Durante il periodo delle festività natalizie la comunità di Sant’Antonio in Mercadello si preparerà ad accogliere una nuova famiglia: si tratta di Luca e Gabriella Luccitelli che, con le loro tre figlie, si inseriranno in parrocchia abitando negli spazi della canonica prima occupati dal parroco. “Non si tratta – spiega immediatamente l’amministratore parrocchiale don Luca Baraldi – di una sorta di sostituzione del sacerdote”. Già da diversi anni la realtà di Sant’Antonio era stata oggetto di riflessione per le specificità di cui è portatrice; il recente terremoto ha poi acutizzato alcune criticità: un territorio piuttosto isolato che ospita meno di mille abitanti e una percentuale altissima di stranieri, molti anziani non autonomi, soli, in difficoltà e un numero importante di persone con varie forme di handicap. Dal canto suo la parrocchia non riesce sempre a svolgere le attività ordinarie – la catechesi, l’animazione liturgica, le opere di carità, le proposte culturali e associative – perché non sono molte le persone impegnate nella pastorale. Difficile l’integrazione di tutto questo, osserva don Baraldi: “Sant’Antonio presenta un quadro complesso con eterogeneità non ben amalgamate, che già da alcuni anni ci richiamava alla necessità di una riflessione approfondita sull’impostazione della parrocchia, su quale potesse essere una forma significativa per continuare ad annunciare il Vangelo su quel territorio, anche nell’ottica di una nuova evangelizzazione”. Insieme al Vescovo la conclusione che un’esperienza fruttuosa potesse essere la presenza di una realtà caritativa importante. Monsignor Francesco Cavina ha sostenuto e incoraggiato questa proposta, insieme al Vicario e a Caritas diocesana.
La richiesta è stata posta nelle mani dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che già nell’immediato post-sisma, con la Casa del clero inagibile, aveva assicurato il sostegno alla nostra Diocesi ospitando don Enrico Malagola. L’associazione è inoltre presente a Carpi con un proprio ufficio presso la Casa del Volontariato, ma soprattutto attraverso l’impegno di alcune famiglie che partecipano alla vita pastorale diocesana e con una casa famiglia aperta di recente a Mirandola. “Questa grande disponibilità – chiarisce don Baraldi – ha dato il via all’idea di dare forma, nella canonica parrocchiale, a una casa aperta all’accoglienza, alle povertà e ai disagi attraverso la presenza di una famiglia. Che non sostituisce la parrocchia, la quale anzi rimane nelle sue attività pastorali e ricreative. Questa ‘famiglia aperta’ – precisa il sacerdote – si aggiunge e si integra in un vissuto parrocchiale come segno di una presenza della Chiesa di Carpi su questo territorio, nel tentativo di portare speranza e comunione”.
La famiglia rimarrà in parrocchia, con un contratto in comodato d’uso gratuito, per il tempo di un anno, al termine del quale si faranno le opportune verifiche e riflessioni. “La comunità di Sant’Antonio ha mostrato apertura e disponibilità nei confronti di quella che è da leggere innanzi tutto una opportunità per il territorio. Cosa diventerà questa esperienza lo si comprenderà vivendola; a tutti è certamente richiesto di allargare il cuore – conclude don Luca Baraldi – in un supplemento di preghiera e di accoglienza reciproca”.