Iniziativa in San Bernardino da Siena
Questo il programma definitivo della Giornata di preghiera in San Bernardino da Siena a Carpi, prevista per venerdì 23 febbraio, a cui hanno aderito le parrocchie di Cattedrale, San Francesco, San Nicolò, Quartirolo, Corpus Domini, Sant’Agata Cibeno, San Bernardino Realino, e Gargallo. Alle 9.45, esposizione del Santissimo Sacramento. Contemporaneamente saranno disponibili per le confessioni: don Fabio Barbieri, ore 10-11; don Alberto Bigarelli, ore 11-12; don Carlo Malavasi, ore 12-13; don Massimo Dotti, ore 13-14; don Carlo Bellini, ore 15-16; Missionari Servi dei Poveri, ore 16-17. Alle 17.30, testimonianza di padre Ippolito sulla situazione nella Repubblica Democratica del Congo. Alle 18, Santa Messa per la pace.
Altre parrocchie
Presso la parrocchia di San Giuseppe Artigiano, alle 19, Via Crucis nel parco di via Genova, e a seguire veglia di preghiera in chiesa animata dai giovani della parrocchia.
A Mirandola, nella sala della comunità in via Posta, alle 21, l’ora parrocchiale di adorazione eucaristica dell’ultimo venerdì del mese sarà dedicata alle intenzioni di preghiera per la pace.
A Limidi, alle 18.45 ci sarà la recita del Rosario, seguita alle 19.15 dalla preghiera dei Vespri e alle 19.30 dalla Santa Messa. Alle 20.30, Via Crucis animata dai volontari del gruppo Caritas parrocchiale.
A Rolo, nella Santa Messa delle 8.30 e durante la Via Crucis alle 20.45, le intenzioni di preghiera saranno dedicate alla Giornata per la pace.
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Uniti per chiedere il dono della pace
Il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) parteciperà alla Giornata di preghiera e digiuno per il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo indetta per il 23 febbraio da Papa Francesco in risposta alle continue tensioni e violenze socio-politiche nelle due nazioni. Lo ha annunciato lo scorso 16 febbraio il segretario generale dell’organismo ecumenico, il pastore Olav Fykse Tveit, alla cerimonia organizzata a Ginevra per ricordare il 70° anniversario della fondazione del Wcc, dove è intervenuto con una lectio l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. In un comunicato, il Wcc ricorda che nella Repubblica Democratica del Congo, 4,3 milioni di persone sono sfollate e che quest’anno 13,1 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria. Nel Sud Sudan, durante gli ultimi quattro anni di conflitto, 2 milioni di persone sono fuggite dalla nazione e circa 1,9 milioni di persone sono sfollate internamente. Altri 7 milioni di persone all’interno del Paese – quasi i due terzi della popolazione – hanno bisogno di assistenza umanitaria. Il pastore Olav Fykse Tveit ha inviato una lettera alle Chiese membro del Wcc, ribadendo come siano soprattutto i bambini, i giovani e le donne ad essere tra le persone più colpite dalle crisi. “Milioni di donne e ragazze sono esposte a violenze di ogni genere in queste aree colpite dalla crisi”. Era stato il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, a scrivere una lettera al segretario generale del Wcc per fargli sapere che era desiderio di Papa Francesco chiedere ai cristiani di tutte le Chiese e ai fedeli delle altre tradizioni religiose e a tutte le persone di buona volontà, di aderire a questa iniziativa nelle forme che ritengono appropriate. “La preghiera di tutti i cristiani quel giorno per il dono della pace – ha scritto il cardinale – sarebbe un autentico segno di solidarietà e vicinanza a coloro che soffrono in queste nazioni e soprattutto ai molti cristiani di diverse Chiese che vivono lì, e inoltre sarebbe un passo concreto nella testimonianza condivisa del Vangelo della pace, di cui il mondo ha tanto bisogno”.
