Dall’editoriale di NOTIZIE n. 28 del 23 luglio 2017
La fede in vacanza…
Con questo numero salutiamo i nostri lettori e amici per la pausa estiva. Guardando qua e là le nostre assemblee domenicali, per la verità si ha l’impressione che le ferie siano iniziate da un po’, dimenticando che la fede, la nostra fede, non va e non può andare in “vacanza”. Si dice fede. E si pensa immediatamente a una serie di verità da credere, a un complesso quanto mai interminabile catalogo di dottrine da sottoscrivere. Invece si dovrebbe pensare, immediatamente, ad una Persona. Credente, è essenzialmente, colui che si lega, aderisce, sceglie un Altro, su cui fa affidamento. Fede, così, richiama l’idea di sicurezza, solidità, qualcosa che tiene. Ma si tratta anche di una realtà in movimento, dinamica. Viene stabilito un legame con Dio, non semplicemente per stare al “sicuro”, essere protetti, ma per “farsi portare”, lasciarsi guidare in periodo di ferie o no. Ci si affida a Qualcuno in vista di un cammino. Il guaio è che chiamiamo fede tutto, meno ciò che è fede; il guaio è che crediamo di credere. Il guaio è che per molti la fede viene considerata un capitale da custodire, un bene da amministrare, un tesoro da godere in santa pace, senza troppe complicazioni e possibilmente in “solitaria”. Ora, una fede di tipo “patrimonio” può andare bene al massimo in condizioni normali di stabilità. Ma quando si è presi nel mezzo di una realtà “mutevole” come la nostra, in situazioni che evolvono rapidamente e pongono problemi drammatici e inediti, allora questa fede è come una moneta fuori corso. La fede non è possesso. É una situazione da vivere, faticosamente, giorno per giorno. É un cammino, sempre diverso, da inventare. Teniamo poi presente che il punto debole della nostra fede, che ci porta ad essere incostanti, a suddividerla in pezzettini a seconda che ci si trovi in vacanza o no, è la pretesa che essa, se ben organizzata, ci spalanchi davanti un cammino “privilegiato”, esente da guai. No. La fede non ci spalanca un cammino di facilità. Non ci fa camminare, come privilegiati o prescelti, in una luminosa galleria con l’aria condizionata, al riparo dalle tempeste che si abbattono sui comuni mortali. La fede, semplicemente, ci permette di camminare al buio, aggrediti dai normali elementi ostili, in mezzo alle difficoltà di tutti i giorni, alle prese con i problemi comuni, con l’unica sicurezza e certezza di una Presenza, di una mano che ci afferra, non per sottrarci alle intemperie, e agli scossoni, ma solo quando abbiamo superato la bufera. La fede non ci dispensa dal duro mestiere di uomini, non è una scappatoia dalle responsabilità della vita. La fede come rischio, perché di questo parliamo, si sforza di tenere dietro un Dio “diverso”, “nuovo”, sempre più in là, che si addentra ostinatamente in territori che non ci sono familiari. Più che pretendere di conoscere in partenza la strada, quasi si trattasse di un percorso segnalato dagli innumerevoli navigatori satellitari, la fede si preoccupa di non perdere i contatti col Compagno di viaggio. E’ certamente una fede difficile, che a tratti brilla e a tratti si eclissa, che molto sovente tormenta e raramente consola. Ma è fede “operante”, quella che, trasformando radicalmente l’uomo, da nuova forma al mondo, al nostro mondo. E allora in montagna lungo un cammino in salita, o “spaparanzati” in riva al mare adoperiamoci a scoprirla questa fede, convinti che quando uno crede di aver trovato una fede facile, comoda, ha perso la fede. Buone Vacanze!