Dove splende la luce della fede

In Madagascar l’inaugurazione di una nuova struttura per malati psichici dell’ospedale

Abbiamo fatto visita a Luciano Lanzoni e a suor Elisabetta Calzolari percorrendo la parte centrale e sud orientale del Madagascar.
Dalla grande città di Antananarivo, la capitale, alla missione di Analavoka, raggiungibile, dalla città più vicina, solo dopo quattro ore di pulmino, di cui due su pista. Subito il Madagascar ti viene incontro con i suoi odori e con la sua gente, soprattutto bambini. E con la sua povertà. Una povertà che ti circonda, ti assedia, ti tocca interiormente, ti ‘soffoca’ come la polvere rossa che respiri ovunque.
 
La delegazione
della Diocesi di Carpi

Viaggiamo insieme, siamo nove persone. Oltre a me e a Magda, a rappresentare il Centro Missionario, altre sette persone della parrocchia di Quartirolo hanno chiesto di partecipare a questa visita alle missioni.
Siamo spesso accolti e salutati, a volte anche in modo molto ufficiale e solenne, come ‘la delegazione della Chiesa di Carpi’ e questo dà a tutti la consapevolezza di essere lì a nome di una Chiesa, la nostra diocesi di Carpi, che in questi anni si è data da fare parecchio per contribuire a realizzare in Madagascar chiese, ospedali, scuole, adozioni a distanza…
Mentre sedevamo sul palco accanto al Ministro della Sanità del Madagascar, al Vescovo di Ambositra, al Sindaco e alle autorità militari  per l’inaugurazione del padiglione per malati psichici dell’ospedale, il pensiero andava alle nostre parrocchie, ai nostri gruppi, alle famiglie, ai tanti donatori, spesso anonimi, che eravamo lì a rappresentare (anche con un po’ di orgoglio).
A tutti abbiamo portato il saluto del nostro Vescovo. Da tutti abbiamo ricevuto la richiesta di ringraziare ogni singolo donatore.
Il momento del silenzio
Le nove persone formano una compagnia allegra. Spesso le parole, le battute, gli scherzi riempiono il lungo tempo passato in pulmino.
Altre volte il silenzio si impone, le parole non vengono, un nodo attanaglia la gola di alcuni, e non è solo per la polvere rossa che respiriamo. È il silenzio imposto dallo sconcerto davanti alle evidenti disuguaglianze tra le persone che abitano la Terra; oppure è il silenzio dovuto allo stupore per l’opera che i missionari compiono in condizioni spesso difficili. E’ un silenzio che aiuta la riflessione e accompagna i pensieri che si agitano nella mente.
Missionari
testimoni luminosi
Le persone che abbiamo incontrato sono figure luminose. Quelle dei missionari, soprattutto Luciano e suor Elisabetta, ma anche i missionari della chiesa reggiana e gli altri che abbiamo conosciuto.
Poi sacerdoti, suore, operatori, volontari malgasci accanto e a servizio della loro gente. Missionari accanto agli ultimi e ai piccoli, in obbedienza al Vangelo del Signore. Gli ultimi sono i ‘preferiti’ di Luciano: disabili, malati psichici, lebbrosi, ex carcerati…
Ai piccoli, anche in senso anagrafico, si dedicano suor Elisabetta e le sue consorelle con un’opera di scolarizzazione e di nutrizione nei villaggi più difficili da raggiungere. Bambini, malati di mente, disabili… poveri nella loro umanità, preziosi nella loro persona. E che siano preziosi lo si coglie da come sono curati nelle Case della Carità e come sono al centro dell’attenzione e della vita dei missionari.
Parola ed Eucaristia
Ci accompagna quotidianamente la preghiera comunitaria delle Lodi e del Rosario e l’Eucaristia che celebriamo ad ogni tappa insieme alle suore che incontriamo di volta in volta (e il ritrovare ogni sera un Tabernacolo ti fa sentire comunque a casa).
La parola del Signore, soprattutto il Discorso della Montagna, che la liturgia ci fa ascoltare in quei giorni, ci pare arrivare diritta e puntuale ad illuminare l’esperienza che stiamo facendo:
‘Dio ama chi dona con gioia’; ‘Chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà’; ‘Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra’; ‘Dacci oggi il nostro pane quotidiano’; ‘Non accumulate tesori sulla terra’; ‘Cercate prima il regno di Dio’…
La Parola illumina e spiega la vita e tutto ciò che di volta in volta vediamo. E la realtà che viviamo ci fa capire la Parola con una profondità maggiore. E ci colpisce soprattutto la Parola vissuta e incarnata nella vita dei missionari: non parole vuote ma fatti e azioni pieni di Vangelo.
L’esperienza vissuta ha superato, come spesso accade, le attese. A volte le ha decisamente capovolte. Resta il desiderio di fare di più perché troppo forte è stato l’impatto con la povertà e troppo bello l’esempio ricevuto dai missionari.