A dieci anni dal sisma in Emilia, il 26 giugno 2022 la Diocesi di Carpi ha celebrato il decennale della visita di Benedetto XVI a Rovereto sulla Secchia. Nella liturgia, presieduta da monsignor Francesco Cavina, si è ricordata con commozione la paterna vicinanza del Pontefice a tutte le comunità colpite dal terremoto
Rovereto sulla Secchia, 26 giugno 2012
Rovereto sulla Secchia, 26 giugno 2022
Rimane viva nella memoria collettiva, con sentimenti di profonda gratitudine, la visita di Papa Benedetto XVI a Rovereto sulla Secchia il 26 giugno 2012, compiuta per esprimere la propria paterna vicinanza alla popolazione colpita dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio. Si scelse Rovereto, frazione di Novi di Modena, come luogo simbolo del cratere del terremoto, per la morte del parroco, don Ivan Martini, avvenuta il 29 maggio a seguito della forte scossa delle ore 9.03, che causò il crollo della chiesa dove il sacerdote si trovava per una ricognizione insieme ai vigili del fuoco. Qui sul sagrato, davanti ai ruderi, nel silenzio irreale di un paese evacuato dai suoi abitanti, il Pontefice sostò in commosso raccoglimento in suffragio del parroco e di tutte le vittime del sisma.
E’ così che domenica 26 giugno 2022, nell’ambito delle commemorazioni per il decennale del terremoto in Emilia, la Diocesi di Carpi, insieme alla comunità di Rovereto e Sant’Antonio in Mercadello e alle autorità civili, ha voluto ricordare il decennale della venuta di Papa Benedetto con una Messa presso il parco “Cav. Franco Ferrari”, situato dirimpetto al cimitero in cui è sepolto don Ivan. La liturgia è stata presieduta dal vescovo Francesco Cavina, che accolse il Santo Padre e lo accompagnò nel corso della visita, e concelebrata dal vicario generale della diocesi, monsignor Gildo Manicardi, e dal parroco don Alex Sessayya. Presenti, oltre a numerosi convenuti da diverse parrocchie, le autorità civili, con il sindaco di Novi di Modena, Enrico Diacci, e il suo predecessore, Luisa Turci, e i rappresentanti dell’Associazione Tutti Insieme a Rovereto e Sant’Antonio.
Nell’omelia monsignor Cavina ha richiamato, in particolare, le parole pronunciate da Papa Benedetto dieci anni fa, la preghiera, la vicinanza, la tenerezza verso tutte le comunità colpite dalla violenza del sisma. Ha inoltre ricordato come questa prossimità del Santo Padre sia stata dimostrata non solo con parole toccanti, ma anche con gesti e azioni. In proposito, ha accennato al fondo “Fides et Labor”, il progetto di finanza sociale creato dalla Diocesi di Carpi e tuttora attivo, che ebbe come primo donatore, con 100 mila euro, proprio Papa Ratzinger, dopo la sua visita a Rovereto.
Al termine della celebrazione, con un breve corteo, monsignor Cavina e le autorità si sono recati davanti all’edicola mariana, collocata nel parco Ferrari, sulla quale è stata posta la lapide commemorativa dell’evento del 26 giugno 2012.
Dall’omelia di monsignor Cavina pronunciata il 26 giugno 2022
(…) Ci disse il Papa: “c’è, in tutta la paura e l’angoscia, soprattutto la certezza che Dio è con noi; come il bambino che sa sempre di poter contare sulla mamma e sul papà, perché si sente amato, voluto, qualunque cosa accada. Così siamo noi rispetto a Dio: piccoli, fragili, ma sicuri nelle sue mani, cioè affidati al suo Amore che è solido come una roccia. Questo Amore noi lo vediamo in Cristo Crocifisso, che è il segno al tempo stesso del dolore, della sofferenza, e dell’amore. E’ la rivelazione di Dio Amore, solidale con noi fino all’estrema umiliazione”. Si tratta di parole che allora ci commossero e ci richiamarono a ciò che è essenziale, ma che giungono al nostro cuore anche oggi perché i tempi in cui viviamo non sono certo privi di sofferenza e di complessità e necessitano di speranza e di qualcuno che ci indichi a chi guardare, che ci aiuti a tenere gli occhi puntati verso il cielo.
Vorrei, poi, ricordare l’elogio che ha fatto degli emiliani: “Voi siete gente che tutti gli italiani stimano per la vostra umanità e socievolezza, per la laboriosità unita alla giovialità. Tutto ciò è ora messo a dura prova da questa situazione, ma essa non deve e non può intaccare quello che voi siete come popolo, la vostra storia e la vostra cultura. Rimanete fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno”.
(…) Mi sembra che il senso della Sua visita e le motivazioni che lo hanno spinto a compierla siano da ricercarsi nella confidenza fatta all’inizio del suo discorso: “Fin dai primi giorni del terremoto che vi ha colpito, sono stato sempre vicino a voi con la preghiera e l’interessamento. Ma quando ho visto che la prova era diventata più dura, ho sentito in modo sempre più forte il bisogno di venire di persona in mezzo a voi. E ringrazio il Signore che me lo ha concesso!… Abbraccio con la mente e con il cuore tutti i paesi, tutte le popolazioni che hanno subito danni dal sisma, specialmente le famiglie e le comunità che piangono i defunti. Avrei voluto visitare tutte le comunità per rendermi presente in modo personale e concreto, ma voi sapete bene quanto sarebbe stato difficile. In questo momento, però, vorrei che tutti, in ogni paese, sentiste come il cuore del Papa è vicino al vostro cuore per consolarvi, ma soprattutto per incoraggiarvi e per sostenervi”. Parole che rivelano la grandezza del cuore di un padre che partecipa alle sofferenze dei suoi figli e non vuole lasciarli soli nella prova.
La paternità di Benedetto XVI si è poi concretizzata nella disponibilità a rompere ogni forma di protocollo per offrire al maggior numero di persone la possibilità di accostarlo senza alcuna restrizione. E così non solo esponenti del clero ed autorità, ma anche famiglie con i loro bambini, esponenti della Protezione Civile, volontari, vigili del fuoco, e tante altre persone hanno potuto avvicinarlo senza restrizioni, dimostrando che la sua vicinanza era vera e sincera perché fatta non solo di parole toccanti, ma anche di gesti e di azioni, che continueranno anche dopo la sua visita. Ma questa è un’altra storia! La storia di “Fides et Labor”.