Con l’ospitalità delle Sorelle Clarisse, domenica 21 gennaio alle 16.30, presso la chiesa di Santa Chiara a Carpi, si tiene l’incontro di preghiera a cura del Segretariato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali. Il Vescovo Monsignor Francesco Cavina porterà il suo saluto. La veglia sarà condotta da don Roberto Vecchi, parroco di Fossoli, in rappresentanza della Diocesi di Carpi. Interverranno padre Ioan Feier della Chiesa cattolica rumena di rito orientale (Mirandola) e padre Giacomo Casolari della Chiesa evangelica della Riconciliazione (Bologna).
Quante cose imparare gli uni dagli altri!
Occorre ammettere, purtroppo, che, in un pianeta ormai largamente multireligioso, il vasto popolo cristiano – oltre due miliardi di persone sparse in ogni continente – sia frammentato e incapace di operare insieme, salvo benvenute eccezioni, e ciò sembra ormai un dato di fatto che non fa problema. In ogni caso non sgomenta, come forse dovrebbe, che tali divisioni rappresentino una contro-testimonianza di proporzioni colossali, fi no a rischiare di scoraggiare, comprensibilmente, chi intenda avvicinarsi al messaggio evangelico, salvo doversi chiedere: quale vangelo? Quale tradizione cristiana? E quale chiesa? Interrogativi di enorme portata, certo complessi, eppure ineludibili; richiederebbero un po’ più di una risposta standard quale quella che in genere proviene, dalla celebrazione di eventi annuali quali la (benemerita, sia chiaro) Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (Spuc) che tradizionalmente si tiene dal 18 al 25 gennaio. La quale fu avviata dal reverendo episcopaliano Paul Wattson a Graymoor (New York) nel 1908 come Ottavario per l’unità della Chiesa, con un significato decisamente simbolico: apertura con la memoria della cattedra di san Pietro e chiusura con quella della (cosiddetta) conversione di San Paolo. Sia chiaro, a scanso di equivoci: che la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci sia, che si tenga con la presenza spesso determinante delle diocesi e delle chiese locali, è un fatto positivo che nessuno potrebbe sognarsi di sottovalutare. Permane però la sensazione, in chi da molti anni vi partecipa convintamente, di un’occasione non sfruttata appieno: soprattutto quando, e capita spesso, a essa non segue un cammino congruente durante il resto dell’anno, con un’attenzione non solo episodica alle dinamiche ecumeniche (per fare solo un esempio, si pensi alla totale – o quasi – ignoranza di un rilevante documento che ha ormai più di dieci anni, quella Carta Ecumenica sottoscritta da tutte le chiese europee a Strasburgo nel 2001).
“Potente è la tua mano, Signore” (Es.16,6)
Non è secondario domandarsi, accingendosi a prendere parte all’imminente Settimana, quale unità sia quella per cui preghiamo, quando ci riferiamo all’ecumenismo. Si tratta di un’unità che, innanzitutto, non è contro qualcuno, e che non deve significare uniformità, bensì un’unità plurale in cui le chiese, da vere sorelle, si riconoscono e si pongono al servizio l’una dell’altra. Certo, è indubbio che oggi il cammino ecumenico, dopo la stagione rigogliosa vissuta attorno al Vaticano II, appaia in crisi, talvolta in panne, talaltra ridotto a un dialogo di buone forme e non di sostanza. É tuttavia altrettanto innegabile che in diversi campi -da quelli scientifici di chi studia la Bibbia sempre più a una voce con quelli che erano i fratelli separati a chi sperimenta l’accoglienza allo straniero o il dialogo interreligioso senza chiedere carte d’identità a quanti operano al suo fianco-l’ecumenismo è sempre più sentito come la normalità dell’essere cristiano, al di là e nonostante i reciproci pregiudizi e le annose chiusure storiche. In questa direzione si pone papa Francesco quando, nella recente esortazione Evangelii gaudium, scrive fra l’altro: “Se realmente crediamo nella libera e generosa azione dello Spirito, quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri! Non si tratta solamente di ricevere informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi” (n.246).
Brunetta Salvarani
Responsabile dell’Ufficio per l’Ecumenismo
e il Dialogo della Diocesi di Carpi