La guerra dimenticata in Sud Sudan Oltre che per la Repubblica Democratica del Congo, Papa Francesco ha chiesto di pregare il 23 febbraio per il Sud Sudan. Si tratta dello Stato più giovane al mondo: nel 2011, dopo oltre vent’anni di guerriglia e un referendum, le popolazioni del Sudan meridionale ottennero l’indipendenza. Fu subito chiaro che il processo di pace non sarebbe stato facile in questa terra, dove convivono più di sessanta etnie e ci sono da sempre grandi interessi intorno alle risorse del sottosuolo, come il petrolio. Dal 2013 le tensioni interne sono sfociate in una guerra civile tra le truppe del presidente Salva Kiir e quelle dell’ex vicepresidente Riek Machar. Nell’agosto 2015 si è siglato un accordo di pace mai rispettato. L’ultimo tentativo lo scorso 22 dicembre ad Addis Abeba, in Etiopia, quando le parti si sono impegnate a rilanciare il precedente accordo di pace firmando un’intesa per il “cessate il fuoco”, purtroppo ancora senza esito. Il paese si trova in una delle regioni, l’Africa dell’est, più colpite da una perdurante crisi ambientale. La combinazione di instabilità, guerra, siccità e una grave crisi economica, ha provocato una disperata mancanza di cibo, violenze diff use e un massiccio esodo. I Vescovi cattolici hanno alzato la voce, denunciando gli abusi che la popolazione continua a subire anche quando trovano rifugio in chiese o campi per sfollati delle Nazioni Unite. In una lettera pastorale hanno definito “crimine di guerra” ogni tipo di violenza, omicidio, tortura e stupro di civili, preoccupandosi fortemente per la totale mancanza di rispetto per la vita umana. La Conferenza Episcopale e la Caritas del Sud Sudan insieme a tutta la rete internazionale delle Caritas nel mondo sono impegnate sul campo per portare assistenza spirituale e materiale alla popolazione.
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La speranza ci dice che il male non vincerà
Per volontà di Papa Francesco, la Giornata del prossimo 23 febbraio, primo venerdì di Quaresima, sarà dedicata alla preghiera e al digiuno per la pace, ricordando in particolare la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan. Alcune parrocchie di Carpi – Cattedrale, San Francesco, San Nicolò, Quartirolo, Corpus Domini, Sant’Agata Cibeno, San Bernardino Realino e Gargallo – hanno deciso di unirsi per un’iniziativa congiunta che si terrà nella chiesa di San Bernardino da Siena. Oltre all’adorazione eucaristica durante tutta la giornata, alle 18, i Missionari Servi dei Poveri porteranno la loro testimonianza sulla drammatica situazione in cui versa la Repubblica Democratica del Congo. Altre iniziative sono in via di organizzazione nelle parrocchie. Nella Diocesi di Carpi sono attualmente presenti otto sacerdoti e un seminarista originari della Repubblica Democratica del Congo. Già nello scorso Ottobre Missionario, si era voluto richiamare l’attenzione sulla “guerra dimenticata” nel vasto Paese africano, con la testimonianza alla Veglia missionaria diocesana di monsignor Félicien Mwanama Galumbulula, vescovo della Diocesi di Luiza.
