecipi all’amore di Dio, che cambia i nostri cuori, i nostri atteggiamenti se permettiamo a Cristo di continuare a nascere in ogni Messa domenicale partecipata con amore e fedelmente.
Se così fosse per quanti oggi fanno festa o anche per quanti siamo a Messa, sorgerebbe una comunità di veri cristiani, e dalla loro testimonianza, deriverebbe una forza capace di modificare il mondo in cui viviamo il donare a tutti gli uomini i doni e i frutti del Natale: la luce, cioè il senso cristiano della nostra vita, la gioia, la pace vera.
E’ questo il mio augurio per ciascuno di noi e per la nostra città e diocesi di Carpi.
+ Elio Tinti, Vescovo