“Quella del Papa è l’unica voce carismatica che si alza per ricordare la tragedia che sta vivendo il mio Paese”. Lo afferma con forza don Jean Marie Vianney Munyaruyenzi, amministratore parrocchiale di Rolo, che non esita a denunciare le gravi responsabilità del presidente della repubblica, Joseph Kabila. “Invece di fare il bene del suo popolo, come richiederebbe l’incarico che ricopre, ha ridotto il Paese nella miseria, rubando, con la complicità delle multinazionali, le immense ricchezze naturali, lo ha reso schiavo, lo ha aggredito. E’ qualcosa di inaccettabile”. Ecco allora che, racconta don Vianney, “quando ho sentito l’appello di Papa Francesco per la Repubblica Democratica del Congo nell’Angelus a Lima lo scorso 21 gennaio, mi sono commosso… al pensiero che il Santo Padre era in Perù ma pensava anche a noi in quei terribili giorni. Attraverso di lui ho sentito veramente che quando soffre una delle membra della Chiesa allora tutto il corpo soffre”. Una Chiesa viva e attiva, quella congolese, sottolinea don Vianney, “presente in tutto il Paese, in 47 diocesi, con attività di evangelizzazione, scuole, ospedali, svolgendo un’opera di educazione, assistenza e promozione umana fondamentale. E’ punto di riferimento per la popolazione. E che si spari contro persone disarmate, che hanno in mano la Bibbia, ci fa capire purtroppo, in un certo sen- so, quanto sia temuta la forza della Parola di Dio”. Di vera e propria persecuzione contro la Chiesa parla padre Ippolito Tshibuabua Kabiena Kuluila dei Missionari Servi dei Poveri, amministratore parrocchiale di San Francesco a Carpi. “Sono successi fatti gravissimi nella repressione delle recenti manifestazioni organizzate da gruppi di laici cattolici – afferma -. Morti, feriti, persone arrestate, e profanazione delle chiese da parte dei militari, che hanno sparato durante la messa. Alcuni sacerdoti sono stati costretti a togliersi i vestiti come forma di umiliazione. Come se non bastasse, contro il cardinale di Kinshasa, monsignor Monsengwo, si sta portando avanti una campagna di diffamazione, e così anche contro il nunzio apostolico. La Chiesa – sottolinea – ha sempre cercato di dialogare con il presidente ma lui ci ha portati al tracollo”. Tutto nel disinteresse colpevole della comunità internazionale, se si escludono “il Papa – osserva padre Ippolito -, Radio Okapi, l’emittente d’informazione indipendente legata all’Onu, che ci permette di sapere cosa succede, e negli ultimi tempi i caschi blu, che cercano di interporsi tra i civili disarmati e la polizia”. Da decenni vittima di una guerra che si è trasformata in genocidio, il popolo congolese si trova ad andare avanti, per padre Ippolito, come in uno stato di agonia. “E’ fondamentale continuare a sensibilizzare e ad informare perché più persone sanno più persone possono essere coinvolte e iniziare a fare qualcosa. Prima erano tutti silenziosi, le stesse organizzazioni non governative non parlavano, adesso hanno iniziato a denunciare… qualcosa si sta muovendo. Ma soprattutto – conclude padre Ippolito – noi continuiamo a confidare nel Signore: la speranza cristiana ci dice infatti che il male non vincerà in eterno”.
Padre Sebastiano Giso Rientrato da poco a San Martino Carano, per succedere a padre Emmanuel Mukenge alla guida della parrocchia, padre Sebastiano Giso è originario dell’Ituri, provincia nel nord est della Repubblica Democratica del Congo in cui, spiega, “sono arrivati decine di migliaia di rifugiati dal confinante Sud Sudan. Si tratta di una grave emergenza umanitaria… possiamo dire che purtroppo siamo uniti con loro in questo dramma”. Il pensiero di padre Sebastiano va dunque alla moltitudine di persone che vivono ogni giorno sulla loro pelle “una guerra che non finisce mai. Il ricordo nella preghiera va in particolare ai nostri confratelli delle diverse case dei Missionari Servi dei Poveri nel Paese e naturalmente ai nostri cari”.
Don Alessandro Nondo Minga “Sono tornato l’anno scorso nel mio Paese – racconta don Alessandro Nondo Minga, amministratore parrocchiale di San Giacomo Roncole – e non ho potuto incontrare mio papà perché, a causa dei disordini e dei miliziani lungo le strade, era troppo pericoloso raggiungerlo né lui poteva venire da me. Il nostro unico conforto ci viene dal Papa. Uniamo perciò la nostra preghiera alla sua… certo il dolore e la preoccupazione ci sono, ma sappiamo di essere sostenuti dal Signore attraverso la preghiera di tanti fratelli. E’ questo che ci aiuta a stare in piedi e che ci dona la forza per guardare avanti”.